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Ne abbiamo parlato tante volte, e quei dubbi che ci accompagnavano sin dall'inizio si stanno trasformando purtroppo in una triste realtà. Damon Motorcycles, la startup canadese che prometteva di rivoluzionare il mondo delle moto elettriche con le sue sportive esagerate, sta attraversando una crisi profonda che rischia di spegnere definitivamente il sogno non soltanto di semplici appassionati ma soprattutto di chi ha coraggiosamente prenotato la sua HyperSport o ha investito nelle sue azioni per sostenerne lo sviluppo. Clienti e stakeholder che da settimane sui social chiedono notizie ad un'azienda che pare diventata esperta di ghosting.
Amaramente tocca dire che gli ingredienti per un buon pasticcio c'erano tutti: una moto con prestazioni, caratteristiche e dotazioni decisamente al di sopra della media, ritardi continui, promesse sempre più difficili da mantenere e ora una serie di problemi interni non meglio precisati che stanno minando le fondamenta dell'azienda. Il co-fondatore Dominique Kwong è tornato come CEO dopo un'improvvisa uscita, mentre il CTO Derek Dorresteyn, cervello tecnologico del progetto, ha abbandonato da tempo la nave. Non solo: un'ondata di licenziamenti ha ridotto il personale del 28% tra il 2023 e il 2024, anche se non sappiamo a dire il vero il numero esatto della maestranze. Tutto questo dopo che l'azienda ha avviato la quotazione al NASDAQ e dopo aver raccolto le prime prenotazioni.
Ma facciamo un doveroso passo indietro per ricostruire la vicenda anche se su Moto.it trovate già molti articoli dedicati a questo marchio. Tutto era iniziato nel 2017 a Vancouver, quando Damon Motors si presentò con un'idea a dir poco ambiziosa che si prometteva di sovvertire le regole del gioco: moto elettriche potenti e ultra sofisticate dotate di sistemi di sicurezza avanzati e intelligenti, potentissime e con tanta autonomia e con un'ergonomia addattiva. Sembra troppo oggi, figuriamoci quasi nove anni fa. Il momento di gloria arrivò al CES 2020 con la HyperSport: 200 cavalli di potenza elettrica, 320 chilometri di autonomia e una suite di tecnologie di assistenza alla guida che prometteva di rivoluzionare la sicurezza in moto.
Verso di lei abbiamo cominciato a nutrire quella controversa dicotomia che si prova talvolta davanti a qualcosa di troppo bello per essere vero: sarà reale innovazione o è un castello di carte per non dire di peggio? Purtroppo nel settore elettrico non è la prima volta che assistiamo a progetti a dir poco ambiziosi accompagnati da grandi proclami, raccolte di denaro e poi il silenzio. Qualche lettore più attento magari ricorderà qualche anno fa la vicenda di Soriano Motori, apparso con gran fanfara nel 2021 e scomparso dai radar da almeno un paio d'anni. Chi scrive sollevò dall'inizio qualche perplessità sulla vicenda, ma naturalmente ci auguriamo un clamoroso ritorno che smentisca i nostri sospetti. Ritorniamo però Canada.
Dopo Las Vegas per altri due anni si parlò di sviluppo, ma ancora nulla di tangibile. Poi all'EICMA 2022, l'azienda presentò un altro modello che definiremmo "conturbante": la HyperFighter Colossus, una scarenata destinata al mercato europeo. Ma dietro i riflettori, la realtà era ben diversa e i conti probabilmente già non tornavano come spesso accade alle start-up. Lo spostamento della produzione da Vancouver alla California non ha risolto i problemi. Anzi, le date di consegna sono ulteriormente slittate come in un tetris impazzito: dal 2021 al 2024, e ultimamente addirittura si è parlato del 2026. I clienti che hanno versato i depositi sono in un limbo poco piacevole, mentre l'azienda il 18 novembre scorso ha fatto il suo debutto al Nasdaq Exchange senza aver ancora consegnato nemmeno una moto, manco modellino. Non solo. Ci segnalano che il prototipo attuale della HyperSport non avrebbe tutte le caratteristiche paventate all'inizio di quest'avventura e secondo alcuni sarebbe addirittura un assemblaggio di componenti già esistenti. Le tecnologie rivoluzionarie basate su radar, sensori e telecamere semplicemente non ci sono. Purtroppo, però, al di qua dell'Atlantico non abbiamo modo di verificare di persona che sia così e ci limitiamo a raccogliere i rumors.
Però se così fosse e soprattutto se Damon Motorcycles non riuscisse a dare seguito agli ordini ricevuti - che sembra possano essere circa 3.000 -o quantomeno a rimborsarli, beh... Si troverebbe in guai seri. La situazione finanziaria precaria e l'ambiente lavorativo instabile non fanno che confermare quelli che erano i nostri peggiori timori iniziali. Speriamo sempre di sbagliarci, ma Damon Motorcycles rischia di diventare l'ennesimo esempio di come, nel settore delle moto elettriche, tra il dire e il fare ci sia di mezzo un oceano di complessità tecniche, ma soprattutto finanziarie e produttive. Questa non vuole essere un'accusa diretta a chi sta gestendo l'azienda, anzi ci auguriamo che il rimpasto di esecutivo possa risolvere la situazione, ma non possiamo che rilevare quanto sta accadendo e riportato anche dai media americani.
La mancanza di risposte ufficiali ai clienti sui social non è di certo di conforto con un silenzio che dura dallo scorso novembre. A gennaio, la Damon Inc. (nel frattempo il nome è cambiato) ha ricevuto un avviso di non conformità proprio dal Nasdaq a causa di un'elevata volatilità dei prezzi, con il titolo che ha oscillato tra €0,51 e €4,95. L'azienda ha ricevuto 180 giorni di calendario, fino al prossimo 07 luglio 2025, per riacquistare la conformità: il Valore di Mercato dei Titoli Quotati dell'azienda deve chiudere a sopra 50 milioni di euro per almeno 10 giorni lavorativi consecutivi prima della scadenza.
Abbiamo iniziato dicendo che non è la prima volta che occupiamo di questa start-up. Non sarà di certo nemmeno l'ultima e ci auguriamo che non lo sia neppure la prossima, anche se l'unica cosa concreta in questo momento è il rischio che queste moto passino dall'essere un sogno tecnologico ad un miraggio, specie per coloro che hanno già versato dei risparmi.