EICMA 2018, Andrea Dell'Orto: "Ridaremo la passione ai giovani"

EICMA 2018, Andrea Dell'Orto: "Ridaremo la passione ai giovani"
Presente e futuro del Salone di Milano, situazione del mercato moto e nuove tendenze con il presidente di EICMA
16 ottobre 2018

Chi scrive adora le conferenze stampa dove la presenza di fatti concreti fa sì che non ci sia bisogno di tante parole a fare da vernissage di poca sostanza. La presentazione della 76° edizione di EICMA è stato il classico esempio di sostanza, con ildebutto pubblico di Andrea Dell’Orto nel suo ruolo di presidente di EICMA, è stata l’occasione per conoscere da vicino un manager sorridente ma concreto, capace di parlare in positivo senza parlarsi addosso, e da cui traspare, prima di tutto, competenza e passione per le due ruote.

Giovane – classe 1969 – Andrea è laureato in Ingegneria Gestionale e ricopre la carica di vicepresidente esecutivo per l’azienda di famiglia, la Dell’Orto Spa, in cui è entrato nel 1997. Membro da diverso tempo del Consiglio Generale Nazionale di Confindustria, a fine 2017 è diventato presidente di Confindustria ANCMA succedendo a Corrado Capelli, e poi, da giugno di quest’anno, ha assunto la carica di presidente di EICMA dopo le dimissioni di Montante.

Abbiamo quindi colto l’occasione di conoscere meglio il Presidente parlando di EICMA, mercato e futuro del nostro mondo.

Inutile girarci intorno: non è bello parlare della concorrenza, ma il 2018 sembra affermare un’assoluta preminenza per EICMA nei confronti di Intermot, dove le novità vere – a differenza dell’edizione 2016, dove però l’imminenza/immanenza dell’Euro-4 ha portato ad un rinnovamento delle gamme senza precedenti – si sono contate sulle dita di una mano.

Qual è il segreto di questo successo?

«Nessun segreto. In questi anni abbiamo lavorato per fare si che EICMA diventasse il punto di riferimento per chi volesse presentare un mezzo a due ruote con un’anteprima mondiale. Lo abbiamo fatto con dei contenuti da un lato, e dall’altro puntando il focus di EICMA sulla passione ma anche sulla proiezione verso il futuro. Un percorso che ci è stato riconosciuto dalle Case, con 1200 espositori di cui la metà esteri, quindi significa che anche al di fuori dei confini nazionali questo lavoro ci è stato riconosciuto, e sono ancora più soddisfatto che questa percezione arrivi anche in un anno in cui c’è concomitanza con Intermot, e che quindi potrebbe invece essere più debole per noi».

Restiamo però un attimo in Italia: è vero che il mercato è in ripresa costante da tre anni, ma quest’anno abbiamo avuto qualche piccola battuta d’arresto, anche se il bilancio resta in positivo. Si tratta di fenomeni fisiologici?

«Sicuramente fisiologica, perché abbiamo dati positivi generali su tutto il mercato moto e scooter, mentre i “cinquantini” sono ancora in contrazione. Il mercato a livello europeo resta positivo, anche se è ovvio che non abbiamo più i numeri del 2008, ma va considerato che la mobilità sta cambiando, e che molti modelli ormai sono pensati e proiettati sui mercati asiatici, quindi è normale che un assestamento ci sia. Credo comunque che i nuovi trend della mobilità a due ruote, sia convenzionale che elettrica, possa creare una tendenza positiva per le due ruote anche per il futuro».

Un piccolo appunto, visto che si parla di mobilità: continuiamo a parlare di due ruote, ma ultimamente il discorso si sta allargando sempre di più alle tre ruote. Come le inquadriamo?

«Beh, le tre ruote sono una parte importante, anche se di nicchia. Sono un mezzo di trasporto alternativo ma importante. Le inquadriamo vedendo che molte case importanti le stanno proponendo, e quindi soprattutto in alcune città e alcune situazioni è sicuramente un mezzo capace di dare un’ottima stabilità e quindi sicurezza».

Invece, parlando di mobilità, purtroppo il “cinquantino” continua a soffrire. Lo vedete come definitivamente sconfitto dall’elettrico e dai mezzi a pedalata assistita?

«Non credo. Io li vedo molto diversi: l’elettrico e la pedalata assistita hanno un pubblico in parte diverso e per certi versi più ampio, il cinquantino paga il fatto che essendo un mezzo entry levelha dei costi un po’ alti come ad esempio l’assicurazione, che va a incidere molto di più che su altri mezzi. Ma secondo me si tratta di un mezzo che proprio per la sua natura di entry leveldeve essere ancora molto legato alla passione, e lavoreremo molto sui giovani per farlo tornare. Che sia poi ci sia la possibilità di avere dei cinquantini come alternativa alle moto elettriche, non alle bici elettriche, credo che sia qualcosa che in futuro ritornerà soprattutto legata al tema della passione dei giovani».

Un’ultima domanda, perché giustamente si è fatta distinzione fra moto elettriche e scooter elettrici: la moto elettrica fa un po’ più fatica rispetto allo scooter a propulsione alternativa a prendere piede. Che futuro si immagina?

«Fa più fatica, è vero, ma abbiamo comunque numeri in crescita, perché abbiamo avuto 36.000 moto elettriche vendute l’anno scorso contro le 25.000 dell’anno prima. La frontiera, il futuro della moto elettrica la vedo molto legata alla mobilità, e anche alle nuove tendenze dello sharing, non limitandolo allo scooter. Oggi il fenomeno dello sharing conta più di 500 unità in giro per l’Italia, con un 68% di mezzi elettrici, quindi questa potrebbe essere una frontiera molto interessante anche per sdoganare la tecnologia».

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