Dakar 2013, marcia di Avvicinamento: Lettera a Marc Coma

Dakar 2013, marcia di Avvicinamento: Lettera a Marc Coma
Vorrei rivolgere l’attenzione ad un personaggio che, suo malgrado, non vive questo scorcio di inizio anno sotto la stessa luce positiva che illumina gli altri piloti iscritti alla Dakar: Marc Coma | P. Batini
1 gennaio 2013

Punti chiave

 

Le fasi finali di avvicinamento alla Dakar sono lo specchio delle vicende che traghettano l’umanità da un anno all’altro. Eccitazione, concitazione, una travolgente e a volte caotica operosità, entusiasmo e spinta. Tutto è visto in una straordinariamente luminosa luce prospettica positiva, e tutto diventa propositivo ed augurale. Per un attimo vorrei fermare questa onda travolgente per un ripensamento, e rivolgere l’attenzione ad un personaggio che, suo malgrado, non vive questo scorcio di inizio anno sotto la stessa luce: Marc Coma.

Il 21 dicembre è stata davvero, per l’asso catalano, la fine del Mondo, iniziata alle 11 di mattina in un Hotel di Barcellona con una terribile conferenza stampa nella quale lo stesso Coma ha annunciato che non sarà al via della Dakar. Per la prima volta dal 2002, anno in cui il giovane Marc si presentò al via con una moto “avventurosa”, quella CSV messa insieme da Carlos Sotelo, spagnolo anche lui e a sua volta espressione ultima della leggendaria formazione Gilera del compianto ed indimenticabile Gianni Perini.

Le cause, a monte e motivo dell’annuncio, sono note. L’incidente in Marocco, la lunga e travagliata opera di recupero fisico, la sottile linea di demarcazione, sempre più netta, tra l’incidente senza conseguenze e la piccola tragedia personale da subito temuta. L’ottimismo iniziale un po’ forzato, il vedere che i tempi si allungavano a causa di una complicazione. Non è la lussazione il problema, ma un nervo offeso che richiederà altro tempo prima di restituire a Marc le sue migliori possibilità. Non è difficile immaginare, in questi casi, cosa voglia dire che il mondo ti cade addosso, ed è quasi ridicolo rigirare la frittata e cercare di vedere uno o più lati buoni nella vicenda. Questo lo possono fare gli altri. Il migliore lo può vedere, forse, il solo Kurt Caselli, straordinario Pilota, appassionato e gentleman del fuoristrada americano, che prende il posto dello sfortunato Coma, e forse con la sua stessa moto, e corona il sogno di una vita. Facile vedere il lato positivo, ma altrettanto facile è considerare che in realtà la “contromossa” KTM non porta nessuna consolazione a Marc Coma, ed è solo una distrazione dalla più cruda realtà.

C’è la tristezza di dover mancare all’appello dell’appuntamento chiave della stagione, appena al suo inizio

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E non è un lato buono, o sufficiente, pensare che questa è la vita, queste sono le corse, questi sono gli imprevisti, sgradevoli ma parte del gioco. È semplicemente una piccola disfatta, che non cambia il mondo ma certamente, intanto, il modo di affrontare questo inizio di anno nuovo. Il momento difficile si supera con il tempo, non tanto perché il tempo lenisce le ferite, ma perché è nel tempo che si trovano quelle vie di fuga che portano lontano dall’evento sfortunato. Oggi c’è la tristezza di dover mancare all’appello dell’appuntamento chiave della stagione, appena al suo inizio, di veder vanificato il lavoro di un intero anno, e di veder interrotto quel progetto imponente e vittorioso iniziato oltre dieci anni prima. Il dispiacere di sapere in crisi tutto il sistema, soprattutto umano, che sta dietro alla preparazione di un atleta per vincere la Dakar. Lo stop forzato di quel meccanismo accuratamente accudito e oliato anno dopo anno, e le conseguenze che, nell’immediato, possono generare da questa interruzione. La fatica del Manager per sostituire uno sponsor che se n’è andato con risorse altrimenti destinate ad un futuro più tranquillo, l’entusiasmo dell’entourage smorzato quando il via della nuova avventura era già in vista, programmi ribaltati e in attesa di essere rilanciati.

Attesa, non è proprio quel tipo di attesa a cui si è abituati quando si è preparati per vincere all’appuntamento dell’anno. Adesso c’è anche il dito nella piaga, decidere di essere al via di Lima, seppure da spettatore, e di mettersi a disposizione della Squadra se ce ne sarà bisogno. Marc non solo non si sottrae, e lo fa tempestivamente, ai doveri della sua professione, ma accetta di affrontare la fase emotivamente più delicata di questa sventura: essere lì, dietro al conteggio alla rovescia che sancisce ogni via di tappa, sapere di non poter superare quella linea ideale tra esserci e non esserci, e magari dare una pacca sulla spalla a quei Piloti che hanno, solo qualche settimana prima, riconosciuto in Marc il vero Uomo da battere anche in questa edizione.

La Dakar, Marc, cambia radicalmente il suo copione vincente e in vigore da dieci anni. Nel 2013 non c’è il duello annunciato ogni anno ormai da molti anni, e in quella che è una vera e propria mancanza di riferimenti solidi ti riconosce una volta di più depositario di quel ruolo di protagonista assoluto.
Manda giù in fretta il boccone amarissimo di Lima, poi torna ad Avià nella tua casa in campagna con tua moglie e tuo figlio, e i tuoi genitori. Saluta i tuoi cani al mattino, vai ad allenarti un poco e torna a casa, ogni giorno più sereno. Come a febbraio di quest’anno, quando hai iniziato a far sentire la tua moto per l’intera valle in vista di questa Dakar.

La Dakar è bella anche da seguire, e magari è un’esperienza positiva anche questa, che potrà tornarti utile. Se ti va la seguiamo insieme, noi facendo fatica a ricostruirne le vicende giorno per giorno, tu con la visione chiarissima di chi ne ha scritto le pagine migliori delle ultime, esaltanti edizioni.
Questo volevo dirti, perché nei prossimi giorni parleremo di tutto e di più, dei tuoi avversari e della loro ricerca di un altro autentico antagonista, tutta da seguire, della tua Dakar senza di te, talvolta sembrando dimenticarti tra le righe di questa edizione. Non sarà così. In Bocca al lupo Marc, e a presto su quel gradino del podio che ti è così congeniale!


Piero Batini

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