Mobilità elettrica. Il problema è la ricarica

Mobilità elettrica. Il problema è la ricarica
Le colonnine in Italia sono troppo poche e troppo poco rapide. Servono più kW e una rete più capillare
30 maggio 2021

Qual è il maggior ostacolo alla diffusione della mobilità elettrica? Parliamo di auto e moto, per eBike e scooter il discorso è infatti differente. Lo è perché la risposta alla domanda è la discriminante. Il maggior ostacolo ad oggi è infatti la ricarica. Secondo la ricerca condotta in Europa da Altroconsumo è proprio questo aspetto correlato ai veicoli elettrici a rappresentare la maggiore criticità. Lo studio condotto grazie ai finanziamenti dalla European Climate Foundation aveva proprio l'obiettivo di individuare quali fossero gli ostacoli che si frapponevano tra l'attuale situazione e la massificazione della mobilità elettrica; soprattutto in  Italia, Spagna, Portogallo e Belgio.

La risposta degli italiani è stata: “Il tempo necessario per la ricarica, spesso è troppo lungo". E in effetti "Le colonnine di ricarica più comuni - spiega Altroconsumo - impiegano dalle 2 alle 6 volte in più per ricaricare l'auto rispetto alle colonnine ad alta potenzae queste ultime sono ancora troppo poche: solo il 7% circa delle colonnine hanno una potenza superiore ai 42 kW. C'è bisogno di più colonnine di ricarica rapida anche in città". 

Si chiede insomma più potenza, soprattutto dove la rapidità è indispensabile come ad esempio in autostrada"dovrebbero essere munite di colonnine per ricarica rapida, in ogni area di servizio". C'è bisogno di nuove infrastrutture che portino le colonnine oltre i 50 kW e idealmente magari fino alle ultra-rapide da 150 kW.  “Nessuna zona deve essere tagliata fuori e non è accettabile che ci siano più di 50 km fra una colonnina e la successiva". 

Altra nota dolente è la facilità di accesso alle ricariche: in Italia ci sono troppe tessere e pochi accordi tra fornitori. “I consumatori sono costretti a creare account con due, tre o più fornitori per essere sicuri di poter utilizzare tutte le colonnine che fanno parte dell'infrastruttura nazionale" e i pagamenti è necessario che diventino al più presto "pratici e semplici in ogni Paese d'Europa ed eseguibili anche con metodi tradizionali, come carte di credito o bancomat, o contanti". E' indispensabile anche maggior chiarezza sulle tariffe e sulla disponibilità di infrastrutture.

Ad oggi, conclude Altroconsumo, la scelta migliore è quella di avere una wallbox privata:  “il miglior modo di utilizzare un'auto elettrica è ancora caricarla quando è parcheggiata a lungo”, ma purtroppo qui spesso ci si scontra con regolamenti condominiali o spese troppo alte. Senza contare che nelle città, dove l'auto elettrica ha maggior senso di esistere, molti automobilisti non hanno un box di proprietà.

La critica dell'Unrae

Sul tema della capillarità dei punti di ricarica in Italia si era espresso recentemente anche Andrea Cardinali, direttore generale dell'Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri): "L'Italia è un Paese 'viziato': siamo sempre stati il Paese con la maggior capillarità di distributori di carburante, l'italiano è abituato a fare benzina sotto casa. Siamo esattamente nella situazione opposta per quanto riguarda le ricariche elettriche, ovvero siamo quelli che ne abbiamo di meno in proporzione alla rete viaria" e per questo "da parte del consumatore c'è la cosiddetta 'ansia da autonomia'". 

"Per anni parlando con le grandi utilities ci siamo sentiti dire che finché non c'era un circolante adeguato non aveva senso mettere le colonnine, ma è come dire che finché la gente non si compra un telefonino non mettiamo i ripetitori. Non ha senso. E' un problema di risoluzione facilissima: nessuno compra un'auto elettrica se non ha la certezza di poterla ricaricare. Oggi l'Italia è a 2,7 punti di ricarica su 100 km di strada. Abbiamo una media europea di 4,9 e poi i mercati veri - dove l'elettrico cammina - come l'Olanda che è a 48 punti di ricarica. La Norvegia è a 30, la Svizzera  a 11, il Regno Unito a 8, la Germania a 7".

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