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Al Salone di Milano EICMA 2015 BMW si è presentata in forze per la presentazione di modelli importantissimi per la Casa di Monaco. Si parte dalla R NineT Scrambler, un modello da cui tutti - noi compresi - si attendono molto in termini di popolarità, e che apre nuovi scenari per la famiglia Heritage di BMW.
Ma anche la G310R rappresenta una svolta epocale per il marchio dell'Elica, tornando a quelle piccole cilindrate che hanno segnato i primi anni di BMW ed aprendo la propria gamma a mercati - geograficamente ma anche economicamente - finora inesplorati. In questa occasione abbiamo avuto occasione di parlare con Edgar Heinrich, capo del design di BMW Motorrad rientrato a Monaco nel 2012 dopo una parentesi in Bajaj.
La famiglia NineT è appena cresciuta con l’arrivo della Scrambler; in effetti quello che unisce la customizzazione al retrò è il segmento con maggior fermento degli ultimi tempi. Quale crede che saranno i trend nell’immediato futuro?
«Naturalmente non posso parlare in dettaglio del futuro, ma quello che mi piace di questo progetto NineT è che c’è il boxer, un’icona BMW, e poi attorno ci sono tutti questi pezzi – il serbatoio, la sella, i portanumero, il parafango – che si possono cambiare e personalizzare con grande facilità».
«La cosa rende anche a noi molto più facile e divertente lavorare su questi progetti. Vi posso dire che abbiamo davvero tantissime idee su come procedere, anche se ripeto, purtroppo in questo momento non posso dirvi di più».
Ma vale la pena di indagare: finora la NineT è stata l’unica piattaforma customizer-friendly nella gamma BMW. Crede che ci sia spazio per un approccio del genere su altre linee della famiglia? Magari certo non la GS, ma per esempio la G310?
«La 310 in effetti è completamente diversa. Certo, possiamo immaginarci di fare qualcosa su questa piattaforma – ci sono tante idee sulla carta ma… non posso essere più specifico su quello che avverrà nella realtà».
Proviamo allora a parlare di stile. Oggi come oggi il settore su cui tutti si stanno concentrando è appunto quello dell’Heritage. Ma il futuro cosa ci riserva? Un ritorno delle carenature? Altri temi del passato o qualcosa di nuovo?
«I trend sono sempre esistiti, ci sono cicli in cui alternativamente vanno di moda le sportive, poi le naked, poi le maxienduro – sono appunto cicli che vanno e vengono, mentre penso che il punto sottostante, che non dipende da queste mode, sia una divisione più costante e precisa fra moto prestazionali e moto invece più accessibili».
«Da un lato abbiamo moto prestazionali sempre più specialistiche, per le quali bisogna essere molto esperti per trarne il meglio e godersele appieno. Dall’altra abbiamo una fascia di persone che vuole usare la moto come oggetto più lifestyle, in maniera rilassata. Vivono sotto stress tutto il giorno e sicuramente non vogliono viverlo anche in sella. Con una GS o una RR, molti sentono un po’ di ansia da prestazione. Una moto come la NineT toglie lo stress – l’obiettivo non è più essere i più forti in pista o su una strada di montagna, ma quello di rilassarsi. Credo che sia più di un trend, e che rappresenti invece il modello di convivenza fra moto prestanti e moto rilassate che vedremo affermarsi sempre di più in futuro».
Parliamo della gamma attuale, più specificamente dell’ammiraglia GS. Come pensa che si evolverà il design di questo modello? Minimalismo, opulenza? Linee tese, rotonde?
«Diciamo che il nostro metodo di lavoro è classificare le nostre moto in base ai segmenti – turismo, fuoristrada, sport, Heritage – e poi cerchiamo di seguire regole specifiche in base al singolo segmento. Se osservate un GS noterete un linguaggio formale completamente diverso da quello di una RT o di una RR. Naturalmente lo facciamo intenzionalmente».
«Prendete per esempio la valigia di una RT e quella di una GS – hanno lo stesso volume, e sostanzialmente sono fatte dello stesso materiale, con le stesse soluzioni tecniche, ma sono due espressioni completamente diverse dello stesso oggetto. Quelle dell’RT comunicano eleganza, aerodinamica, quelle della GS sembrano più una scatola di munizioni. Potete lanciarle giù da una duna, coricarvici sopra la moto. Il linguaggio formale va applicato all’uso della moto».
«Guardate anche al faro anteriore, o ai trattamenti superficiali – tutto appare meccanico, geometrico, suggerendo robustezza, indistruttibilità. Non posso certo dirvi se vedrete linee più tonde o più tese, ma la nostra filosofia è questa. La GS comunicherà sempre un messaggio di robustezza, affidabilità».
A giudicare dai risultati la filosofia funziona su scala globale. Un dettaglio importante, perché con la G310R BMW vuole aggredire mercati diversi – geograficamente ma anche sotto l’aspetto demografico ed economico – da quelli in cui è abituata a dominare. E’ difficile riconciliare sotto il piano dello stile gusti molto diversi o possiamo dire che ci sia una specie di “gusto universale” per quanto riguarda le due ruote?
«Dalla mia esperienza posso dire che il gusto europeo è un riferimento abbastanza universale – se ci pensate, esteticamente parlando BMW, KTM, Ducati, sono quelle che fanno scuola e tendenza nel settore motociclistico. Detto questo, ci sono regole specifiche anche per questi mercati».
«Vi faccio un esempio: se sui nostri mercati puntiamo ad avere una moto leggera ed economica, esteticamente cerchiamo di togliere più parti possibile per ottenere un look minimalista e trasmettere leggerezza. Ma un approccio del genere non funzionerebbe in India, Cina o Sud America, dove non vogliono vedere una moto piccola, ma al contrario cercano una moto matura. Magari non spendono quindicimila dollari ma solo quattro o cinquemila, ma vogliono una moto che esteticamente trasmetta un messaggio da moto vera, matura».
Quindi possiamo suggerire che la 310, nelle sue future declinazioni, sarà sempre una moto economica ma una vera BMW da un punto di vita delle finiture e del look?
«Noterete come la G310R che abbiamo appena presentato recupera lo stesso linguaggio formale della S1000R – si presenta come la sorellina minore di un modello iconico di BMW. Qualunque cosa faremo su quella piattaforma seguirà la stessa filosofia: niente modelli specificamente pensati per un mercato piuttosto che un altro, ma piuttosto un completamento verso il basso della gamma per i diversi segmenti. I nostri clienti cercheranno sempre una vera BMW».