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Ciao a tutti! Mi dicono che nel CIV dal 2020 entrerà l’obbligo dell’airbag nelle tute di pelle dei piloti - per tutti, dalla Premoto3 (con aiuti determinanti alle famiglie dei ragazzi) fino alla Supersport 600 - e che è la prima volta che un provvedimento così avanzato va in vigore nei campionati nazionali. Fino ad ora soltanto le tre classi del mondiale MotoGP e la Rookies Cup prevedevano l’obbligatorietà della protezione ad aria.
Airbag, e poi naturalmente l’abbigliamento tecnico completo, dal casco fino ai guanti e agli stivali, controllato dal regolamento FMI che evidentemente mette la sicurezza al centro delle corse su pista. Brava federazione e bravo presidente Copioli! Dico grazie con il cuore: il nostro è uno sport pericoloso, ho sempre pensato che bisogna averne la consapevolezza e poi agire di conseguenza.
Voi magari credete che sia scontato che per la federazione della moto e per gli organizzatori delle gare sia stato sempre così: sicurezza prima di tutto. E invece no: negli anni Settanta eravamo noi piloti a gridare, a protestare, a chiedere che le piste cambiassero, che si introducessero gli spazi di fuga indispensabili. I gestori dei circuiti facevano orecchie da mercante e la federazione stava dalla parte loro.
Ritrovo in un cassetto dei reperti “moto-archeologici” del 1976. Si tratta di un blocchetto di ricevute, con le matrici dei versamenti fatti da alcuni piloti per l’iscrizione annuale alla nostra prima associazione, l’APIM: diecimila lire versate nel febbraio di quell’anno. Tra i tanti nomi, con il numero 8 leggo quello di Paolo Tordi di Cesena, la matrice numero 7 corrisponde a Ermanno Giuliano di Bologna.
Come se fosse accaduto ieri: l’assemblea a Modena, Dante Ascari presidente, una quarantina di piloti, i grandi nomi purtroppo assenti con l’eccezione del mitico Walter Villa, uno spirito libero. Ero stato nominato consigliere, da giornalista avrei dato spazio alle nostre richieste. C’era entusiasmo anche se erano tempi difficili, si moriva con troppa facilità. Più avanti ci saremmo scontrati con gli statuti, le commissioni tecniche, i motoclub organizzatori, i cavilli burocratici e tutto quell’armamentario che viene messo in campo da chi tiene in mano il potere e non intende mollarlo. Non sto ad annoiarvi, potete immaginarlo. Per le nostre conquiste impiegammo anni.
Ma fa ancora male ricordare che Tordi sarebbe morto al Mugello soltanto tre mesi dopo quella assemblea, il 16 maggio, nella 350 del GP delle Nazioni, dopo Otello Buscherini caduto nella duemmezzo. Al posto delle aree di fuga, pali di legno che sostenevano file di reti: un palliativo ridicolo che avevamo pubblicamente denunciato mesi prima. Fa male ricordare che l’inchiesta della Procura di Roma, dopo una prima udienza, finì in nulla con una strana coincidenza: il presidente dell’ACI Firenze, ente allora proprietario del Mugello, cedette immediatamente la sua carica, non a un ingegnere o a un dottore ma a un alto magistrato, un membro del CSM addirittura… Combinazione, di sicuro. E intanto Paolo, che amava la moto e la montagna proprio come me, non sarebbe tornato più a casa. E Otello, che era un folletto sempre allegro, pure.
Anche Ermanno Giuliano sarebbe scomparso qualche anno dopo, non in pista, ma su strada: lui era pilota ma anche collaudatore della Ducati, e nelle sue mani aveva esordito nel ’71 la prima bicilindrica 500 di Taglioni e Farnè. Dopo due secondi posti alle spalle di Agostini, Giuliano la passò a Parlotti, che vinse a Skofia Loka, in Jugoslavia. Da quella moto sarebbe nata la stirpe delle SBK Ducati, ed Ermanno Giuliano è uno di quei nomi che rimangono nell’ombra anche se hanno fatto la storia. I collaudatori, gente appassionata che non riesce a star ferma.
Forse mi sono spinto un po’ in là, partendo dall’airbag e dalla federazione. Ma la divagazione rende l’idea: si può sempre migliorare, ma teniamola stretta questa federazione che è capace di fare. Anche il presidente Giovanni Copioli, che ha fatto e vinto le sue battaglie.