Ho letto il libro di Franco Picco

Ho letto il libro di Franco Picco
L’ho conosciuto fin da quando vinceva nel cross, l’ho seguito da vicino alla Dakar in Africa dal 1986 al ‘91, ma si sa: di una persona non conosci mai veramente tutto...
26 luglio 2024

Uno che ha cominciato a correre i rally africani nel 1985 - soprattutto in moto, ma anche in auto, col quad e col camion - e nel 2023 era ancora lì, di storie da raccontare ne ha tante. Franco Picco è stato - o meglio è - un pilota e un personaggio straordinario: punta ufficiale e bandiera di Yamaha, poi di Suzuki e di Gilera, non ha vinto la Parigi-Dakar soltanto per pura sfortuna, ma ha comunque portato a casa due successi pieni ai Faraoni, tre nel Rally delle Piramidi e una Transpagna. Una leggenda.

L’ho conosciuto fin da quando vinceva nel cross, l’ho seguito da vicino alla Dakar in Africa dal 1986 al ‘91, ma si sa: di una persona non conosci mai veramente tutto. Sapevo che è coraggioso e tosto, che è una gran bella manetta, che sa mettere le mani nei motori e che è un vero appassionato. Ma non immaginavo quanto alto fosse il suo livello e il libro ha sorpreso anche me.

Un protagonista. Suo malgrado, in fondo. Perché è un tipo schivo e poco amante della ribalta, certo, ma anche perché accettò di correre sulla sabbia soltanto per allenarsi al fondo per lui più ostico del motocross. “E facciamo sta Dakar che sta a cuore alla Yamaha - si disse nel 1985 - qualche giorno per accontentarli e poi torno a casa”.

Poi capì che era più sicuro stare con gli altri fino alla fine, l’idea di perdersi gli faceva giustamente paura, e giorno dopo giorno ci prese gusto. Fu proprio quell’edizione del 1985 ad appassionare il pubblico italiano: Picco e i suoi compagni di Yamaha guidavano la classifica benché avessero perduto tutti i mezzi di assistenza, Franco andò vicino a vincere subito il rally e fu fermato da un cavillo regolamentare. Mediaset passava qualche immagine prodotta dai francesi, decidemmo che dall’anno successivo avremmo seguito la carovana con la nostra troupe e così accadde.

Negli anni successivi scoprii un Franco Picco talentuoso e tenace, deciso nelle sue scelte e generoso: pronto a prendersi tutte le responsabilità, anche quelle che non gli competevano, senza farlo pesare e nessuno. L’atmosfera nel team Yamaha-Belgarda non era facile, lo sponsor investiva molti soldi e voleva tutto, “bisognava” vincere e ogni intoppo era vissuto come una tragedia. Non era lo spirito ideale per la Parigi-Dakar. Pazienza, è andata così.

C’è anche qualche bella foto, nel libro, principalmente di Rally Zone e di Gigi Soldano. C’è tanto motociclismo, fino agli ultimi anni con la Fantic Motor. Avventure, vittorie, sconfitte, cadute rovinose e trionfi all’insegna della semplicità, dell’autenticità del personaggio. Pagine molto belle, come quella dove si racconta un Picco giovanissimo: convinse Ancillotti a dargli un muletto ufficiale nelle finali tricolori del 1973 con la serenità dell’appassionato comune, la mia moto è rotta e la vostra è lì a far niente...

Quando giri l’ultima pagina hai la netta sensazione che tanto di più si poteva raccontare. Ma la carriera di Franco è così lunga che era difficile far meglio….“Storie straordinarie dalle mie Dakar - Franco Picco” è scritto da Massimo Tamburelli e Matteo Aramini; edito da Univers Edizioni, ha 128 pagine e costa 19 euro. Lo trovate in libreria e facilmente sul web.

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