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Ci sono coincidenze che è difficile non cogliere: per esempio, quella che univa la chiusura della presentazione di emendamenti di modifica al Codice della Strada (argomento già più volte trattato, per esempio vedi qui) con la giornata mondiale della bicicletta.
Entrambe in calendario il 3 giugno: e come regalo agli utilizzatori delle "due ruote" più ecologiche che ci siano, ecco arrivare i tanto attesi emendamenti che, una volta approvati, porteranno ad un Codice della Strada più equilibrato, meno sbilanciato a favore dei veicoli “forti“ e più attento alle richieste di quelli che possiamo definire “utenti vulnerabili“, tra i quali, in primis, appunto i ciclisti, sia che si tratti di bici tradizionali che di eBike.
La norma di maggior impatto, anche a livello di immagine, riguarda il “doppio senso ciclabile“, vale e a dire l’introduzione del cosidetto “senso unico eccetto bici“: L’emendamento in questione, che ha come prima firmataria la deputata del M5s Valentina Barzotti, riprende nei contenuti il testo a suo tempo già presentato dal collega Emanuele Scagliusi, poi escluso dal testo-base.
Con tutta probabilità, è stato anche grazie all’intenso lavoro di pressing operato dalle associazioni per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale che ora il provvedimento sul doppio senso ciclabile è stato ripresentato, con questa nuova formulazione presente nell’articolo 182, comma 9-quater:
“All’interno dei centri abitati, ove il limite massimo di velocità è uguale o inferiore a 30 km/h e contemporaneamente la strada sia classificata di tipo E o F, ovvero sia parte di una zona a traffico limitato, i velocipedi possono circolare anche in senso opposto all’unico senso di marcia per tutti gli altri veicoli, previa valutazione delle condizioni di sicurezza, indipendentemente dalla larghezza della carreggiata, dalla presenza e dalla posizione di aree per la sosta veicolare e dalla massa dei veicoli autorizzati al transito. La circolazione dei velocipedi prevista ai sensi del primo periodo, denominata “doppio senso ciclabile”, è disposta con ordinanza adottata ai sensi dell’articolo 7, comma 1, ed è segnalata mediante l’aggiunta di un pannello integrativo di eccezione per i velocipedi ai segnali verticali di divieto, di obbligo generico e utili alla guida, nonché eventualmente, ove ritenuto opportuno, mediante segnaletica orizzontale. E’ in ogni caso esclusa la possibilità di consentire la circolazione dei velocipedi in contromano”.
Per il via libera definitivo al “senso unico eccetto bici” e la sua trasformazione in legge, bisogna attendere la votazione prima in Commissione e poi in Aula alla Camera e poi al Senato, per la conclusione dell’intero iter legislativo della Riforma del Codice della Strada: se non interverranno elementi imprevisti (la tenuta del Governo è sempre in bilico, e l’eventualità di nuove elezioni politiche potrebbe azzerare l’intera agenda dei lavori), potrebbe essere approvato nel primo trimestre del 2020.
In soldoni, questa norma prevede che una strada a senso unico per i veicoli a motore possa essere percorsa in entrambi i sensi dalle bici (in una corsia a loro dedicata): tale provvedimento è però applicabile solo lungo strade con velocità moderata (indipendentemente dalla larghezza della carreggiata), con corsia ciclabile o senza, all’interno di “Zone 30” e “Zone Residenziali” dove il traffico deve essere il più possibile ridotto e disincentivato, a favore di una maggiore sicurezza, vivibilità e qualità della strada come spazio pubblico.
Non è quindi realizzabile, come alcuni credono o fanno credere per suscitare preoccupate reazioni, sulle principali arterie di traffico o su strade con limite di velocità a 50 km/h, e non dipende dalle dimensioni delle città, ma bensì da una buona applicazione delle tecniche di moderazione del traffico all’interno delle “Zone Residenziali” e delle “Zone 30”.
Altri importanti novità proposte dai parlamentari sono quelle relative all’istituzione, nei pressi dei semafori, delle “case avanzate“ per i ciclisti, cioè aree dove potranno sostare in attesa del verde solo "le due ruote": misura necessaria per aumentare la sicurezza ed evitare l’effetto “aerosol” in presenza di auto con emissioni gassose allo scarico, e quella che prevede le “strade scolastiche“, obbligando i comuni a scegliere tra tre opzioni per aumentare la sicurezza attorno agli istituti: pedonalizzando l’area, creando una “zona 30“, oppure una ztl.
«Il testo unificato delle proposte di legge - commenta Enrico Chiarini, membro del Consiglio Nazionale della Fiab, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta - recanti modifiche al Codice della Strada e i successivi emendamenti costituiscono un decisivo passo avanti che conferma di una sensibilità sempre maggiore da parte dei parlamentari verso una cultura della sostenibilità ambientale. Diverse sono i provvedimenti a favore della mobilità ciclistica inseriti e da noi sostenuti come, ad esempio, il “doppio senso ciclabile”, fondamentale per consentire ai Comuni di istituire ove valutato necessario e sicuro la possibilità per le bici di circolare in entrambi i sensi di marcia; la possibilità per le biciclette di transitare nelle corsie riservate ai bus secondo specifiche condizioni; e la predisposizione negli attraversamenti semaforizzati della cosiddetta “casa avanzata”, ovvero uno spazio dedicato alla sosta dei ciclisti davanti alle auto per facilitare le svolte, agevolare una partenza sicura per tutti gli utenti della strada».
«Il lavoro svolto per arrivare al testo unificato - sottolinea Alessandra Bonfanti, Responsabile per la Mobilità Dolce di Legambiente - è stato senz'altro utile, costruttivo e positivo, specialmente per quanto riguarda i provvedimenti relativi al “senso unico eccetto bici“, alle “case avanzate“ ai semafori ed all'istituzione delle “strade scolastiche“, che speriamo siano istituite favorendo al massimo la sicurezza dei bambini e dei loro familiari, realizzando quindi delle isole preferenziali scolastiche piuttosto che prevedere l'accesso delle auto fin sotto il portone di scuola, anche se a velocità ridotta. Ci sono poi altri argomenti che avremmo voluto inseriti nel testo: resta fuori ogni accenno alla micromobilità elettrica, che invece il nuovo Codice dovrebbe normare colmando l'attuale mancanza di definizione per tali veicoli; sull'accesso alle corsie preferenziali, vorremmo che restasse una possibilità e non un obbligo. E poi c'è tutto il grande tema della mobilità ciclistica in ambito extraurbano, che per noi dovrebbe prevedere il superamento del concetto di “guida a margine“ per le bici, perché spesso il lato destro di una strada è quello più critico e pericoloso per la condizione del manto stradale; senza dimenticare altri argomenti di discussione che abbiamo sollevato, come quello riguardante la definizione di “strade a prevalenza ciclabile“, arterie a ridotto traffico veicolare dove riservare alle biciclette un'attenzione speciale da parte degli automobilisti, sperimentando dove possibile anche la possibilità di sorpasso in sicurezza occupando l'altra corsia di marcia, quindi oltre il limite di 1,5 metri. Tutte queste richieste vanno nell'unica prospettiva di arrivare ad una mobilità in cui gli utenti vulnerabili siano non solo equiparati agli altri, ma oggetto di attenzioni specifiche e più alte proprio per via del loro status».