Dakar 2011. Il bilancio del Rally

Dakar 2011. Il bilancio del Rally
È stata una Dakar bellissima, molto “tirata”, sicura e senza colpi bassi o di scena straordinari. E proprio per questo sottilmente emozionante, da intenditori | P. Batini
17 gennaio 2011


Nessuno ha mai potuto osare un pronostico finale fino all’ultima tappa, anche se ogni giorno che passava era più chiaro il valore dominante della corsa di Marc Coma. Ogni giorno è stato “forte”, significativo. È partito forte Cyril Despres, ha risposto più forte Marc Coma. Tre giorni in testa il francese, il resto della partita per il catalano. Dopo tre giorni c’era già il primo vincitore, quella KTM 450 al debutto, che in troppi avevano voluto vedere al tramonto per fare largo all’arrembaggio delle nuove 450. Una spanna prima, una spanna sopra la concorrenza oggi. Marc Coma è caduto nella 5° tappa: è stato il giorno in cui ha dimostrato maturità e grandezza. Si è fermato, ha riparato con freddezza la sua moto, è ripartito ed è rientrato in corsa da leader.Una volta in testa ha controllato la corsa di Despres con assoluta padronanza. Per contro il francese, che è e resta un fuoriclasse, ha commesso un paio di piccoli errori, risultati fatali per la sua corsa. 

Si dice che nella terza tappa abbia saltato un WP e che sia stato graziato, insieme ad altri dieci concorrenti, dall’organizzazione, ed il giorno dopo ha pagato pesantemente una leggerezza alla partenza della quarta speciale. Si è perso per qualche chilometro nella decima tappa, prima con Verhoeven poi da solo. L’errore forse più grave della corsa del francese, evidentemente sotto pressione di fronte all’infrangibilità di Coma.

Coma e Despres. E gli altri? Gli altri hanno sofferto. A livello generale prima di tutto, nel constatare da subito la grande competitività della KTM, ed a livello personale di conseguenza, vivendo alla giornata e riuscendo ad esprimere risultati soddisfacenti solo episodici. Il più soddisfatto è Helder Rodrigues, che ha portato la Yamaha sul podio di Buenos Aires, il più infelice senz’altro Francisco “Chaleco” Lopez, che quel podio lo ha regalato negli ultimi venti dei 9.500 chilometri di una corsa impossibile. L’anno scorso, per il cileno, era andata enormemente meglio. Terzo posto assoluto e tre tappe vinte. È avvilito, “Chaleco”, e “caliente”. Va in vacanza per sbollire la delusione, e vuole, per l’anno prossimo, una moto competitiva. Ma l’anno prossimo troverà anche Coma e Despres, e magari Rodrigues, cresciuto nel frattempo a dismisura. Un’altra storia. 

Non possono essere soddisfatti della loro Dakar, per esempio, Paulo Gonçalves, che ha vinto una tappa ed è uscito di scena per una caduta, o Olivier Pain, dimostratosi velocissimo, ma sfortunato, o Cyril Esquirol, che tornava alla Dakar dopo 15 anni ed è stato il primo degli infortunati. Possono essere soddisfatti, invece, l’americano Quinn Cody, miglior “rookie”, il brasiliano Jean De Azevedo, tornato alla Dakar dopo qualche anno ed ancora capace di ottenere un posto nei dieci, il norvegese Pal Anders Ulevalseter che una volta l’anno partecipa ad una gara importante e fa una bella figura alla Dakar, Frans Verhoeven, funambolico belga capace di regalare alla BMW ed a se stesso una vittoria di giornata, e di questo accontentarsi.

Senz’altro hanno motivo di essere contenti i “nostri”, gli italiani che ce l’hanno fatta. A costo immancabilmente di grandi sacrifici, prima e durante la gara. Alex Zanotti, tra mille probemi anche quest’anno, Filippo Ciotti, che porta a casa addirittura un Trofeo, Franco Picco, che da vent’anni non pensa più a vincere la Dakar, Fabrizio Mugnaioli e Silvia Giannetti, impresa di coppia, Claudio Pederzoli e Daniele Carmignani, protagonisti di un’avventura lunga 14 giorni.

E sono senz’altro soddisfatto io, per aver seguito una grande corsa ed averla condivisa con tutti voi che ci avete seguito. Di questo vi sono enormemente grato.


Abbiamo provato, e siamo convinti di essercela cavata piuttosto bene, a raccontarvi la Dakar 2011. Abbiamo scritto giorno per giorno la cronaca delle tappe dalla pampa argentina, oltre le Ande nel deserto dell’Atacama e poi di nuovo al di là della cordigliera fino al podio di Buenos Aires.

I video dei momenti più spettacolari della gara più emozionante del mondo


Video 1



Video 2



Video 3

 

 

Piero Batini
Foto: DPPI, Redbull

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