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Alberto Balocco, presidente dell'omonima azienda dolciaria stava pedalando insieme all'amico Davide Vigo. Dopo aver scollinato la vetta del colle dell'Assietta ha iniziato a piovere e grandinare. I due ciclisti hanno indossato l'antipioggia e probabilmente sono tornati sui loro passi per cercare riparo nel vicino rifugio Casa Assietta. Erano da poco passate le 13 quando un fulmine li ha colpiti e uccisi. L'incidente è avvenuto a più di 2.500 metri di quota. Sono stati trovati morti da un'altro escursionista. I soccorsi hanno raggiunto il luogo dell'incidente in elicottero, ma nulla hanno potuto fare.
Forse per la notorietà di Alberto Balocco o per la particolarità del tragico evento, si parla ora della pericolosità dell'andare in bici durante i temporali. Ci si chiede se i telai in carbonio attirano i fulmini o se il campo elettrico generato dalle batterie delle eBike renda più probabile essere colpiti. Si stanno sollevando ipotesi sul grado di isolamento e protezione che i pneumatici possono (o non possono) garantire ai ciclisti.
Di fatto però essere in sella a una bici e il tipo stesso di bicicletta che si guida (elettrica o no) non influenza la probabilità di essere colpiti da una scarica. Il fulmine si genera perché c'è un disequilibrio tra i potenziali elettrici delle nuvole sopra di noi e la terra sotto ai nostri piedi. Qualunque cosa quindi avvicini questi due elementi è più probabile che diventi un "ponte" per la scarica elettrica. In altre parole che stiamo camminando o pedalando la probabilità di essere fulminati rimane la stessa. E' vero che i fulmini sono attirati da fonti energetiche, ma il campo elettrico di una bici o di un cellulare è infinitesimo comparato alle forze in gioco.
Ci sono fattori molto più determinati ai quali fare attenzione. In primis quello che in gergo viene definito "l'effetto punta". Bisogna in ogni modo evitare di essere il punto più alto. Sulla posizione da tenere ci sono diverse opinioni, c'è chi sostiene che sia meglio sdraiarsi mentre altri raccomandano di appallottolarsi piegati sulle ginocchia. Anche la scelta di ripararsi sotto a un'albero è discussa. E' vero che ci mette al riparo dal fatto di essere colpiti direttamente, ma essere vicino a un parafulmine naturale come gli alberi può essere altrettanto pericoloso. La rapida vaporizzazione della linfa causata dall'aumento di temperatura può far letteralmente esplodere gli alberi che proiettano schegge in ogni direzione.
Materiali particolarmente conduttori hanno maggior probabilità di essere colpiti. Metalli e carbonio in particolare. E' il caso dei pescatori o dei golfisti. Ma in queste situazioni, oltre al materiale, influisce il fatto di puntare un parafulmine verso il cielo. Quando si è in sella rimane il ciclista la "punta" e non la bici. Bisogna considerare poi che quando ci sono i fulmini quasi sempre c'è anche un temporale e che quindi i ciclisti sono bagnati e come sappiamo l'acqua è un ottimo conduttore.
Si parla anche dell'isolamento che i pneumatici possono garantire. E' vero che la gomma è un ottimo isolante, ma anche in questo caso le forze in gioco sono infinitamente sbilanciate. Qualche millimetro di gomma non può trattenere una corrente che tipicamente varia tra i 10 e i 200 kiloampere.
In bicicletta abbiamo le stesse probabilità di essere colpiti da un fulmine di un escursionista che sta facendo trekking. La bici, anche in carbonio, non attrae i fulmini e il campo elettrico della batteria è insignificante. Ricordiamoci che la gomma dei nostri pneumatici non è in grado di isolarci in caso di fulmine. Se un temporale ci coglie allo scoperto in montagna dobbiamo ripararci immediatamente in un edificio o in auto. Se non è possibile evitiamo di essere l'oggetto più alto nelle vicinanze, ranicchiamoci sulle ginocchia e stiamo lontani dagli altri membri del gruppo. Evitiamo anche di ripararci sotto agli alberi. Un ultimo consiglio che sembra banale: consultiamo il meteo prima di partire e magari chiediamo un parere alle guide locali.