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Luca Caravà è un ragazzo di trentatré anni di Gallarate, il suo lavoro è modificare e preparare motociclette; potrebbe essere il nostro amico che vediamo ogni sera trasformare la moto nel garage di casa e che ne sa più di tutti, quel nostro amico (tutti fortunatamente ne abbiamo uno così) che ce l’ha fatta ed è riuscito a coniugare lavoro e passione entrando a far parte di una grande azienda motociclistica; quello del quale riusciamo perfettamente a comprendere punti di vista e piccole pazzie, come per esempio mollare il lavoro in Ducati e aprire la propria officina. Ad EICMA 2017, allo stand Parts Europe, era esposta la sua Desmo Flat su base Ducati SS 750 che mi è piaciuta molto, e l’ho aspettato un po’ per chiedergli qualche notizia in più sulla sua creatura: purtroppo anche i migliori cadono vittima del rinculo dei grossi mono in avviamento, e la nostra intervista, qualche giorno dopo, è iniziata così:
“Come mai in carrozzina?”
“Ho spaccato il tendine d’Achille avviando un DR 600”...
“Azz...”
Non c’è tempo di piangersi addosso, gli infortuni si superano, e del resto la rottura del tendine non gli ha impedito di completare la Desmo Flat. Ma la sua è una storia ben più profonda di quanto una singola moto possa raccontare, e durante una chiacchierata di un’oretta mi sono trovato davanti ad una passione divertita, travolgente e tenace, che deve fare i conti, come noi tutti, col mondo. In questo penso che Luca Caravà sia un po’ il portatore del nostro vissuto motociclistico collettivo, se mi perdonate l’espressione, e onestamente penso di avere poco da aggiungere ad una dedizione così ostinata e risoluta, ragione per cui vi lascio in sua compagnia:
“Ho lavorato per quattro anni a Borgo Panigale, in Ducati: sono un ducatista nell'anima, e in quella aziende lì quasi ti brandizzano il cervello e dopo un'esperienza del genere, senza fare troppo i romantici, il mio cuore è lì.”
“Mi occupavo del Factory Store, e seguivo gli eventi in pista: demo days, track days; è stato un periodo stupendo, era un gioco... poi mi sono rivolto anche al fuoristrada e adesso sto mixando le mie esperienze, e siccome negli ultimi mesi sta venendo fuori questa tendenza al Flat Track...”
“Ho girato mezzo mondo, ma alla fine mi sono fidanzato e sposato con una ragazza che abita a duecento metri da casa mia. Lei aveva un'attività, e chiederle di mollare tutto era impensabile, mentre io avevo da tempo il sogno di aprire un'officina: così ho lasciato Ducati e fondato la HOME MADE MOTORCYCLES.”
“Avevo qui questa Ducati SS 750, era una moto malmessa che commercialmente non valeva più di mille euro, allora ho pensato di tagliarla e stravolgerla un po'. Ispirazione? i bombardoni americani su base Harley: chiaramente sono un po' meno utilizzabili rispetto ai CRF che si usano di solito...”
“C’era più senso nello smantellarla e tirare giù tutti i pezzi che potevo rivendere, piuttosto che cercare di restaurarla. Con il denaro ricavato da forcella, cerchi e sovrastrutture ho finanziato la creazione della Desmo Flat nella quale ho cercato di fare in proprio il più possibile: le sovrastrutture, la parte posteriore del telaio, gli scarichi e il serbatoio sono proprio costruiti da zero...”
“Sono in attività da quasi quattro anni e ho costruito già una ventina di special, e ti dico subito che a livello qualitativo le prime che ho fatto non erano il massimo. Poi pian piano sono migliorato, perché ho imparato a saldare ed ho acquistato piegatrici, taglio al plasma, TIG, macchinari e utensili raffinati, ma fare questo mestiere costa: gli eventi e i saloni costano, i macchinari costano, se non c'è qualcuno che ti aiuta diventa un po' un casino: anche per questo la Desmo Flat l'ho fatta in collaborazione con Parts Europe.”
“i clienti vogliono avere qualcosa di diverso dagli altri, ma il mio approccio parte sempre dalla richiesta del budget e da lì cerco di tirare fuori il più possibile: ho una parte di clienti che la moto la usano per davvero e che richiedono il meglio, altri che la usano solo per andarci a prendere l'aperitivo, ed è normale che questi non cerchino la massima qualità e la prestazione, con tutto quello che ne deriva.”
“Il mio approccio preferito è quello race. Adesso, per esempio, sto cercando di tirare fuori da una Multistrada una Paul Smart Replica... non voglio fare il presuntuoso, ma il mio background mi impone di fare moto che prima di essere esteticamente gradevoli devono essere belle da guidare, e se voglio andare allo Stelvio a farmi il raduno devo poterlo fare senza problemi.”
“Se ti dicessi che ci sto guadagnando ti direi una bugia: reinvesto in macchinari tutto quello che ho. Sono partito da un capannone vuoto e l’ho rifatto da capo a piedi, con cura e senso estetico: ci passo quattordici ore al giorno, e non voglio abbrutirmi. Mi stavo rimettendo economicamente in bolla, quando mi sono rotto il tendine avviando un DR 600, e adesso è tutto più difficile. Se non avessi la passione che ho, normalmente avrei già mollato da un po’.”
“Prima di poter offrire una qualità tale da poter chiedere il giusto alla clientela giusta passa del tempo, non è una cosa immediata; tra l’altro non è che perché uno fa il meccanico da 14 anni sia automaticamente un eccellente preparatore! Tutto il mio percorso è stato un esercizio, il sogno di diventare il Krugger della situazione e fare tre moto l’anno da centomila euro c’è, ma ovviamente penso che ci sia molto da lavorare. Per la prima moto che ho fatto ho impiegato sei mesi. Ora ne basta uno solo e le faccio molto meglio, la stessa Desmo Flat per Parts Europe l’ho costruita dopo essermi rotto il tendine, lavorando in carrozzina con mio padre che mi porgeva i pezzi...”
“A parte tutto il discorso delle moto, il giornale, l’intervista, le foto, l’officina, i clienti… guarda, io ho un grosso problema: sono appassionato di cazzate, nel senso che quando posso compro le cose più stupide che esistano al mondo, tipo... adesso ho comprato una KX 500 due tempi, e vorrei farci una flat track anche con questa!”