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Altro lavoro per i “ragionieri” della Dakar. E un altro risultato di tappa sovvertito a tarda ora. Comincio ad averne, sinceramente, abbastanza, di questa inerzia. L’arrivo in “tempo reale” della 6° tappa era stato visivamente esplicito: primo a passare sotto lo striscione di Arica era stato Helder Rodrigues, il pilota più attivo durante tutta la Speciale. Poi la classifica era stata corretta sulla base dei tempi effettivi, che scalano le differenze relative all’ordine di partenza, ed era stato dichiarato vincitore Ruben Faria. Champagne per il portatore d’acqua di Cyril Despres. Ma, finita la bottiglia, è stato rilevato un “vizio” ed è arrivata ricostruzione della classifica del portoghese, che vede così svanire la sua seconda vittoria in questa Dakar. E finalmente ad Helder Rodrigues è stato riconosciuto anche il miglior tempo corretto.
L’ordine d’arrivo “definitivo” della 6° tappa è, dunque: 1° Helder Rodrigues (Yamaha), 2° Cyril Despres (KTM), 3° Marc Coma (KTM). Faria, retrocesso al 7° posto, in effetti ha fatto il furbo durante la neutralizzazione del tempo al rifornimento. Invece di rimanere fermo per gli obbligatori 15 minuti, ne ha attesi appena cinque ed è ripartito. C’è una logica possibile all’origine dell’”errore”. La moto di Despres vibrava in modo inquietante dall’inizio della speciale, e Faria può aver deciso, congiuntamente o meno con il suo capitano, di ripartire il più in fretta possibile per riavvicinarsi a Despres.
Gli “uffici amministrativi” della Dakar restano aperti nella giornata di riposo del Rally anche per un altro motivo. Per regolamento, infatti, i “dispersi” che non hanno ancora concluso la sesta tappa e che sono rimasti in pista hanno ancora le ore della giornata di… riposo per raggiungere Arica e re-integrarsi nella corsa. Per i piloti migliori il “rest day” è davvero un giorno per ricaricare le batterie, ma per quelli in difficoltà la giornata del giro di boa è, sovente, l’ultima chance, l’ultima spiaggia. In questo senso la giornata di riposo rappresenta un vero e sproprio spartiacque tra quelli che vedono incrementare le possibilità di “farcela” e quelli che, invece, sono inesorabilmente sconfitti dalla micidiale maratona. Sono le due facce dell’accampamento di Arica. Da una parte sveglia a tarda ora, moto completamente rimessa a nuovo, l’abbigliamento di una settimana, lavato, ad asciugare al sole, barba fatta e quell’espressione languida tipicamente… domenicale. Dall’altra il raddoppio di una giornata interminabile, l’innalzamento del livello di ansia, occhi gonfi che scrutano l’orizzonte desertico nella speranza di vedere arrivare il pilota che ha passato la notte nel deserto. 130 piloti sono partiti per la sesta tappa, tra Iquique ed Arica. In questo momento, al campo, ne mancano ancora 15. Per l’esito definitivo dovremo attendere la fine della giornata… di riposo. Guido Cusumano e Carlo Zuffetti, intanto, non hanno portato a termine la quinta tappa e, purtroppo per i due italiani, sono fuori gara.
Mea Culpa. Quando Cyril Despres è stato penalizzato per la partenza irregolare della 4° Speciale, ho scritto che il francese aveva “sfilato” in modo scorretto i segnali di partenza, intendendo, un po’ “marinarescamente”, che il pilota era passato in modo irregolare lungo la sequenza dei panelli indicatori. Alcuni utenti, sono saltati per aria chiedendo la testa di Despres, poiché hanno interpretato che il francese avesse fisicamente “sfilati”, cioè tolti, divelti, sottratti, spostati, ecc., uno o più di quei segnali. Letta così, lo ammetto, è una notizia agghiacciante: il Campione della Dakar che fa un dispetto agli avversari! Pape Satàn! Impiccatelo!
No, niente di grave. Despres, che è tornato all’accampamento per recuperare un paio di guanti, è incorso in un errore formale, e per questo è stato sanzionato, ma in nessuna irregolarità sostanziale.
Piuttosto è stata rivangata la storia di un possibile salto del waypoint numero 7 della tappa precedente. Daniel Gouet, cileno, si è visto consegnare un documento nel quale lo si penalizzava di due ore per il salto del waypoint, e si è innervosito quando non ha riscontrato la penalità nella classifica. Intanto al campo si era diffusa la notizia che i potenziali penalizzati erano dieci, e tra questi Cyril Despres. Gouet ha chiesto aiuto al connazionale, e più esperto, Jaime Prohens, il quale è andato dritto dai commissari per tornare poi dal compagno con la risposta ufficiosa di José Rita, presidente dei commissari della Dakar. Si è trattato di un errore “umano”. La penalità per un salto di waypoint deve essere definita di volta in volta ed indicata nel road book. Poiché quel giorno, per una dimenticanza, non era stata stabilita l’entità dell’eventuale penalizzazione, si è deciso di “graziare” tutti i piloti coinvolti. Morta lì. Daniel Gouet, e Cyril Despres, sono salvi.
Piero Batini
Foto: DPPI, Red Bull