Monopattini, è giusto l'obbligo del casco? L'opinione di Assosharing

Monopattini, è giusto l'obbligo del casco? L'opinione di Assosharing
L'associazione che rappresenta la maggior parte degli operatori italiani dello sharing interviene nel dibattito su sicurezza e decoro pubblico dei monopattini elettrici
28 settembre 2021

La circolazione dei monopattini sarà presto regolamentata da nuove leggi al vaglio del Governo. Sul tavolo di lavoro ci sono due questioni: sicurezza e decoro pubblico. Quest'ultimo punto riguarda più le amministrazioni locali che dovranno prevedere parcheggi (o aree) dedicati alla sosta dei mezzi di micromobilità in sharing. Mentre invece, quando si parla di sicurezza, la decisione deve partire da Roma. Se l'abbassamento della velocità da 25 km/h a 20, sembra cosa già fatta, più problematiche sono l'obbligo dell'assicurazione e del casco anche per i maggiorenni. La questione è spinosa: da un lato la spinta emotiva cresciuta dopo i recenti incidenti mortali, dall'altra la valutazione di tutte le conseguenze dell'introduzione dell'obbligo. 

Sull'utilità del casco siamo tutti d'accordo ed è chiaro quanto sia indispensabile per salvare vite in caso d'incidente. Però l'oggetto del discutere non è se sia opportuno indossarlo, ma se sia opportuno o no renderlo obbligatorio. Ne abbiamo parlato con Matteo Tanzilli, Presidente di Assosharing, associazione che rappresenta la maggioranza del mercato italiano dello sharing.

C'è grande preoccupazione intorno alla sicurezza dei monopattini.
"Ogni innovazione può portare delle preoccupazioni sulla parte di policy e di normativa, ma soprattutto il questo momento storico, la tecnologia a disposizione è in grado di aumentare gli standard di sicurezza insieme ovviamente alle amministrazioni".

Il Parlamento sta discutendo nuove leggi che riguardano i monopattini elettrici. Quali sono i temi sul tavolo?
"Sono sostanzialmente due: sicurezza e decoro urbano. Le soluzioni che abbiamo portato come Assosharing sono, per quanto riguarda la sicurezza, l'abbassamento della velocità massima a 20 km/h con l'impegno degli operatori a effettuare più investimenti in termini di educazione e formazione con, ad esempio, l'inserimento in App di un tutorial sul corretto utilizzo e sulle norme principali di fruizione in sicurezza dei mezzi. 

Per quanto riguarda il decoro urbano, la tecnologia permette già agli operatori di limitare da remoto il parcheggio in determinate aree e, in più, abbiamo richiesto la possibilità di inserire l'obbligatorietà della foto del parcheggio. In questo modo si sa se l'ultimo parcheggio effettuato è stato fatto in modo corretto o se il monopattino è stato spostato da un passante".
 

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Cosa ne pensate del casco obbligatorio?
"Dobbiamo vedere cosa fare in Europa e non possiamo essere differenti dallo standard che già oggi c'è in Europa. Siamo già l'unico Paese che lo rende obbligatorio per i minorenni. Siamo disposti a trovare delle soluzioni condivise però già lo standard è molto alto e sulla questione c'è una cattiva percezione. Dobbiamo innanzitutto far capire la differenza tra l'utilizzo di mezzi privati e in sharing. Lo sharing è tra i mezzi più controllati che circolano sulle strade: ogni veicolo è dotato di un cervello (IOT) collegato alla rete e noi in qualunque momento, qualora dovesse passare la legge, con un click potremmo abbassare la velocità a 20 km/h. La tecnologia viene incontro alle tematiche della sicurezza".

Se il casco diventasse obbligatorio, gli operatori come farebbero ad adeguarsi?
"Noi operatori abbiamo fatto ingenti investimenti sul territorio e la regolamentazione non può essere imposta dall'alto ma condivisa. C'è qualche operatore che, qualora dovesse diventare obbligatorio il casco dall'oggi al domani, sarebbe disposto a disinvestire in Italia e investire in altri Paesi. In alternativa, la possibilità (di adottare il casco, NDA) potrebbe esserci, ma dovrebbe essere programmata sul lungo termine, per permettere agli operatori di trovare delle soluzioni condivise. Ci sono investimenti strutturali e dall'oggi al domani non si possono buttare i 42mila monopattini che adesso sono in sharing in Italia. E' imprenditorialmente impensabile e quindi bisogna programmare a lungo termine questo cambiamento".

Gli operatori invece cosa vorrebbero dalle Amministrazioni e dal Governo per favorire la diffusione dello sharing in sicurezza?
"Le infrastrutture! Perché le infrastrutture sono fondamentali. L'esempio di Parigi è quello più eclatante: hanno investito 300 milioni negli ultimi 5 anni, creando 1.400 km di piste ciclabili e 10 mila parcheggi dedicati. In Italia nel PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) sono previsti 2.600 km di piste ciclabili in 22 città. Si può fare ancora molto, perché i monopattini hanno bisogno di uno spazio urbano, spazio che va trovato e devono essere le amministrazioni a prevedere ciclabili e parcheggi. Pubblico e privato devono andare a braccetto per incentivare queste tipologie di investimenti".

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