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Uyuni, Salta, 12 Gennaio. In gara con una Beta di Boano, ma soprattutto con Roberto Boano, che è come avere, dietro sulla sella, cassetta dei ferri e tornio, psicologo, il primario di ortopedia e il prete, tutto nella nervosa leggerezza ossuta di un fisico da albero del Ténéré, Luca Viglio arranca verso Valparaiso. Questo è due volte certo. Che arranca e che va a Valparaiso. Non ci sono alternative, lo sa anche lui, Luca Viglio, quarantenne in forma olimpica di Treviglio, commercialista dagli occhi azzurri che diventeranno di bragia, ma solo a Valparaiso. Nella penultima tappa, quella che portava a Salta, ha fatto l’errore dei più. Sembrava che tutto andasse a meraviglia, la pista facile, l’orizzonte e il riposo a portata di mano, la sensazione ingannevole di essere padrone dell’universo, o un pokemon. Insomma, il momento perfetto per cedere alla tentazione di mangiare la mela, aprire un pelo di gas e… volare. È come quando ti entrano in casa a proporti energia, connessione e comunicazione, acque al prezzo che sognavi e che sarebbe anche giusto un tuo diritto. Se non li butti giù dalle scale al momento del buongiorno, stando attento che sono maleducati e neanche te lo danno, sei fottuto e passi direttamente nelle mani di equitalia.
È così, anche alla Dakar basta un attimo che ti lasci prendere la mano, o che sei particolarmente sfortunato, e si accende il tassametro e parte la tariffa notturna, festiva, extraurbana. Luca è arrivato al bivacco di Salta con un ginocchio disconnesso e un fianco viola. Così si è riposato, certo, ma ha camminato a zoppetto e dormito a metà sull’altro fianco. Quando è ripartito alla volta di Uyuni, mi risulta che sembrava tutto a posto. Appunto, sembrare è il contrario di quello che è, e il cambio cede, ancora in trasferimento. Il resto è storia, il resto del castigo. Ore di attesa, di lotta contro il mezzo, di imprecazioni e di ansia, con la restante quota di punizione già scritta. Notte bianca, penalità, nessuna assistenza e la condanna a un altro giorno in terza, quarta e quinta prima di ritrovare l’Albero del Ténéré a Calama, oggi. Così a Bamba, questo è il nome in codice di Luca Viglio dell’ordine di Endurology, non resta che affidarsi al conforto del Presidente. Con il quale scambia quotidianamente 500 dollari di sms. Ecco l’ultima parte dell’epistolario digitale tra Luca Viglio e Lorenzo Capodano, tra Milano e Uyuni.
Luca Viglio, Bamba
«Sono in uno stato psicofisico orrendo. Sto mangiando, ancora vestito da moto, col casco sul tavolo. Adesso. Arrivato adesso, dopo 15 ore in sella, gran parte delle quali oltre i 3000, con solo terza, quarta e quinta perché al primo trasferimento il cambio della Beta ha deciso che era stanco, si è messo in sciopero, e solo dopo qualche telefonata con chi di dovere son riuscito a rimettere in funzione terza, quarta, quinta. Poi 200 km di trasferimento e 290 di speciale a velocità uno con la paura di sfasciarlo del tutto. Guidare dalla terza in poi è una m(bip) totale. 2h di penalità, credo. Ciliegina sulla torta, oggi è tappa marathon per cui domani riparto nello stesso stato. Altro?».
Lorenzo Napodano, Presidente
«Ahaahahah, sei proprio il solito scemodimmerda, ma oggi non mi inganni. Lo leggo da quello che scrivi, da come scrivi. Ce ne hai messo per mollare brutto bastardo! Ecco adesso ci siamo. Stai iniziando a raschiare il barile. Fra non molto inizierai a chiederti se abbia un senso. Sempre che tu non abbia già iniziato a farlo. Fra non molto ti chiederai se tutto sommato ti piace far sta ca(bip)a... fare questa Dakar. Ti chiederai ma che tracciato di me(bip) è questo? Che schifo è guidare in un Rio pietro-sabbio-feshfeshioso per centinaia di km con 50 gradi? E la risposta sarà affermativa. Fa Ca(bip)reeee!!!! ahahahah
Capirai che è molto più soddisfacente, molto più bello andare a girare a Perino, coi ragazzi, con Lollo che vola per farci ridere, e 2Cazzi che ti aspetta in cima alla mulattiera con la sigaretta stretta tra i denti sbeffeggiandoti. Col sottoscritto al quale rompi sempre i co(bip) per i tracciati che scelgo e te che dopo pranzo, murato di nocino, cadi alla curva Uno.
Ma tutto questo adesso non c’è. C’è solo uno str(bip)o che si chiama Luca Viglio che sta facendo la gara più impossibile del mondo. Da solo.
Ecco, adesso ci siamo. E fra poco ancor di più. Quando sto ca(bip)o di barile l’avrai raschiato con le unghie, l'avrai raschiato del tutto e sarai al vero sfinimento psicofisico, quando piangerai in quella me(bip)a di casco, non sarà ancora abbastanza. Penserai che quello è il tuo limite, ma loro ti porteranno oltre, e oltre ancora. Non ti dirò che hai fatto il giro di boa, che la seconda parte è più semplice, che ti daranno un po’ di respiro adesso. No. Sarà sempre più dura. Ma non perché tu sei più stanco. Si anche per quello. Ma perché loro sono dei gran figli di pu(bip)na. Ma a Valparaiso li amerai sinceramente come se Casterà fosse tuo padre e Lavigne tua madre.
Beh insomma, quando raggiungerai quel limite che non conoscevi, sarai arrivato al punto più importante di tutta la gara. Al significato esatto di questa follia. E forse anche a uno dei punti più importanti della tua vita. Hai 2 sole alternative. 1: mollare. 2: trovare qualcosa dentro te stesso che ti faccia andare avanti. Questo sarà il meccanismo che ti farà passare da uno scemodimmerda a uno scemodimmerda migliore. Da un endurista qualunque a un Dakariano, soprattutto nella vita. Non so quale sarà il meccanismo che sceglierai. Io l’ho trovato alla terzultima tappa. E’ stato un vaffanculo enorme e sghignazzante a tutta questa follia. Ho iniziato a fottermene di tutto. Dei tempi, della foga, della paura. Ho iniziato a guardarmi attorno, a godermi anche qualcosa, a sdraiarmi tra le dune quando ero stanco e a cagare in speciale davanti ai fotografi perché mi scappava. E ho iniziato a divertirmi davvero, sulle dune e ovunque potessi.
Non è detto che questo valga anche per te. Quindi questo consiglio non posso dartelo. Devi trovarlo da solo. Amico mio».
Piero Batini – Lorenzo Napodano