Thundervolt NK-E, la moto elettrica di Loris Reggiani

Verrà presentata a Verona, ma intanto, in esclusiva per Moto.it, qualche notizia in anteprima. “Ho sempre pensato che le moto elettriche facessero schifo - ha detto Reggiani - ma poi mi sono convertito”
8 gennaio 2019

Quando parliamo della nostra moto, pensiamo a quella che abbiamo sognato e comprato, di quella che ci accompagna tra i tornanti di montagna o semplicemente ci tiene compagnia mentre andiamo al lavoro. Una cosa diversa è quando ci riferiamo alla moto di un pilota. In quel caso la moto sta nel box, tenuta al guinzaglio dai meccanici e pronta a lanciarsi in pista. 


Poi c'è una terza via. Perché se invece parliamo della moto di un ex pilota come Loris Reggiani, quando diciamo la "sua moto", dobbiamo pensare alla moto che lui ha costruito. Sì, perché la passione per le due ruote del Reggio ha preso forma e misura nella Thundervolt NK-E, un progetto innovativo e assolutamente votato al divertimento. 
 

La moto, che verrà presentata al salone di Verona giovedì 17 gennaio, avrà le dimensioni di una pitbike, ma l’impostazione di guida sarà quella di una naked. Pochi i particolari del progetto, ma quello che si sa per certo è che la struttura portante sarà un telaio a traliccio e che monterà ruote da 12 pollici. La notizia forse più inaspettata, però, riguarda il motore: ancora non sono trapelate le specifiche, ma quello che è certo è che sarà elettrico.

 

A spiegare a Moto.it il perché di questa scelta apparentemente in controtendenza per un pilota è proprio Loris Reggiani.

 

«Ho sempre pensato che le moto elettriche facessero schifo e che non mi sarei mai convertito a questo tipo di propulsione. Ma devo dire che da quando mi è nato un figlio mi è cambiata la mente: mi piacerebbe lasciargli un mondo in cui può respirare. Poi ci sono altri problemi che un motore elettrico risolve. Sento sempre più circuiti costretti a chiudere a causa delle limitazioni delle emissioni e a causa della rumorosità. Poi mi è capitato di provare alcune moto elettriche, e guidarle mi è piaciuto molto, anche se il rumore proprio no! Allora ho capito ho capito che si poteva fare qualcosa di bello, e mi sono convertito a questa nuova “filosofia”». 

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