Dakar 2011, 12ª tappa. Per Despres è l’ultima possibilità

Dakar 2011, 12ª tappa. Per Despres è l’ultima possibilità
L'ultima vera fatica della Dakar 2011. Due tratti di trasferimento, per un totale di 123 chilometri, ed il piatto forte: 555 km di Prova Speciale | P. Batini
14 gennaio 2011


Dopo undici giorni la Dakar 2011 chiude il grande giro del Sud America che da Buenos Aires l’ha portata in cima al Cile, ad un passo dal Perù, attraverso il Deserto di Atacama fino a Copiapo, ed ora di nuovo nella città argentina da dove era iniziato il grande anello. È il penultimo giorno di gara, poi resterà solo la “pratica” della Cordoba-Buenos Aires da archiviare, e con essa la Dakar 2011. E si comincia con le dune. Quelle dune di sabia scura, quasi nera, già viste alla Dakar, e già teatro, due anni fa, di esperienze allucinanti. Il caldo è atroce, ed è come un coltello nella piaga, una spada sulla testa dei concorrenti, molto dei quali sono allo stremo, ed hanno raggiunto la penultima tappa della Dakar senza neanche sapere come hanno fatto. Non bastasse, i motociclisti partiranno dopo i camion, e troveranno le piste “massacrate” dal passaggio degli "Elefanti", un autentico inferno. Ed il resto della prova è non meno difficile. Le piste argentine sono devastate dalla pioggia, e non c’è più un solo chilometro scorrevole. Sassi e buche, voragini, spaccature del terreno in cui si può anche scomparire, per centinaia di chilometri. Per Cyril Despres è l’ultima, davvero l’ultima possibilità di inventarsi qualcosa. Immagino che non lo sappia più nemmeno lui, cosa escogitare, per rovesciare la situazione. Tutti i tentativi sin qui fatti per liberarsi della pressione di Coma sono risultati immancabilmente vani. Anche Marc Coma è lievemente sotto pressione. Ma una pressione di tutt’altro tipo. È la tensione che arriva quando la vittoria è a portata di mano, e non può essere un avversario a portartela via.

 


Ragazze “dakariane”


Sono rimaste in 4… +1 e, tanto di cappello, sono tutte molto brave. La più “famosa è senz’altro Annie Seel, svedese, 42 anni, disegnatrice. La “Principessa del Deserto” ha vinto la categoria nel 2002, anno della sua prima partecipazione. E così ha fatto la quarta volta, nel 2010. Corre con una Meca KTM525 ”Super Rocket” Evo II, ovvero un sacco di parole per definire una KTM allestita dal preparatore francese Meca’System.
A due tappe dalla fine della Dakar 2011, però, la migliore è Laia Sanz, la bella Campionessa del Mondo di Trial “accudita” da Jordi Arcarons. La spagnola, 26 anni, corre con una Honda e si è preparata coscienziosamente. Jordi è stato un buon maestro. Per tutta la stagione Eulalia (così si chiama sul passaporto) ha corso nell’enduro e nel Cross Country spagnolo (e nel “suo” Trial, naturalmente). Non ha avuto grosse difficoltà ad ambientarsi alla Dakar, e la tecnica motociclistica di cui è padrona l’ha aiutata. È molto dotata fisicamente, è alta una volta e mezzo Arcarons ma, accanto alla tecnica dell’equilibrio di cui è maestra nel suo sport, ha dimostrato di avere la grinta necessaria per non farsi “stendere” da questo Rally micidiale.

L’olandese Maria (passaporto: Mirjam) Pol Gesina, 27 anni, è in gara con una Honda. Nell’edizione del 2010 è giunta a Buenos Aires al 53° posto.
Silvia Giannetti è, come si definisce lei stessa, un'appassionata. Va in moto per passione. Non è una campionessa ed ha costruito la sua voglia di partecipare alla Dakar con determinazione. Bella e grande, come Laia Sanz, la trentottenne grossetana era già pronta a partire nell’edizione 2008, poi annullata, ed ha esordito nel 2010, riuscendo a finire. La sua partecipazione di quest’anno, come del resto quella del 2010, non può prescindere dal patto di ferro stretto con Fabrizio Mugnaioli, 50 anni, maremmano come lei ed alla quinta Dakar, e come Silvia in gara con una KTM. È una “joint venture” formidabile, perché raddoppia le possibilità di entrambi, ma anche rara, perché è molto da difficile da realizzare alla Dakar, gara nella quale la maggior parte dei partecipanti finisce per pensare a se stesso.

Camelia Liparotti. Fisicamente, cominciamo da lì, non ha niente a che vedere con le colleghe. È minuta, da non credere per chi pensa che la Dakar sia uno sport da “machi”, ma senz’altro dotata di una grinta e di una forza di volontà considerevoli. Livornese 42 anni, vive a Chamonix dove è maestra di sci, reporter guida, e non so cos’altro. È perennemente sorridente e felice, anche quando in realtà potrebbe essere contrariata. Ha debuttato alla Dakar nel 2009, con un ritiro. Nel 2010 ha chiuso al 13° posto nella difficile categoria dei Quad. è campionessa del Mondo Rally Raid e corre con un “quadriciclo” Yamaha.

Ma la più bella, sì perché alla fine anche l’occhio vuole la sua parte, è Andrea Mayer, 42 anni anche lei, tedesca. Ha corso in tutti i Rally più imortanti ed in innumerevoli Dakar in moto ed in auto. Nel 2011 è al comando di un Camion MAN 6x6.

Guarda il video della 11ª tappa




Piero Batini

Foto: DPPI, Red Bull

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