Poker d'assi a Dakar, parte 4: Joan Barreda

Poker d'assi a Dakar, parte 4: Joan Barreda
Concludiamo la nostra serie di interviste ai protagonisti della prossima Dakar con Joan Barreda, che dopo Rodrigues, lo sfortunato Coma e Despres ci parla dell'avventura imminente
24 dicembre 2012

Punti chiave

Il nostro poker d'assi si conclude con Joan Barreda, che chiude il ciclo iniziato da Helder Rodrigues e proseguito con Cyril Despres e lo sfortunato Marc Coma. Joan si racconta, analizzando sé stesso, la sua squadra e i suoi avversari.

 

 

Joan, insomma: sentendo gli altri è arrivato il momento di far vedere quanto vali alla Dakar. Avrai di fronte due piloti "storicamente" imbattibili, ed uno che è cresciuto e che arriva con una Casa... storicamente agguerrita. Sei pronto a vincere?

«Sono pronto per vincere ma non parto per vincere. Mi spiego: abbiamo fatto un grande lavoro quest’anno, e siamo progrediti sino al punto di essere realmente competitivi. Penso sempre, però, che abbiamo ancora da lavorare, e che sia più realistico prepararsi per poterlo fare, vincere. Quello di Husqvarna e mio non è un progetto che si esaurisce quest’anno, e non ci siamo posti l’obiettivo di vincere quest’anno. Di migliorare costantemente, questo sì, ce lo siamo imposti categoricamente, e ci siamo riusciti. In questo ambito devo pensare a fare bene il mio lavoro. Tutti i giorni, prima e durante la Dakar, e senza fare errori. Vediamo alla fine come sarà andata. I tre Piloti di cui parliamo sono fortissimi. Meglio dunque stare tranquilli e continuare a lavorare con il criterio giusto. Sono sicuro che è un metodo che darà i suoi frutti, questo sì, e i frutti maturi sono la vittoria.»

 

Un poco arrendevole?

«Niente affatto. Cerco solo di essere freddo e analitico in questi cinquanta giorni che mi separano dalla Gara. Sono migliorato molto in quest’ultimo anno: nella velocità e soprattutto nella navigazione. Ho potuto iniziare a far subentrare l’esperienza, della quale non bisogna mai accontentarsi, all’inesperienza delle mie prime stagioni. E ho vinto in Egitto. Dico solo che devo stare tranquillo ed evitare di “marcare” in anticipo un obiettivo che, una volta salito in sella, diventa invariabilmente quello.»

 

Quali sono le caratteristiche dei tre Campioni dei giorni nostri, quelle almeno che reputi salienti?

«Penso che Marc sia il più forte, quando gli va tutto bene è molto difficile batterlo. Naviga molto bene e va molto forte. Dopo c’è Cyril, che è incredibile. Forse non è veloce come Marc, ma non sbaglia mai ed è incredibile come riesca a trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, ovvero davanti quando la gara finisce. Cyril in questo senso è un maestro in queste gare così lunghe ed incerte. Anche questa qualità, come la potenza di Marc, è da ammirare in un rally duro e difficile come la Dakar. Infine Rodrigues... penso che per Helder sia arrivato il momento in cui potrà fare quel piccolo salto che gli mancava fino ad ora. Adesso che è ufficiale anche lui può stare più tranquillo e pensare solo alla sua preparazione ed a quella della Dakar. Prima era un po’ un casino, troppe cose da fare, e tutte sulle sue spalle...»

 

E della Dakar prossima ventura che pensi?

«Penso che sarà una Dakar… piccante!»

 

Piero Batini

 

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