Dakar 2011, 11ª tappa. La Speciale più lunga accorciata di 100km

Dakar 2011, 11ª tappa. La Speciale più lunga accorciata di 100km
Come gestire l’ansia da gran finale? Despres al bivio. Il giorno della “450”. Da Chilecito a San Juan, un trasferimento di 164 km e, inizialmente prevista, una Speciale di 622, con una neutralizzazione centrale di 160 | P. Batini
13 gennaio 2011


L’ultima parte del tracciato è stato molto rovinato dalle piogge, così gli organizzatori hanno deciso di accorciarlo di quasi cento chilometri. Resta una tappa difficile, con una prima parte guidata sui contrafforti della Cordillera della Serra Punilla, ed un finale su fondo sabbioso nella depressione della Salina. Nella seconda parte sarà importante la navigazione. Un giorno in meno, ma niente affatto facile.


Restano tre tappe, con due Prove Speciali più una terza che è più una lotteria finale, breve e veloce come l’anno scorso, fino a Buenos Aires. Poco più di 1.200 chilometri di speciali da disputare prima di andare incontro all’ultima bandiera a scacchi della Dakar 2011. Man mano che i giorni, ed i chilometri diminuiscono si fa più realistico il risultato maturato sino a quel momento ma, allo stesso tempo, aumenta l’intensità dell’ansia per i giorni, ed i chilometri, che restano. Suspense. Il potenziale di rischio legato ad un imprevisto, che resta invariato sino al traguardo finale, aumenta la sua concentrazione. Diventa anche un delicato gioco di nervi, pensare positivo e considerare ogni giorno come un fatto a sé. Facile per chi ha poco da guadagnare o niente da perdere. Helder Rodrigues lo ha dimostrato chiaramente. Quarto in classifica generale, dunque legittimamente orgoglioso del risultato maturato, il portoghese ha vissuto due esperienze disarmanti identiche nelle ultime due tappe. In testa per buona parte della Speciale, ha concluso con due risultati mediocri per due errori di navigazione, uno al giorno. Rodrigues non se la prende, riflette che gli manca ancora un po’ di esperienza “da leader”, quel sapere districarsi autonomamente quando non c’è nessuno davanti ad aprire la pista, e si ripromette di disputare una nuova tappa eccellente.

L’ultimo giorno è stato emblematico: negli ultimi dieci chilometri un sacco di piloti hanno perso moltissimo tempo per ritrovare la pista giusta, persi nella valle di un “rio”. L’emblema della Dakar, sotto questo aspetto, si lega ad un vecchio adagio: mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo abbattuto.
 

Cyril Despres ha due tappe per “fare la differenza”. Non ha scelta. Poiché non può verosimilmente accontentarsi di un piazzamento, dovrà attaccare a fondo per recuperare ogni secondo a disposizione del suo talento, e nello stesso tempo incrociare le dita e sperare in un errore, o in una disgrazia, del suo avversario. Due posizioni antitetiche, e nessuna di queste è confortevole. Marc Coma, infatti, può concedersi di “passeggiare” per l’intera tappa di oggi, di perdere dieci minuti e di rimanere ancora saldamente in testa alla corsa, ma se è più facile sbagliare quando si è sotto pressione, lo si può fare anche se ci si rilassa un attimo di troppo. La partita a scacchi tra i due Campioni è ad una svolta cruciale.

Francisco Lopez ha, invece, capito dove può arrivare, e non tenterà più nessun’altra sortita. Ieri ha perso venti minuti per un’avaria alla sua Aprilia ed ha dovuto finalmente ricorrere all’assistenza del suo “portatore d’acqua” Gerard Farres, che lo aiutato a far ripartire la moto. Da lì fino alla fine della Speciale ha temuto di non riuscire ad arrivare. Più che attaccare il secondo posto di Despres, adesso, Lopez difenderà con i denti il suo terzo.


Il “Gran Premio” di Copiapò, la corta e difficile speciale tra le dune caratterizzata dalla partenza in linea e… dalla cattiva navigazione dei leader, ha espresso un risultato anomalo, offrendo quella classifica che sarebbe stata il sogno dei sostenitori della limitazione a 450cc della cilindrata delle moto. Si diceva che è una regola imposta dalla necessità di aprire le porte ad un numero maggiore di candidati al successo, Case e piloti. Bene, l’analisi della classifica di quel giorno, basata su una tappa corta, avvera il sogno di una maggiore varietà di “presenze”. Tre KTM nei primi dieci, sì, ma la prima, quella di Despres, al settimo posto. Prima ci sono due Yamaha (a cominciare da quella del vincitore Jonah Street, quindi quella di Viladoms), una BMW (Verhoeven), una Sherco (Casteu), una Aprilia (Farres) ed una Honda (Gauet). E dopo le altre due KTM di Ullevalseter e Coma, c’è l’altra Aprilia di Lopez. Gamma completa. Il risveglio dal sogno, ovvero la classifica generale, riporta però tutti con i piedi per terra. Nei primi dieci ci sono 6 KTM (tra cui le prime due di Coma e Despres), due Yamaha ed una sola Aprilia e Honda.
 

Il solito finale dedicato a… Ruben Faria. Terzo nella decima Speciale, il portoghese è stato di nuovo penalizzato di due ore. Poi la penalizzazione è sparita, poi è riapparsa. Lo strano è, comunque, che Faria sia stato fatto partire in Speciale per 15°. Misteri della notte!

Guarda il video della 10ª tappa



 

Piero Batini

Foto: DPPI, Red Bull

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