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Retrocesso al 9° posto della 4° tappa Despres, che era secondo a due secondi da Marc Coma, deve ora recuperare altri dieci minuti e si colloca, nella generale, a metà strada tra lo spagnolo e “Chaleco” Lopez. Uno si sveglia e non si ritrova più nella posizione di classifica che aveva all’ora di andare a dormire. Questa Dakar che si “giudica” di notte non mi va giù.
Quando sono tutti a dormire (per poche ore agitate, magari) il grand jury del Rally si riunisce e riallinea le classifiche sulla base di sanzioni che vengono comminate senza processo. Per lo più son stati gli eccessi di velocità ad agitare le acque. Adesso si comincia ad avere “mano pesante”. Ma di fatto non è così, e vengono usati differenti pesi e misure. Lo ricordiamo, lo scorso anno Coma aveva praticamente buttato la sua corsa per i 20 minuti di penalità ricevuti all’alba della gara, quest’anno forse non lo avrebbero neanche sanzionato (o forse sì, e allora sarebbe stata chiara una certa “parzialità”). Quest’anno vola un minuto qui ed uno là, più avvertimenti che mazzate (lasciando da parte quelli colpiti in modo esagerato, come il nostro Boano). Ma ci sono immancabilmente aree di “giudizio” più difficili, a volte politicamente delicatissime, vere sabbie mobili (non si sa, poi, perché debba essere così. Ci sono o no le regole?). Un atteggiamento apparentemente “ferreo”, può celare “magagne” ben più grosse. Un po’ come vietare di fumare e lasciare “respirare“ le raffinerie alle porte delle città.
Che credete, che fili tutto sempre liscio? Si è già “chiacchierato” molto, in questa Dakar, di Waypoints saltati, di assistenze “selvagge”, portate cioè irregolarmente dai Team, di classifiche che, se sottoposte a giudizio “obiettivo”, rivelerebbero ben altri colpi di scena che una plateale sanzione per eccesso di velocità. Lo scorso anno il “caso” Marcos Patronelli era diventato una barzelletta. Quest’anno sarebbe auspicabile che gli organizzatori riuscissero a gestire con il massimo della puntualità e correttezza un aspetto della questione assai importante, visto che si rispecchia direttamente nella credibilità dell’evento e della sua struttura organizzativa.
La 4° tappa, tanto entusiasmante per l’entrata in Cile ed il suo arrivo in volata, è stata l’ultima occasione per compattare la carovana con una speciale breve e non difficoltosa, prima della giornata di riposo, prevista ad Arica al termine di due tappe, per quasi 900 chilometri di Speciali, che potremmo definire “probanti” della Dakar 2011.
Tra Calama ed Iquique, ex Città peruviana ed uno dei più grandi porti “Duty Free” commerciali del Pacifico, un brevissimo trasferimento, quindi la lunga Speciale di 423 chilometri. Si parte dall’area mineraria di Chuquicamata e si punta verso Nord-Nord Ovest, per attraversare tutto il Cile (meno di 150 km di larghezza), e dai 3.000 metri scendere verso il livello del mare con una “picchiata” finale da capogiro. Terreni di varia natura. Piste rocciose, il “vischioso” Salar di Llamara, e un centinaio di chilometri di fuoripista totale. Le prime vere difficoltà, insomma, anche se l’”inferno” è atteso per i giorni successivi. Occhio alla velocità, al consumo delle gomme ed alla navigazione.
Piero Batini
Foto: DPPI, Red Bull