Da quel 26 dicembre 1978, anno in cui Thierry Sabine fece partire dal Trocadero la Parigi Dakar (era il Rally Oasis), il Mondo ha fatto il giro parecchie volte, trasformandosi e trasformando, cambiando faccia e geografia. Ha dato vita o assistito ad eventi straordinari, generato circostanze poi diventate abitudini e animato modelli di perenne o prolungata giovinezza destinati a restare per sempre fuori dall'ordinario, atti di "sospetta" presunzione proprio perché sempre un po' più avanti dell'immaginazione. La Dakar è uno di questi atti di "presunzione", da sempre circondata da quell'aura di incredibilità, poi diventata parte integrante del suo mito, che l'ha tenuta a debita distanza dalle mutazioni drastiche o inesorabili della realtà, in realtà mutando solo di quel tanto che le ha consentito di rimanere sempre un po' più avanti, ma ad una distanza dalla realtà accessibile ai più coraggiosi, quelli capaci di oltrepassare il confine dei propri limiti. La Dakar compie 34 anni, e si è presa un solo anno sabbatico, per il suo trentesimo compleanno. Luca Bonetto, in gara con il quad numero 282 compirà il suo ventesimo compleanno a Dakar iniziata. Il giovane argentino la Corsa di Thierry Sabine non l'ha nemmeno vista nascere, ma l'ha sentita da qualche parte dentro di sé come inevitabile, incontrollabile tragitto verso l'avventura della sua vita.
Mar Del Plata, villaggio della Dakar 2012
Il 29 dicembre Mar Del Plata ha inaugurato il villaggio della Dakar 2012. Dopo le tre volte di Buenos Aires, è la capitale turistica Argentina ad ospitare la partenza della 33ma edizione della Dakar Argentina-Cile-Perù. Prima era l'Africa, e si credeva che non potesse essere altrimenti. Invece no, sono bastati tre anni per "sdoganare" l'avventura per definizione ed impiantarla in un altro continente, lontano e solo apparentemente incompatibile con la sua filosofia originale. Questo è un segno dell'incredibile forza del suo mito, certo, ma anche della costante tensione ad essere un po' più avanti, come dicevamo poco sopra. La Dakar è oggi un'altra cosa, come lo è stata quando hanno inventato il GPS o i telefoni satellitari, o quando da avventura verso l'ignoto si è trasformata in Gran Premio del Deserto. La Dakar vive ora in un contesto geografico, sociale ed umano, totalmente differente, ma non meno affascinante dell'"imprescindibile" scenario che è stato la sua culla e che difficilmente la vedrà tornare per molti anni ancora. Non è più la Dakar della solitudine, anzi, è la Dakar di un travolgente entusiasmo popolare, un fenomeno di passione di massa.
Un passo avanti, la 33ma Dakar attraverserà ancora Argentina e Cile, ma proseguirà la sua marcia entrando in Perù, e si concluderà a Lima il 15 Gennaio. 14 tappe, una sola giornata di riposo, l'8 gennaio a Copiapò, in Cile. 8.400 chilometri in totale, oltre la metà di Prove Speciali. Ogni sorta di terreni e di dislivello altimetrico, e l'incognita Perù, con le sue nuove tappe solo approssimativamente valutate. Quel tanto che basta per dare alla Corsa una nuova, imperscrutabile prospettiva. Come ogni anno, ma quest'anno forse un po' di più. Oltre 180 i concorrenti iscritti in moto, ai quali si aggiungono i 30 quad.
Marc Coma e Cyril Despres i favoriti
Favoriti? I soliti, checché ne dicano le comunicazioni ufficiali che paventano la possibilità della fine di un'era. La credo difficile come la fine del Mondo che alcuni si attendono e posizionano "non scientificamente" proprio nel 2012. Marc Coma e Cyril Despres sono e saranno ancora lì, a disputarsi la "bella" dopo aver ottenuto tre vittorie ciascuno. Helder Rodigues, il portoghese terzo lo scorso anno, è cresciuto ed è diventato Campione del Mondo, cercherà probabilmente con successo di accorciare ulteriormente le distanze dal duopolio KTM, marca che conta ancora largamente il maggior numero di moto iscritte, e potrà probabilmente togliersi più di una soddisfazione con la sua Yamaha. Ma il podio dello scorso anno rispecchia anche le più attendibili prospettive anche per quest'anno. Questo non toglie che i motivi di interesse di questa Dakar si estendono e coinvolgono un gran numero di partecipanti. C'è un'interessantissima aspettativa legata al debutto dei bi-Campione del Mondo di Enduro Johny Aubert, che entra alla Dakar dalla porta principale, ufficiale KTM con il compito di prepararsi a raccogliere l'eredità francese di Despres, e del Campione in carica della Dakar, Coma. Ma è proprio il francese il primo a vedere i propri limiti di esperienza ed a prospettare un debutto "controllato". David Casteu è diventato pilota ufficiale Yamaha quest'anno, e porta acqua al mulino della Marca giapponese insieme a Olivier Pain. Il suo posto sulla Sherco ufficiale è stato rilevato da Frans Verhoeven. Una grande, interessante squadra è quella di derivazione BMW che porta in gara con i colori SpeedBrain le Husqvarna di Conçalves, Barreda, José Helio, Bianchi Prata e Pellicer. quest'ultimo ha preso il posto di David Fretigné, bloccato dai medici e costretto a prolungare la sua convalescenza dopo l'incidente del Rally dos Sertoes. In gara con una KTM Pal Anders Ullevalseter, il più ostinato dei nordici alla Dakar, e in gara anche Francisco Lopez con l'Aprilia. Per il cileno, terzo due anni fa e protagonista di un finale clamoroso lo scorso anno, è una Dakar durissima, da vivere giorno dopo giorno. L'incidente del Tunisia di quest'anno ha lasciato segni ancora importanti sul Campione che ha rilevato la fama di Carlo Degavardo in Cile.
20 argentini, più del doppio i francesi, numerosi come gli italiani gli spagnoli, tutti i piloti quest'anno correranno con una 450. Come per il passaggio dall'Africa al Sud America, anche il completamento di questa parabola di cambiamento regolamentare è un segno di sedimentazione della nuova Dakar.
Bordone-Ferrari Racing Team
Se è ricco di motivazioni il debutto del neozelandese Chris Birch, non meno lo è quello di Alessandro Botturi, che caratterizza la partecipazione dell'intero nuovo Bordone-Ferrari Racing Team, idealmente alla testa della partecipazione italiana a questa Dakar. Gli italiani in gara sono 17. 14 motociclisti, tre quad e, direi, "il più italiano" dei francesi, Edouard Boulanger. Il Bordone-Ferrari Racing Team è la grande novità italiana di questa stagione. Nata e cresciuta in fretta, la Squadra italiana di Renato Ferrari e Nicoletta Elisa Altieri Bordone ha fatto le cose davvero in grande. 4 piloti, oltre agli italiani Botturi e Paolo Ceci anche gli spagnoli Jordi Viladoms e Gerard Farres, un team manager del calibro di Jordi Arcarons ed una struttura logistica degna di una squadra ufficiale. L'obiettivo del Team milanese è quello di accumulare esperienza, ma nel contempo di maturare in fretta le credenziali per aspirare ad un successo, "programmato"per l'edizione 2013.
Numerosi gli italiani al via
Gli italiani ci provano con Alex Zanotti, che corre con una ™ ufficiale, con Filippo Ciotti ed Andrea Fesani con le Rieju. La Dakar 2012 è anche l'occasione per seguire la nuova avventura di Maurizio Frigerio, Andrea Gallo e Franco Panigalli, o per applaudire il ritorno di Federico Ghitti ("Non tornerò mai più!"), di Gianernesto Astori, Claudio Pederzoli e Franco Picco, che ha la mia stessa età. Molto, ma molto più giovane è Nicola Tonetti, 22 anni. Suo padre, Roberto "Checco", ha corso la Dakar in moto nel 2004, e quest'anno è al via con un quad, insieme alla tri-Campionessa del mondo Camelia Liparoti e Roberto Cangani. Naturalmente seguiremo con particolare attenzione il debutto di Manuel Lucchese, che parte per la sua prima Dakar all'età di 23 anni, la stessa del debutto di Edi Orioli, per esempio, uno dei grandi che ha fatto grande la Dakar, e non solo con le sue quattro, leggendarie vittorie. Ma per valutare l'ordine di interesse generale che questa Dakar sarà in grado di generare non c'è da affannarsi poi molto. Basta ormai saper aspettare ancora qualche ora. In attesa del fremito di passione che si sprigionerà da Mar del Plata il primo gennaio, sospendiamo le elucubrazioni e concediamoci l'augurio che tutti meritiamo: Buon Anno!
Piero Batini