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In un periodo di forte domanda (almeno +20% sul 2019, con oltre 2 milioni di pezzi venduti secondo le prime stime), le aziende del comparto biciclette si trovano a fronteggiare le conseguenze globali della pandemia di Covid-19 e dei mesi di stop che ha subito la produzione di parti e componentistica in Cina e nell’intero Far East; gli effetti si riverberano attraverso l'allungamento dei tempi di consegna da parte dei fornitori asiatici di componenti, l'aumento dei costi di trasporto via mare, la mancanza di container, le difficoltà e i rallentamenti nella logistica portuale.
In un comunicato, Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) rileva questa situazione ed evidenzia “l’impegno che il comparto sta mettendo nel soddisfare la crescente domanda di biciclette, malgrado le difficoltà”, comparto che è composto da un tessuto produttivo fatto di eccellenze e brand prestigiosi: circa 250 imprese, in prevalenza PMI, che offrono in Italia occupazione a più di 12.000 addetti fra diretti e indiretti.
Nella nota, ANCMA sottolinea inoltre l’importanza che “mercato e istituzioni conoscano la complessità dei fattori esterni che l’industria delle due ruote a pedale sta fronteggiando, proprio in un momento di grande ampliamento della domanda e dell’interesse attorno alla bicicletta”.
“Sul breve periodo – fa sapere l’associazione - questo si può ripercuotere sulla rete di vendita con possibili rallentamenti nelle consegne, ma è evidente che quanto sta succedendo apre a nuove sfide e a prospettive di sviluppo della produzione di componentistica direttamente sul suolo nazionale, dove si concentrano know-how e capacità”. Un orizzonte questo che, secondo ANCMA, ha bisogno di un “sostegno sussidiario da parte del Governo con un intervento deciso sul costo del lavoro e con un supporto agli investimenti di un settore che è in fase di ulteriore crescita e che può creare ancora occupazione e valore per il Sistema Paese”.