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Il modo più economico veloce e di conseguenza diffuso per spostarsi nelle grandi città africane è la moto. In particolare sono i moto-taxi. Sono diffusissimi e offrono un servizio insostituibile. Insostituibile nel vero senso del termine. In Ruanda il governo li vietò, ma quando si accorse che le città erano paralizzate dal traffico fu costretto a dare nuovamente il via libera. A seconda dei differenti paesi sono conosciuti con diversi nomi: "boda bodas", "moto-taxi" "motos", "okada" e costituiscono un mercato che si stima valga 80 miliardi di dollari.
Sono così numerosi che diversi stati mettono l'elettrificazione di questi mezzi ai primi posti nella lista delle cose da fare per ridurre i livelli di inquinamento. Abbiamo già parlato come in Ruanda ad esempio si stiano già sperimentando kit di conversione con una sistema semplice quanto efficace: motore nella ruota posteriore e una grande batteria estraibile dove prima trovava spazio il gruppo termico. In più la grande comodità di un sistema di battery swap che permette ai taxisti di non perdere tempo in soste per la ricarica.
Ora la nuova frontiera è quella di fare un ulteriore passo informatizzando un sistema di trasporto che è privato, ma di fatto svolge un servizio pubblico. Numerose starup stanno studiando come realizzare delle app in grado di gestire e favorire il servizio di moto-taxi.
Ben presto quindi nelle polverose strade africane si potrà prenotare attraverso un'app una corsa su una moto (taxi) a zero emissioni che adotta un sistema di swap battery. Paradossalmente è un servizio che - per quanto ne sappiamo - non è stato ancora realizzato in nessuna delle ultra moderne città occidentali. Il futuro a volte inizia dove meno ce l'aspettiamo.