Nico Cereghini: “Eicma, il salone nel cuore”

Nico Cereghini: “Eicma, il salone nel cuore”
Ci vediamo al salone, se passate. E se non potete venire guardate tutto sul sito, anche se non è la stessa cosa: lo sapete, l’attesa per vedere le nuove moto è qualcosa di indimenticabile
7 novembre 2017

Punti chiave

Ciao a tutti! Da giovedì EICMA apre le porte agli appassionati, e naturalmente noi di Moto.it saremo felici di incontrare tutti quelli che vorranno passare a salutarci al padiglione 13. Saremo un po’ impegnati, abbiamo da seguire un evento dopo l’altro, ma faremo il massimo per dedicarvi un po’ di tempo.


“Quanti saloni di Milano hai visto?” Mi ha chiesto ieri un amico. La prima volta che andai in Fiera per vedere le moto e dare la caccia ai dépliant, come si faceva allora, non avevo ancora quattordici anni ed era un anno dispari, perché a quell’epoca l’evento era biennale e dispari. Era il 1961, e leggo sui libri che si trattava della trentasettesima edizione e si svolse ai primi di dicembre. Ora siamo alla settantacinquesima e dunque il conto è presto fatto: visti trentotto saloni (che sono annuali a partire dal ’97) e pronto per il trentanovesimo con la stessa curiosità della prima volta. A quaranta avrò una medaglia?


Ricordo quel primo salone nei minimi dettagli. Mentre mi avvicinavo alla Fiera Campionaria di Milano il passo accelerava per conto proprio fin quasi a diventare una corsa. Non potevo proprio trattenermi e questo succede ancora adesso. Allora erano i ciclomotori ad appassionarmi, quelli erano i miei sogni. Sostai un bel pezzo davanti a una Motobi 50 Sport rossa, bellissima, manubrio basso; avrà fatto i cinquanta all’ora a esagerare, immagino, ma se qualcuno in quel momento mi avesse detto che faceva i 150 ci avrei creduto di sicuro. Non ne sapevo nulla, mi bastava guardare le forme e immaginare il resto, andare e andare sempre più lontano a tutta velocità, e quella Motobi pareva perfetta. Fui rapito poi dalla bellezza del Gilera G 50, uno scooterino a quattro tempi forse troppo in anticipo per l’epoca. E venni definitivamente conquistato -già ho avuto l’occasione di parlarne- dal Testi Week End Cross 50, una via di mezzo tra una moto da cross e un’Harley, un modello del tutto anacronistico e di color violetto. Allora non avrei saputo spiegare perché proprio quel Testi, ma adesso lo so dire benissimo: perché la moto che ci entusiasma può lasciare del tutto indifferente il nostro migliore amico, ma per noi, per via di una inspiegabile alchimia, è semplicemente unica al mondo, e da un giorno all’altro diventa protagonista dei nostri sogni. Come la prima ragazza.


Altri Saloni mi hanno lasciato ricordi indelebili, per esempio quello del dicembre 1965 con la prima maximoto italiana. La Guzzi V7, 700 cc., non era certo il mio tipo -io sbavavo dietro alle BSA e alle Norton- però era già chiaro allora che stava per decollare un’epoca straordinaria, che l’industria italiana ci credeva, che era solo questione di tempo e sarebbero arrivate altre grosse moto straordinarie. La V7 Sport di sei anni dopo quella sì che mi convinse, già si volava alti e le moto continuavo a sognarle ma anche a provarle tutte: dal ’68 ero stato baciato dalla fortuna, tester di Motociclismo.


Poi è stata la Ducati, in realtà, a cadenzare i miei Saloni e probabilmente quelli di quasi tutti. Non c’è da stupirsi se le rosse sono diventate la bandiera del made in Italy: nessuna casa, negli anni (ci metto anche MV Agusta in seconda posizione), ha saputo stupire il pubblico di Milano con la stessa forza. Dalla Paso alla Monster 900 e alla 916 di Massimo Tamburini. E soprattutto ai giorni nostri: la Hypermotard 1100 del 2005, la 1098, poi la Streetfighter, la Multistrada, la 1199 Panigale. Quasi tutte regine del salone. Che nel frattempo ha cambiato nome, era “del ciclo e del motociclo” ma dava l’idea che per entrare dovevi spostare le ragnatele. Adesso si dice EICMA e i cuori battono sempre nello stesso modo, basta saperli ascoltare. E voi, quale ricordo avete dei Saloni già vissuti?

EICMA Nico
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