Dakar 2012, 12a Tappa: Fermi tutti, per un momento

Dakar 2012, 12a Tappa: Fermi tutti, per un momento
Quello che hanno fatto Cyril Despres e Marc Coma nella 12ma tappa è una di quelle cose che meritano un momento di riverente riflessione | P. Batini
13 gennaio 2012

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Arequipa, 12 gennaio 2012


Il grande cinema della Dakar


Quello che hanno fatto Cyril Despres e Marc Coma nella 12ma tappa è una di quelle cose che meritano di essere riviste, registrate e messe in biblioteca per essere ammirate ancora, ogni volta che viene in mente di godersi un grande spettacolo. Una di quelle cose che meritano un momento di riverente riflessione. I due grandi Rivali avevano davanti a loro una tappa relativamente corta, con una parte tecnicamente davvero difficile, ed un carico di responsabilità tattica insostenibile per qualsiasi comune... Pilota. Ma il difficile, per quei due, consiste nel fatto che ogni volta che abbassano la maschera sugli occhi, hanno già alzato l'asticella di un tanto. E che sia l'uno o l'altro ad avere avuto l'idea di alzarla, magari per fare un dispetto all'avversario, l'altro lo segue, e non ci inciampa.

Despres è partito davanti, l'ombra di Coma già nella testa prima che dietro le spalle. Doveva proteggere un vantaggio risicato, ed è andato avanti come una saetta. Coma, quattro minuti più indietro, aveva un obiettivo intermedio, Farres, che avrebbe potuto aiutarlo a colmare il gap. Ma il collega spagnolo gli è stato di ben poco aiuto, ed in quattro e quattr'otto era già archiviato. A quel punto Despres e Coma hanno mandato in scena un "parallelo" da brivido. Ciascuno aveva la sua pista da scoprire davanti alle ruote, l'obbligo di forzare il ritmo ed il dovere di non sbagliare. Qui diventa difficile: riuscire a fare bene tutte le cose, e senza commette errori. Te ne basta uno, e sei cotto, hai buttato una Dakar e undici giorni. Per cento chilometri è andata avanti così. Media elevatissima, e massimo rendimento. Senza errori. Dopo cento chilometri, trenta secondi ripresi da Coma. Niente. Coma magnifico, Despres superlativo. Poi sono venuti i trenta-quaranta chilometri più difficili. Le dune, un serpente di curve disegnate sulla sabbia: Coma ha spinto forte, fortissimo, ed in quel relativamente breve tratto ha centrato il suo obiettivo, agganciando l'avversario per passarlo poco prima della linea d'arrivo. Sulle dune Despres era preda un po' più facile, bisogna ammetterlo, specialmente con il sole alto che cancella i rilievi.

Oggi le parti sono invertite. In tutti i sensi. Di classifica, di margine da recuperare, di ordine di partenza (Coma ha ancora più lavoro, secondo una logica elementare, di quello che ha avuto Despres ieri). Di certo l'asticella sarà posizionata ancora più in alto, e non vale la pena di pronosticare o di avventurarsi in una soluzione teorica. Ce lo faranno vedere loro, i due Super Campioni, come risolveranno una questione che è strettamente personale.

Loro due. Ecco il momento di riflessione. Loro due sono la Dakar. La migliore espressione pubblicitaria della corsa di ASO, tanto certa che proprio gli organizzatori ci hanno prov(oc)ato, con una campagna che paventava la fine della loro era. Immaginate per un attimo una Dakar senza uno dei due. Poca cosa, siamo d'accordo? Una passeggiata dell'unico presente, a fare il bello ed il brutto tempo tra gli aspiranti all'Olimpo dei Rally, il risultato già inciso sulla targa del trofeo. Coma, o Despres, contro i pur bravi Rodrigues, Viladoms, i Barreda o gli Svitko, o i Botturi, speriamo, che verranno. Qualsiasi ambizione "dakariana", così pure come ogni sogno, passa ancora attraverso quel Binomio, o vi si infrange. Non c'è storia, oggi. Domani, forse, dopo domani, certamente, ma non oggi e finché i due Leoni restano in circolazione e seminano il panico nella foresta. Era bello quando Francisco Lopez era a posto, come due anni fa, o come l'anno scorso. Il cileno è stato l'unico a mettere un po' di sale nel dialogo a due che dura da sette Dakar, dicendo la sua. Si può avere simpatia per l'uno e non soffrire l'altro (anche tra di loro è corso sangue non troppo buono, del resto), ritenere alternativamente l'uno e l'altro più forte, più grintoso, più astuto. Sostenere da una parte l'estetica della guida o dall'altra la "sporca" brutalità dell'efficienza. Si può forzare una "grading list", corta, eh? e preferire l'uno o l'altro, ma questa è personalizzazione del giudizio, variabile retorica di opinione. Basta invertite l'indirizzo del giudizio, e trovare che la "classifica" regge lo stesso. La verità è che entrambi sono in grado di fare cose grandi, come nessun altro. La Dakar di oggi è di quei due là, che si scannano per un minuto con un'ora di vantaggio sul resto del peloton, e che ogni volta che non vincono, perchè capita che commettano un errore e sbaglino strada, o che si tuffino inoportunamente in una piscina di fango, per qualcun altro è arrivata l'ora dell'exploit, dell'evento, del fatto inedito, dell'eccezione.

Dopodomani uno dei due passerà in vantaggio sull'avversario, per un anno. La Dakar viene una volta all'anno, e questa che si chiude a Lima è la bella che si giocano Coma e Despres dopo aver ottenuto tre vittorie ciscuno ed aver chiuso ogni porta d'ingresso al regno della Dakar dal 2005. Domenica si romperà un equilibrio perfetto, ecco perchè è bello, a due giorni di distanza, fermarsi un attimo e riflettere sulla grandezza di quella coppia di Assi, presi nell'ultimo momento in cui sono ancora perfettamente alla pari. Un momento emblematico, perchè fissa il valore atletico di due individui sensazionali, e di un'epoca che, una volta che sarà finita, passerà direttamente alla leggenda. Domani sarà il giorno di Coma o di Despres, oggi è il giorno di Coma e Despres.

Piero Batini
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