Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
San Juan, 3 gennaio 2012.
La modalità dell'errore di Coma è stata chiarita. Marc ha sbagliato strada al chilometro 162, là dove sulla pista si presentava un bivio di non secondaria importanza. Il percorso della terza tappa, infatti, prevedeva due tracciati diversi per le moto e per le auto, con una prima parte, fino al KM 162, appunto, in comune. Le piste prendevano direzioni diverse per poi ricongiungersi in prossimità dell'arrivo di tappa a San Juan. Caldo infernale, piste dannate disseminate di sassi e trabocchetti, navigazione, guarda caso, "appuntita", andatura decisamente sostenuta, nessuna traccia sulla pista, poichè nessun altro pilota era passato prima di lui, ed il compito ingrato di decifrare in perfetta solitudine le note del road book aprendo la strada ai piloti che lo seguivano, primo fra tutti Cyril Despres con "il dento avvelenato". Questo è lo scenario in cui si è trovato Marc. La nota "incriminata" era stata evidenziata sul road book di Coma, come tutte quelle che rappresentano un potenziale di errore che può essere determinante (o che riferiscono di una situazione potenzialmente pericolosa), ma in quel punto Marc, pensando ad un CP che gli organizzatori avevano inizialmente previsto, e che poi era stato cancellato, si è confuso, quel tanto che basta per sbagliare e lanciarsi ignaro sulla pista riservata alle auto. Sfortuna vuole che la nota successiva fosse posizionata sei chilometri più avanti, e così solo dopo aver percorso quel tratto Coma ha potuto rendersi conto che si trovava sulla pista sbagliata. Sei KM ad andare, sei a tornare per riprendere la direzione corretta, ed ecco che dieci minuti si erano aggiunti alle fatiche, non poche, della giornata, e venivano offerti su un vassoio d'argento al vincitore della terza tappa e nuovo leader della corsa, Cyril Despres. Coma ha provato a forzare l'andatura per limitare i danni, ma la pista era in quel tratto particolarmente insidiosa, e prendere dei rischi per recuperare una piccola parte del tempo perduto avrebbe potuto rapresentare un errore ben più grave.
Un "semplice" errore, dunque, un attimo di confusione, che molti hanno definito clamoroso, condannando allo stesso tempo la corsa di Coma. Non è vera né l'una né l'altra cosa. Innanzitutto di errori come questo i Piloti ne fanno più di uno durante una corsa lunga come la Dakar, quello che cambia è la "gravità", in termini di conseguenze, dell'errore, ed in questo caso è comprensibile che dieci minuti "regalati" all'avversario siano da considerare "clamorosi". E non è vero che la corsa di Coma è condannata. Non è certo come in quel venerdì nero del gennaio 2007 quando Marc Coma, proprio lui, largarmente in testa alla corsa ad una tappa dalla fine, sbagliò strada e, preso dal panico, andò ad urtare il ramo di un albero, cadde e rimase per qualche attimo privo di conoscenza, a sei chilometri dalla pista giusta, e fu costretto al ritiro. Cyril Despres, fino a quel momento anni luce dietro al campione catalano, ebbe in "regalo", come ieri la terza tappa della 33ma edizione, la vittoria della Dakar.
Piero Batini