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La doppietta di Lorenzo Savadori nelle gare del CIV Superbike di Imola ha riacceso i riflettori su uno dei migliori piloti del nostro motociclismo. Ingiustamente dimenticato dalle squadre del mondiale Superbike, nel quale ha militato dal 2016 allo scorso anno, il ventiseienne pilota di Cesena si è dovuto “riciclare” sia nel mondiale MotoE che nel campionato Italiano, nel quale ha potuto rientrare grazie al team Nuova M2 Racing, squadra con la quale aveva vinto la Superstock 1000 FIM Cup nel 2015.
Lorenzo è stato legato per molti anni all’Aprilia con un contratto che inizialmente sembrava potesse portargli grandi benefici, ma che al contrario, quando la Casa di Noale ha deciso di abbandonare completamente il mondiale Superbike, gli si è ritorto contro.
Ritrovatosi senza moto, senza sponsor e con pochi santi in Paradiso, Lorenzo ha fatto di tutto per restare nel mondiale Superbike, ma alla fine non c’è riuscito. Con grinta, umiltà, ma anche con immutata consapevolezza del suo reale valore, ha accettato di rimettersi in gioco e di ripartire da quel campionato italiano che lo aveva lanciato 11 anni fa. Un ritorno al passato, con la speranza di poter iniziare un nuovo percorso che lo riporti in alto. Non è la prima volta che capita, e purtroppo non sarà nemmeno l’ultima, in un motociclismo dove il talento e le capacità dei piloti passano ormai in secondo piano.
A fare la differenza, principalmente, ora è la dote di sponsor e la possibilità di attirare l’attenzione degli stessi e dei media grazie al proprio “peso politico”, dove è molto importante anche la nazionalità. Basti pensare che lo stesso Savadori era in cima alla lista del team Ten Kate che stava rientrando con la Yamaha nel mondiale Superbike....Però... mentre di italiani in SBK ce ne sono già tre, non c’era nemmeno un francese, e sarebbe stato un problema per tutti presentarsi a Magny Cours senza un pilota che potesse accendere l’attenzione del pubblico e delle televisioni francesi. E allora sulla R1 del team olandese sale Loris Baz. Il giovane talento francese non ha niente in più rispetto al nostro Savadori, anzi... e se fosse stato italiano o inglese ben difficilmente avrebbe trovato una sistemazione in Superbike.
Ma in passato ci sono stati casi anche più eclatanti di quello di Savadori. Basti pensare a Max Biaggi, che dopo quattro titoli mondiali in 250 e numerose vittorie ottenute in MotoGP, nel 2006 sembrava giunto al capolinea. Dopo un anno di stop fu Françoise Batta, uno dei manager che hanno fatto la storia del mondiale delle derivate, a richiamare in attività il Corsaro affidandogli la Suzuki del team Alstare Corona Extra, e consentendogli di iniziare una nuova fase della sua carriera, che, come sappiamo, è poi culminata con il doppio titolo mondiale del 2010 e del 2012, proprio con quella RSV4 che finirà poi (storpiata dai regolamenti) nelle mani di Savadori.
E che dire di Niccolò Canepa, che di rinascite ne ha vissute addirittura due? A soli 31 anni il pilota genovese ha già corso in tutti i campionati mondiali (ad eccezione della 125) con una carriera dallo svolgimento che ha dell’incredibile. Dopo essere stato un enfant prodige nei campionati italiani, Canepa vince il titolo della Superstock 1000 nel 2007 a soli 19 anni. Sembra l’inizio di una grande carriera, ma l’anno successivo si ritrova a fare il collaudatore della Ducati MotoGP. Compito per lo meno strano per un pilota così giovane. Un anno da collaudatore e poi il salto nella classe regina del motociclismo, dove però resta un solo anno, perché nel 2010 viene ingaggiato da un team della Moto2. La squadra però chiude i battenti dopo poche gare, e a soli 22 anni Niccolò è senza sponsor e senza squadra, e passa automaticamente nel dimenticatoio. Ma non si perde d’animo, e a smettere non ci pensa nemmeno. Si dimentica di essere stato uno dei più promettenti e ricercati piloti del nostro motociclismo, e decide di riparte da quella classe Stock 1000 che aveva vinto pochi anni prima, dalla gavetta. Un anno in Stock, poi la Superbike e poi ancora la Stock. Un’alternanza che però non lo porta da nessuna parte, ed alla fine del 2015 è di nuovo a piedi.
Questa volta Niccolò pensa di dover davvero attaccare il casco al fatidico chiodo, quando a gennaio inoltrato riceve una telefonata da Christophe Guyot, titolare del team Yamaha GMT94, due volte campione del mondo Endurance. In pochi minuti i due trovano l’accordo, e Niccolò si getta corpo e anima in una categoria affascinante ma per lui completamente sconosciuta. Il resto è storia. Canepa è il primo italiano ad aver vinto un titolo mondiale Endurance e ad aver vinto la mitica gara del Bol d’Or. Ora fa parte dei piloti dell’orbita Yamaha, e oltre a partecipare ancora al mondiale Endurance è collaudatore della R1 e coach del pilota Alex Lowes.