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Nemmeno una settimana di Dakar è sufficiente per raccontare la storia (sportiva) di tutta la vita di Danilo Petrucci. Gioia immensa. Talento. Allenamento. Delusione. Disperazione. Speranza. Rinascita. Grandi prestazioni. Di nuovo delusione. Per una ruota che continua a girare dall’esaltazione alla frustrazione, come nella vita di tutti noi. Anche per questo Danilo piace moltissimo, senza distinzione di età e di passione motociclistica (e non solo): facile immedesimarsi in lui, ragazzo normale, capace però di imprese straordinarie.
Quanto successo in questi giorni alla Dakar, si è già visto nella sua carriera. La gioia immensa per l’arrivo in MotoGP nel 2012 - appena sei anni dopo il suo debutto nei campionati di velocità - è mitigata dalla frustrazione di una moto disastrosa, con la quale fare meglio di ultimo è quasi impossibile. Paradossalmente, l’inizio della carriera può coincidere con la fine immediata del sogno. Ma Danilo non si dà per vinto, continua a crederci, lotta, si impegna, convinto di avere le qualità per potere arrivare in alto. E ci arriva, scelto dal team Pramac per la stagione 2015. La ruota punta verso l’alto: il primo podio, la vittoria sfiorata nel 2017 ad Assen, persa anche per colpa di un doppiato, quindi il passaggio nel team ufficiale nel 2019, addirittura preferito a Jorge Lorenzo.
Ed ecco la prima, incredibile vittoria, al Mugello, con un sorpasso alla prima curva dell’ultimo giro dei due piloti più forti - il compagno di squadra Andrea Dovizioso e il fenomeno Marc Márquez - di quel momento e in quella situazione, per una gioia incontenibile, che però dura poco, con Petrux che si sente addirittura in colpa di aver trionfato. La ruota torna immediatamente a girare verso il basso, fino ad arrivare al mancato rinnovo del contratto da parte di Ducati ancora prima che inizi la stagione 2020.
Sembra la fine della carriera, invece ecco l’opportunità Ktm. Un altro sogno che si avvera, ma quella che sembra essere una grande opportunità, si trasforma in un’altra delusione cocente, fino al licenziamento avvenuto tecnicamente attraverso un comunicato mentre Danilo è in pista. La ruota non è mai stata così in basso, Petrux non ha alternative. Ma ecco la proposta Ktm per fare la Dakar: all’inizio sembra quasi una presa in giro, invece diventa l’ennesimo sogno che si realizza.
Non solo. Contemporaneamente, arriva l’offerta per correre nel 2022 il campionato Ama con una Ducati. Bella opportunità, colta al vola. La ruota torna a salire, Petrucci scopre nel deserto il suo ambiente naturale. I primi test dimostrano che ci sa fare, ma ecco una caduta a pochi giorni dal via: rottura dell’astragalo destro.
Poca roba per uno come lui, ma la ruota continua inesorabilmente a girare verso il basso: positivo al Covid, nonostante tre vaccinazioni e tamponi sempre negativi. Ma c’è ancora una possibilità, la ruota riprende a salire, l’ultimo test è quello decisivo: Petrucci può correre. Inizia forte, poi va fortissimo, fino a essere nei primi cinque nella seconda tappa.
Ma stiamo parlando di Danilo, non può continuare ad andare tutto bene: salta un fusibile, la moto si ammutolisce, Petrux non può chiamare l’assistenza perché, nel frattempo, ha perso il telefono, oltre al passaporto e alla carta di credito. Non rimane altro che chiamare l’organizzazione: sembra finita un’altra volta.
La ruota è di nuovo nel punto più basso, ma nella sfortuna Danilo è sempre Danilo, c’è sempre una via di uscita. Ecco il “jolly”, la nuova regola che gli permette di rimanere in gara, anche se, di fatto, fuori classifica. La ruota torna a salire, Petrux torna ad andare fortissimo, come ha dimostrato di saper fare in tutta la sua carriera con ogni tipo di moto, fino a chiudere la tappa di oggi terzo. Anzi no, perché bisogna fare i conti con una penalizzazione, per un 15esimo posto che sa di beffa. E’ impossibile non volergli bene. Danilo Petrucci, grazie di esistere.