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Non è semplice apprestarsi ad un’intervista con Sam Lowes. Cosa si chiede ad un pilota che sta concludendo la stagione forse più difficile della sua carriera? Una stagione in cui è stato più volte messo in discussione per risultati al di sotto delle aspettative, tanto da venire scaricato praticamente a metà anno. Ma anche una stagione in cui Sam ha pagato una situazione molto difficile, in cui si è trovato a debuttare in MotoGP dovendo imparare a guidare una moto completamente nuova, adattandosi nel contempo al processo di sviluppo che lo ha portato a guidare un mezzo il più delle volte diverso da una gara all’altra.
Davanti a me si siede però un pilota sorridente, con gli occhi che brillano. Pronto alla battuta così come all’autocritica, senza astio verso la squadra, ma ben felice di fare tesoro di un’esperienza che lo ha fatto crescere e maturare, oltre che a imparare la guida della MotoGP. Esperienza che magari potrebbe tornargli utile in un prossimo futuro…
Rompiamo il ghiaccio. Sam, sappiamo che hai già un contratto per correre il prossimo anno in Moto2 con il team Interwetten. Un passo indietro per farne poi un passo avanti.
«Certo. Beh, questa stagione non è andata come avrei voluto, per molte ragioni. Io, la moto e il team non abbiamo trovato l’alchimia che avremmo voluto. Invece ho un gran bel ricordo del mio periodo in Moto2, perché è impossibile per un pilota non divertirsi in quella categoria, e quindi sono sinceramente contento di tornare a correrci, soprattutto con KTM, che nelle ultime gare sta facendo davvero bene».
«Ho la possibilità di correre con il team che ha portato Luthi a lottare per il titolo, e poi ho un gran bel contratto: se dovessi vincere il mondiale ho l’opzione di tornare in MotoGP. Per me è molto importante, perché avrei la possibilità di tornare in classe regina e dimostrare che sono in grado di guidare una MotoGP».
Quindi torneresti a correre con KTM? Una prospettiva altamente motivante…
«Certo che si! Credo che KTM, oggi, fra Moto3, Moto2 e MotoGP stia facendo un lavoro incredibile – anche in classe regina stanno facendo grandi passi avanti nelle ultime gare, così come del resto in Moto2. Direi che per me sia il momento migliore per unirmi a loro, ne sono orgoglioso».
Parliamo un attimo di Moto2. Molti pensano che correndo con un motore unico si tratti di una categoria poco valida, e che le moto siano tutte uguali o quasi. La stagione di Morbidelli sembrerebbe invece dimostrare il contrario. Allora cosa conta di più? Pilota, moto o squadra?
«Non è diversa da altre categorie. Avere il team migliore, come nel caso di Morbidelli, fa una grande differenza – tutte le squadre top sono in grado di dare al pilota qualcosa in più, ed è il motivo per cui è stato molto importante potermi accordare con un team come il CarXpert-Interwetten».
«Certo, le moto sono molto vicine. Ho corso con Speed Up e ho vinto, ho corso con Kalex e ce l’ho fatta anche lì, ma comunque, sia team che ciclistica che pilota contano. Credo che in Moto2 il pilota sia davvero importantissimo, sia in pista che dentro al box. Le moto sono così vicine che se il pilota è in grado di dare un buon feedback si riesce a rendere la moto un filo più veloce di quella del box a fianco, e la cosa conta moltissimo. Poi, certo, il team dev’essere in grado di aiutarti, quindi anche quello è importantissimo».
Credi che sia formativa nel passaggio verso la MotoGP, nonostante non ci sia elettronica e molti aspetti siano molto più semplici?
«Credo che con il nuovo motore Triumph, che dovrebbe darci un po’ più di elettronica, magari con anche la gestione del freno motore, il valore formativo potrebbe crescere davvero tanto. Comunque si impara molto anche in Moto2, soprattutto dal punto di vista della guida, perché le moto sono così simili che bisogna tirare sempre al massimo senza sbagliare mai. Il motore è uguale, le ciclistiche si assomigliano tanto che bisogna trovare qualcosa di più guardandosi allo specchio: intendo che è il pilota che ce lo deve mettere – e non è male, perché corri contro avversari davvero validi, dai quali si impara sempre tanto, sia come guida che strategia».
«Dal punto di vista tecnico credo che sia necessario un bel passo in avanti, perché oggi come oggi il salto fra Moto2 e MotoGP è troppo grande, manca qualcosa. Forse non è impossibile se uno sale su una moto già di buon livello, guardate per esempio Zarco, che ha fatto una stagione incredibile. Intendiamoci, era già un pilota incredibile in Moto2, ma salendo su una moto già a punto la situazione è molto diversa. Ma salire dalla Moto2 su una moto sconosciuta e ancora tutta da sviluppare, il discorso cambia completamente. Non conosci l’elettronica, non capisci come questa influenzi il motore e la ciclistica. Serve tempo, e se il team non vuole o non può dartelo, come è stato il mio caso, è un disastro».
«Con il motore Triumph, che dovrebbe avere più o meno la stessa potenza ma tanto più tiro sotto, e quindi una bella spinta fuori dalle curve, la situazione potrebbe migliorare, soprattutto se – come pare – ci sarà anche una componente elettronica. Nei prossimi anni credo che la categoria, così facendo, farà un bel passo in avanti. Non tanto come tempi sul giro, perché la Moto2 è già relativamente molto vicina alla MotoGP – in certi circuiti ballano si e no tre secondi, che è una distanza ridicola considerando la differenza di potenza. Ma con una certa esperienza si potrà essere anche più efficaci in termini di sviluppo, mentre così com’è ora far crescere una moto in classe regina è praticamente impossibile».
Ci sembra quasi superfluo, a questo punto, chiederti cosa non abbia funzionato nella tua stagione in MotoGP.
«Tante cose. Tanto per cominciare, la MotoGP è difficilissima, perché la selezione per arrivarci è pazzesca, e chi ci arriva è un pilota pazzesco. E poi l’Aprilia è migliorata moltissimo quest’anno, il che significa che è cambiata costantemente, e che io e Aleix non avevamo quasi mai due moto identiche, perché lo sviluppo era così veloce che spesso non si riuscivano a produrre abbastanza esemplari delle singole componenti. Insomma, è naturale che il secondo pilota non abbia lo stesso materiale della prima guida, ma se sei un rookie e non disponi della stessa moto, ma la squadra si aspetta gli stessi risultati, c’è qualcosa che non va».
«Poi, certo, la seconda metà della stagione non fa testo: quando si sa che ci si separerà la Casa smette di farti provare le evoluzioni, e cala la motivazione da entrambe le parti. Comunque credo che la moto stia migliorando molto, e che per la MotoGP sia molto importante avere tutti i costruttori come partecipanti, quindi auguro loro tutto il meglio. E’ come nella vita sentimentale: a volte con una ragazza non funziona, non è colpa di nessuno ma è meglio finirla lì e lasciarsi da amici».
Ti auguriamo di vincere il titolo e di tornare in MotoGP, ma se succedesse credi che avresti comunque la possibilità di provare le Moto2 con motore Triumph?
«Probabilmente si – il regolamento della Moto2 per quanto riguarda i test è ancora in via di definizione per il 2018, ma pare sicuro che KTM, Kalex e SpeedUp dovrebbero avere due giorni in più per lavorare sui nuovi telai con motore Triumph. In questo caso sarò uno dei piloti che proverà con KTM, a quanto pare attorno a metà giugno. A Mattighofen sono molto interessati alla mia opinione, visto che ho guidato e vinto con entrambe le moto della concorrenza. Per me è bello sentire che la Casa tiene in considerazione la tua opinione, perché quest’anno non sono sicurissimo che sia successo molto spesso».
Parlando di test – ti fa piacere provare nel periodo di gare, con tutti i rischi che ne derivano?
«Si, mi piace sempre molto. L’unica cosa che non mi piace è quando ti fanno fare un quintale di test e poi non disponi di quello che hai provato in gara. Mi è successo un po’ troppe volte quest’anno. Certo, provare proprio vicino alla gara non è il massimo – l’ultimo stint è sempre abbastanza lento…».
Sembri un pilota abbastanza legato ai partner agonistici...
«Si, se mi trovo bene con uno sponsor tecnico non vedo perché dovrei cambiare. Bering e Shark sono miei partner da tantissimi anni, e mi hanno sempre protetto benissimo – devo ammettere che in quest’ultima stagione ho messo alla prova tuta e casco più spesso di quanto non avrei voluto… ma a voler ben guardare è la conferma della loro validità, quindi, ancora una volta, perché dovrei guardare altrove?».