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Buon Anno a tutti! Come ogni anno eccoci qui, pronti a seguire l’avventura che inaugura un nuovo anno e una nuova stagione sportiva. Nei giorni che precedono la “mossa” della Dakar vorremmo conservare la sensazione costante di continuare a farvi di cuore i nostri auguri per un nuovo anno sempre e ancora migliore, per una stagione ancora più eclatante di quella che si è appena conclusa, per un nuovo “bordo” della nostra e della vostra vita che risulti vincente.
Anche quest’anno entriamo insieme nel nuovo anno, ma abbiamo un po’ più di tempo per entrare nel vivo della Dakar, allungando idealmente il cerimoniale del rito di passaggio. Come dire, possiamo prepararci con calma e gustarci a fondo quello che ci aspettiamo essere un nuovo capitolo esaltante dello Sport, ma per il momento possiamo considerarlo la proiezione augurale e ideale di quella pagina della vita che si apre con il capodanno 2013. Per questo ci concediamo di prenderla alla larga, attraverso considerazioni e storie che confluiranno, il 5 gennaio “prossimissimo”, nel via della 34ma Dakar Perù-Argentina-Cile.
Pronti! Mentre prima dell’inizio dell’anno è partita la quinta edizione dell’Africa Eco Race, il Rally “sulle tracce di Thierry Sabine” organizzato da Jean-Louis Schlesser e René Metge, c’è un’altra grande avventura sportiva, di tutt’altro genere, che sta raggiungendo il continente sudamericano. È la Vendée Globe, una regata transoceanica in solitario. Partito il 10 novembre dal porto di Les Sables d’Olonne, cittadina dell’Ovest francese affacciata sull’Atlantico, l’evento velico che si corre ogni quattro anni è al traguardo volante del famigerato Capo Horn. In testa due francesi, l’esperto Armel Le Cléac’h ed il giovane François Gabart, che dopo cinquanta giorni di vento e di mare navigano ancora a vista, separati da poche miglia soltanto di oceano.
La Vendée Globe è una regata durissima, che mette alla prova gli scafi e le attrezzature della barche, velieri da corsa di 60 piedi Open Class (poco più di diciotto metri), scelti per questa regata dalla IMOCA, l’associazione che organizza l’attività di questa classe speciale quanto la Coppa America. Ma è una prova durissima soprattutto per gli skipper, velisti che appartengono ad una categoria extra di sportivi e di atleti. Da cinquanta giorni 13 dei venti concorrenti partiti dalla Francia sono impegnati nella circumnavigazione Est-Ovest del Globo terrestre lungo un percorso di oltre 24.000 miglia marine, tracciato per la maggior parte lungo la leggendaria rotta dei clipper e nell’emisfero Sud.
Sul “Road Book” dei velisti alcune boe virtuali, gli Ice Gate, per evitare le zone ad alto rischio di iceberg e i tre capi leggendari della marineria da oltrepassare: il Capo di Buona Speranza, il Capo Leewin ed il terribile Capo Horn, ultima lingua di terra dell’America del Sud protesa verso il continente antartico. Per gli Skipper, impegnati in quello che è definito l’Everest del Mare, la prova è veramente al limite. Poche ore di sonno al giorno sommate pochi minuti alla volta e cibo divorato in fretta, vigilanza continua e una serie di operazioni indispensabili per portare avanti dei “bestioni” che viaggiano a velocità in mare assai rilevanti. Molto spesso questi sofisticati monoscafi volano a oltre i venti nodi, circa 40 KM/H, coprendo giornalmente distanze considerevoli.
Proprio François Gabart detiene il nuovo record di distanza nelle 24 ore, 545 miglia alla media di oltre 22 nodi, che ha polverizzato quello precedente di 515 nm ottenuto da un altro concorrente di questa edizione, Jean-Pierre Dick. Sono ritmi e andature che rischiano di abbattere un altro storico record, questa volta di matrice letteraria, ovvero quello del giro del Mondo in ottanta giorni descritto da Jules verne. I concorrenti ricevono un bollettino meteo comune sulla base del quale sviluppare la propria tattica, e devono sottostare a poche ma fondamentali regole, legate soprattutto alla sicurezza. Non possono ricevere alcun aiuto esterno, pena l’esclusione della regata. Lo svizzero Bernard Stamm, per esempio, ha lasciato il percorso ideale e, trovato un ridosso nella baia di Dunedin, Nuova Zelanda, ha riparato da solo i generatori idroelettrici della sua barca prima di riprendere la rotta e la competizione.
Da cinquanta giorni 13 dei venti concorrenti partiti dalla Francia sono impegnati nella circumnavigazione Est-Ovest del Globo terrestre lungo un percorso di oltre 24.000 miglia marine
Insomma, è una sfida al limite, una corsa contro il tempo ma soprattutto dell’uomo contro l’elemento, il mare, sospinta dal coraggio, dalla determinazione e dal vento. Il primo concorrente della Vendée Globe è al largo del mitico Capo Horn in corrispondenza con l’inizio del nuovo anno.
L’analogia con il “nostro” argomento è evidente, ed è lampante il richiamo alla Dakar che aspettiamo da un anno. In questo caso è l’uomo contro il deserto, in un contesto ambientale diverso ma ugualmente affascinante, semplice e micidiale: cielo, terra per lo più arida e orizzonti lontani e a perdita d’occhio.
Anche la Dakar ha attraversato il suo Oceano. Tutti i mezzi impegnati in gara o in assistenza sono stati sottoposti alle prime verfiche e imbarcati a Le Havre nei giorni 22 e 23 del novembre scorso e, una volta sbarcati in Perù, da pochi giorni hanno iniziato a trovare il loro posto al teatro delle fasi preliminari della Corsa a Lima. Nella Capitale peruviana, che ospita per la prima volta la partenza del Rally più famoso del Mondo, si celebreranno le verifiche tecniche finali di tutti gli equipaggi in gara, e dalla Capitale che si è vestita a festa per l’occasione tutto avrà inizio. La 34ma Dakar, edizione 2013 denominata Perù-Argentina-Chile, parte dunque il 5 gennaio prossimo. Già la sintesi fa venire la pelle d’oca. Da Lima a Santiago, con una sola giornata di riposo, a San Miguel de Tucuman, il 13. Otto tappe prima, e sei dopo la giornata di break, per un totale di quasi 8.500 chilometri di corsa, di cui oltre 4.000 di prove speciali.
Attraverso Perù, Cile, Argentina e di nuovo Cile, l’edizione 2013 della maratona per definizione inventata da Thierry Sabine alla fine degli anni ’70 vive il quinto capitolo della sua seconda giovinezza in Sudamerica, dopo aver emigrato dal continente di origine, l’Africa, all’indomani dell’annullamento dell’edizione 2008, unico stop della storia del Rally Raid conosciuto in tutto il Mondo con il nome di Parigi-Dakar.
Piero Batini
Foto Photo DPPI - Vendée Globe