La 42° edizione del
Rally di San Marino è stata una gara atipica. Le sue vicende sportive si sono fittamente intrecciate con una serie di eventi accaduti fuori dal tracciato prima, durante e dopo l'arrivo degli equipaggi sul traguardo di Monte Benedetto.
La classica su terra del
Campionato Italiano Rally, oltre al tradizionale abbinamento con il Rally Autostoriche, condivideva le tappe e la classifica con il Trofeo Rally Terra, nel quale ha corso e vinto
Renato Travaglia, in gara con la sua Peugeot 207. Purtroppo la gara corsa nel territorio della repubblica del Titano ha dovuto assistere al forfait di concorrenti prestigiosi e decisivi alle sorti del campionato. Pesa la mancata partecipazione di
Perico, già assente in Sardegna ed in attesa di schierarsi con la nuova
Peugeot 208 T16 per le restanti gare, e di
Perego, ancora acciaccato dal pauroso incidente nel finale dello scorso rally isolano. Pesa tantissimo, sia dal punto di vista sportivo che per l'immagine della massima categoria del rallismo italiano, l'assenza di
Andrea Nucita. Il forfait del talentuoso siciliano getta una ombra oscura sul CIR e sulla sua gestione sportiva ed organizzativa. Nucita non è solo un protagonista da classifica, ma è uno dei piloti più interessanti del panorama rallistico, e la Federazione lo aveva inserito tra i piloti che andavano seguiti, indirizzati e aiutati con l'obbiettivo di farli entrare nel mondiale rally dalla porta principale. Ma come si può considerare credibile questo progetto se non si creano le condizioni per farlo gareggiare, da prioritario e quindi in maniera competitiva, nel campionato italiano? La questione non investe solo la federazione, ma anche (se non soprattutto) il network di aziende e le gestioni sportive delle case costruttrici, poco attive e per nulla lungimiranti, e con uno sguardo troppo miope quando si tratta di guardare a quello che avviene sotto la linea del Tevere. Comunque sia, il silenzio è stato abbastanza rumoroso, e il grande (e competente) pubblico dei rally sa che Nucita merita un ruolo da protagonista nel CIR, fin dalla prossima gara di fine agosto, sulle bellissime strade del
Rally del Friuli Venezia Giulia.
Tornando agli eventi puramente sportivi, bisogna dire che, per fortuna, la gara è stata molto spettacolare, e l'ottima organizzazione è riuscita a gestire al meglio la difficile concomitanza di ben quattro eventi nelle due giornate (oltre a CIR e ai citati TRT e Trofeo Autostoriche, si è corsa anche il San Marino Baja, classica per vetture fuoristrada).
Fin dalle prime battute, il ritmo dei tre equipaggi in lotta per il campionato è stato altissimo. Era molto importante approfittare del percorso nelle migliori condizioni, quindi partire davanti nelle speciali era una necessità. Per contro, lo sterrato veloce ma con tratti molto impegnativi, inframezzato da tratti di asfalto quasi pistaioli, richiedevano una certa attenzione nel preservare meccanica e gomme.
Andreucci ha costruito la sua vittoria spingendo forte nella prima tappa ed imponendo un ritmo molto alto per i suoi avversari, che hanno sofferto, chi più chi meno, nel trovare assetti validi nell'alternarsi tra tratti veloci e tratti con salti e sconnessioni. Scandola e Basso sono riusciti a tenere botta, mentre Campedelli si è trovato, alla fine della prima giornata, con un distacco importante a causa di gravi problemi ai freni. Nella seconda giornata è stato proprio
Campedelli, su
Ford Fiesta R5, a dare spettacolo, divertendosi e divertendo il pubblico con delle PS perfette, in cui ha vinto infliggendo distacchi importanti ai suoi avversari. L'esperto Andreucci, senza clamore ma con costanza, così come fece nella Targa Florio, è riuscito a presentarsi primo ed irraggiungibile al traguardo, gestendo al meglio il vantaggio preso nella prima giornata. Più travagliata la gara di
Basso (in quest'occasione coadiuvato dalla navigazione di
Mitia Dotta), in difficoltà di assetto in alcune PS ed autore di un paio di piccoli errori che, in una gara tirata allo spasimo come questo Rally San Marino, si sono rivelati decisivi.
Scandola ha provato a ricucire lo svantaggio con la sua guida spettacolare ed aggressiva, ma così facendo ha messo a dura prova la meccanica ed, in particolare, le gomme.
Proprio il fattore gomme è costato al pilota veronese la squalifica dalla gara, a seguito del reclamo presentato da Andreucci, che ravvisava, nel corso della PS 9, l'eccessiva usura delle gomme della
Skoda di Scandola proprio nell'affrontare le prove speciali su asfalto. Il regolamento prescrive, infatti, che in ogni momento della gara il battistrada deve presentare una profondità delle scolpiture non inferiore a 1,6 mm su tre quarti della superficie rilevata. Personalmente, dubito che questa situazione creasse una situazione di particolare vantaggio per il capoclassifica, e, come molti appassionati, non amo le gare decise dalle "
carte bollate", ma, per contro, i regolamenti vanno rispettati, sempre e comunque, e se l'infrazione è stata rilevata (probabilmente per colpa e non per dolo), la squalifica è la giusta conseguenza.
Scandola e il suo team hanno opposto immediato appello al provvedimento dei
Commissari Sportivi, sospendendo la sanzione, per cui il pilota veronese ha corso le restati prove speciali e si è classificato secondo. Una classica che, però, rimane
sub judice fino alla definizione in appello, per cui il confermato primo posto del pilota della Skoda, con 59 punti e sette di vantaggio su Basso, potrebbe rivoluzionarsi, in caso di conferma della squalifica, in un clamoroso sorpasso al vertice che sprofonderebbe Scandola al terzo posto, dietro Basso ed Andreucci.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra