Iscritto: 24/10/2000 Locazione: Sesto San Giovanni
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Dai visto che si parla di Turchia vi allego un mio vecchio resoconto fatto durante la caldissima estate del 2002
La partenza da Sesto alle 7.00 di sabato in una fresca mattina mi dispone subito bene, in breve attraverso l’Engadina bella e pulita, con tutte le indicazioni precise, sai dove devi andar piano e dove volendo puoi far “scorrere”, da lì a Landek è un attimo prendo l’autostrada verso mezzogiorno che mi farà attraversare tutta l’Austria. Mi metto comodo, collego le cuffiette e la radio del cellulare con le canzoncine crucche che mi sollazzano allegramente, mi hanno accompagnato anche 2 motociclisti Olandesi uno con un Harley carenata e l’altro con un custom su base honda ultra-basso. Circa 250 km insieme ci siamo aiutati a superare in parte la monotonia autostradale. Poche procedure alla dogana Ungherese che attraverso verso le 17.30. Procedo speditamente fino a Budapest, non ho capito bene, ma mi hanno detto che le moto in Ungheria non pagano l’adesivo (matrica vignette) per le autostrade. Nel dubbio non l’ho preso. Mi fermo nella periferia di Budapest che è ormai buio. Trovo un alberghetto davvero carino ha un bel cortile con la fontana all'interno, molto curato, 35 euro con una supercolazione. Dato che Budapest l’avevo già vista l’anno scorso di ritorno dalla Polonia, decisi di puntare direttamente in Romania. La strada era “normale” ma bella scorrevole e notavo dalla parte opposta nell'approssimarsi alla frontiera Rumena molti posti di blocco dove fermavano le auto più malmesse. Eccomi arrivato alla dogana. Una bella sorpresa è l’agente Rumeno che parlava perfettamente l’italiano, un po’ impressionante alla fine il fatto di chiedermi fine se per caso avevo dei fucili…vabè dai… un saluto e via. Qui devo dire di aver fatto una delle parti più interessanti (nel bene e nel male) del viaggio. La prima cosa che si sente in Romania è un odore, meglio dire puzza, nell’aria. Un odore strano, vagamente simile a quello del gas. Una costante più o meno per tutto il Paese, tranne che sulle colline della Transilvania. La seconda cosa sono gli animali in giro, un numero impressionante di cani randagi, moti stampati sull’asfalto e lì chissà da quanto tempo, oche ai lati della strada, maialini, galline, tacchini, tantissimi carri trainati da cavalli, asini o bovini. Carri simili a quelli del far-west lungo i bordi delle strade… nei paesi solo case malmesse e baracche, di piazze, statue, negozi, giardini, neanche l’ombra. Ogni paesino ha il suo “spaccio” che visto che era domenica era super blindato con transenne e grate in ogni dove. Un’altra cosa diffusa da qui e che mi accompagnerà fino in Asia è lo sporco, immancabile in ogni piazzola, insenatura o parcheggio che sia. Andando verso sud poco prima dei Carpazi devio per quello che dovrebbe essere la parte più interessante della Romania, la Transilvania, lì non c’è niente di niente di Dracula e company, ma almeno quando attraversi i paesi rurali ai lati della strada la gente ti saluta e si ricambia volentieri, si percepisce sempre tanta povertà. La strada inizia a curvare… qui devo fare una precisazione importante, in Romania non bisogna MAI perdere la concentrazione quando si guida, generalmente in tutte le strade secondarie c’è un pericolo dossi e un 60 o 40 come limite di velocità, in realtà si potrebbe andare molto di più (soprattutto con l‘RT), ma in piena curva potete trovare voragini anche di 20 centimetri che sfonderebbero qualsiasi cerchione. Stavo procedendo su di una curva a destra e vedo a lato un rialzo sull’asfalto. Praticamente un marciapiede che partendo da destra progressivamente si allarga verso la sinistra della carreggiata, la velocità era eccessiva per cercare di fermarmi e di superarlo “di forza” neanche a parlarne… dovevo solo dare gas e sperare che finisse… ho attraversato tutta le corsia opposta, sono sceso dal ciglio e sono rientrato nella mia corsia. Vabè è andata bene. Proseguo fotografando diverse fabbriche abbandonate che qualche anno fa probabilmente davano lavoro a tante persone, perimetri lunghi diversi chilometri e l’interno svuotato di tutto, ormai niente più che dinosauri abbandonati. Avvicinandomi a Bucarest costeggio un fiume dalle acque grigie marrone, moltissima gente è lì raccogliere carcasse di ferro per riempire i loro carretti trainati da asini e rivendere chissà a chi, altri ci lavano le auto, camion e furgoni direttamente immersi nel fiume, altri ci buttano la spazzatura… altri cercano di pescare!!! Qui un’altra sorpresina della strada, se piove… bisogna stare abbotonatissimi nella guida!!! Il catrame che “raccorda le buche” ben impastato dai residui degli scarichi di auto e camion diventa come il ghiaccio e basta un rettilineo per scivolare. Grazie agli MEZ2 le derapate erano sempre ben gestibili e mai brusche, ma che “strette”… a breve ecco un’altra sorpresa, vengo fermato da un’improbabile coppia di agenti di polizia che, prima con un buon italiano e poi con fare sempre più arrogante sostenevano non so bene quale violazione, credetemi ero perfettamente in regola con il codice in quel punto e sicuramente di radar quelli non ne hanno… comunque sia sostenevano che la patente la dovevano mandare in ambasciata e poi farmi una multa dell’equivalente di 200 euro… (strano così precisa). Le parole adesso erano solo in Rumeno… poi l’agente dice che deve trattenere il libretto… non sapendo che fare, gli ho allungato un 20 € poi mi ha detto 50. Andata anche questa… ovviamente l’agente li ha messi in tasca senza nessun verbale. Procedo un po’ infastidito soprattutto vedendo la povertà di tutti gli altri… una sosta da un benzinaio (fuori da Bucarest i distributori di benzina sono le cose più moderne della Romania) mi mette di nuovo di buon umore e tra una coca e un panino faccio 4 chiacchiere con la gente presente al bar, ragazzi senza scarpe e con un fare iniziale un po’ troppo da interrogatorio, di ogni cosa che dici o che hai ti chiedono il prezzo, comunque sia progressivamente davvero simpatici. Con 5 euro offro 4 birre “delle loro”, mi ringraziano in modo esagerato e quasi commovente. Procedo verso Bucarest e prendo l’unica loro autostrada, anche qui buche e dossi, inizio a vedere diversi mercedes nuovi che lampeggiano da lontanissimo e le Dacia (veicoli simili alle renault 9 di una trentina di anni fa) si spostavano immediatamente… chi saranno mai questi in mercedes? Mi fermo da un benzinaio per vedere se c’erano degli adesivi o gadgets sulla Romania… niente, in compenso all’uscita ecco altri poliziotti, identica storia di prima… mentre avevano la patente faccio finta di telefonare e dare i numeri della targa dell’auto della polizia, qui me la cavo con 20 €… ancora più arrabbiato riparto… chissà ad averli offerti agli “amici” del bar di prima che festa sarebbe venuta…peccato. Entro a Bucarest. La cosa più impressionante è il palazzo presidenziale. Nel contesto in cui si trova (palazzoni arrabattati alla meglio, terra da tutte le parti, polvere e sporcizia ovunque) lo sfarzo di questa costruzione fa ancora più impressione, tutto il centro di lusso, che alla fine è grande come la piazza Duomo di Milano dà l’impressione di una forte disuguaglianza, non so bene, forse perché aveva il parcheggio… mi fermo in uno di questi bei alberghi, incontro un simpaticissimo imprenditore di Saronno che sta mettendo su un’azienda di etichette lì vicino e mi dice che più di 2 giorni in Romania non riesce a stare… i soprusi tra operai, impiegati, dirigenti non li riesce a sopportare e continuava a dire “qui mi fanno diventare idrofobo!!!”. Provo a fare due passi in città, ma tra la marea di cani randagi, disperati in cerca tra la spazzatura dei bei alberghi, gruppi di ragazzi di strada… come dire… li da solo… non vorrei mai che mi trovo all’improvviso un’altra pattuglia di poliziotti!!! Vabè vado in albergo a dormire evitando le proposte ricevute direttamente in reception e sul volantino dell’albergo… vedo una soap opera rumena… veramente da blob, e una pubblicità di uno che viaggia sul cassone di un furgone e lancia giù in mezzo al traffico una lavatrice… non ho capito cosa pubblicizzava, forse un’agenzia di prestiti. La mattina vedo di nuovo l’imprenditore, con il cellulare in mano era già “idrofobo!!!” troppo forte… assomigliava a Bramieri. Un altro giro nella città nel traffico caotico del lunedì… qualche foto, le mercedes… neanche traccia a quest’ora. La decisione di evitare di entrare in Moldavia e Russia senza il “visto” dell’ambasciata è presa. Punto a sud per la Bulgaria… la povertà per quanto già bassa diventa impressionante, le case sono poche per lo più baracche, tantissimi carretti e cani randagi ovunque. La puzza descritta prima ancora più presente… Arrivo quasi con sollievo alla frontiera, il simpatico agente bulgaro anche qui mi parla in italiano e non mi crede quando gli dico che la sera precedente ero a Budapest… poi vede i timbri sul passaporto e lo fa vedere ai suoi colleghi, questi escono dalla postazione e mi chiedono il prezzo della moto. La Bulgaria è messa un pochino meglio della Romania, ma sono sfumature, si sente la forte presenza della ex URSS con statue enormi anche di 20 metri che rappresentano fieri e onesti lavoratori (almeno immagino), le incomprensibili scritte dei cartelli stradali e il poco traffico (ma tanti carri anche qui) mi fanno uno scherzetto. In un strada a 2 corsie vedo una transenna con una scritta lunghissima che occupava una sola corsia… procedo con cautela nella corsia teoricamente libera, pensavo ad un restringimento, invece indicava l’uscita obbligatoria… ma l’ho scoperto dopo che mi sono trovato in pieno contromano sulla loro superstrada. Qui le strade diventano belle scorrevoli, ondulate ma poche buche, comunque gli ammortizzatori lavorano di brutto si sente un pompare continuo, l’asfalto è ruvidissimo praticamente sassi appoggiati sul catrame fuso, praticamente si sente solo il rumore dei pneumatici, la temperatura sui 35 gradi fanno diventare caldissime le gomme, quella dietro, anche per il catalizzatore, non si riesce nemmeno a metterci le dita sopra. Qui si iniziano a vedere più camion a volte vecchi di 40 anni che procedono sulle ripide salite a meno di 15 km/h buttando fuori una nuvola nera impressionante, per sopravvivere bisogna superarli di slancio e in apnea. Procedo in modo tutto sommato scorrevole e piacevole fino alla città di Stara Zagora… da qui un passo carino in mezzo al verde mi fa dimenticare di essere a così tanti km di distanza dalle nostre montagne, bello anche l’asfalto e così la segnaletica. Mi fermo quasi in sommità vicino ad una fontanella, tutto il fumo dei camion sembra che si sia fermato sulla faccia, una bella rinfrescata e un gelato al mini barettino vicino. Un ragazzino di 10 anni mi chiede un euro per lavare la moto… mi fa vedere che ha degli stracci e la spugna puliti… glielo do, ma mi faccio lavare solo il parabrezza e il faro. Mi dice delle cose ma non riesco assolutamente a capire nulla ma faccio cenno di si… dopo una signora mi si avvicina, anche lì non capisco nulla di quello che dice ma gli faccio segno di No… arriva un uomo… vabè, salgo sulla moto e vado. Arrivo sulla strada che porta verso la Turchia, anche qui si vedono vecchie industrie abbandonate che un tempo probabilmente davano un po’ di benessere in più, si inizia a vedere qualche moto “moderna”, ma soprattutto camion… tanti camion. Prima del previsto arrivo alla frontiera Turca. E qui ci starò per un 2 ore abbondanti insieme a un motociclista di Goteborg con il suo Suzuki GS 450 (non è un enduro, è simile all’Honda CB 400). Lui viene giù dalla Russia e dalla Moldavia ha scucito anche lui ai poliziotti un totale di 110 € (chiaro possiamo essere stati sfortunati, ma sono sicuro che ad altri può essere andata molto peggio). I controlli in dogana in totale sono 7. Ogni volta il passaporto più qualcosa d’altro, scopro, non senza difficoltà, che per entrare in Turchia ci vuole anche un “mini visto” da 10 € e una tassa d’importazione della moto di 9 €, quelli mi parlavano pensando che capivo ma per me quello che dicevano era Turco! Passata la dogana la Turchia mi accoglie con un’autostrada “europea” che mi accompagnerà ben oltre Istambul, asfalto buono e segnaletica precisa… ma i camion… ce ne sono un numero impressionante! Cosa porteranno? Sono alti ben più di 5 metri… e sempre una bella nuvoletta nera allo scarico… procedo… dopo 150 km decido di uscire dall’autostrada, iniziava ad essere buio e non avevo la minima idea della “recettività alberghiera” prima di Istanbul, arrivo ad un casello, vedo 3.000 da pagare… non avevo ancora cambiato nessun euro e non sapevo che moneta avessero e cosa valeva… nel dubbio do al casellante 10 € e lui mi da di resto 14.000.000!!! Al cambio un euro vale 1.800.000 lira Turca. La mia moto praticamente 27 miliardi… usata me l’hanno valutata 9.000.000.000... Faceva abbastanza impressione, no dai… con quello che ha fatto l’RT… è il suo prezzo! Il primo paese che incontro è Corlu. C’è una festa con un bel mercatino e i fuochi d’artificio, gli altoparlanti fanno sentire ad alto volume le loro preghiere, me lo giro con calma, tutto sommato non è poi così diverso da un paesino del nostro meridione, la cosa che colpisce è che probabilmente, per come mettono le cose, e per come si comportano nelle bancarelle, i furti qui sono rarissimi, addirittura il proprietario del modesto albergo del paese si è quasi offeso dal fatto che gli ho chiesto se c’era un posto chiuso dove mettere la moto. C’è un caldo opprimente la notte, e non c’è acqua dai rubinetti… mi rifaccio la mattina dove a colazione trovo tra le varie cose anche una bella e fresca anguria… parto con l’obiettivo Istambul ormai ad un centinaio di km, purtroppo il traffico incasinatissimo, i camion che sparavano gas, il caldo umido, mi hanno fatto cambiare idea, punto direttamente sul ponte che collega l’Europa all’Asia… si vede un bel cartello con “benvenuti in Asia” ma non si riesce a fotografare… non c’è assolutamente posto per fermarsi sull’autostrada… appena superato scatto 2 foto all‘Europa… procedo ancora verso est, i cartelli indicano Ankara, l’autostrada scorrevole e il caldo non più opprimente mi fanno proseguire speditamente passo per Izmit e poi ancora ad est. Non so perché ma dopo un po’ inizio a puntare a sud, vedo indicazioni per Brusa, il traffico è molto lento i camion sempre tanti, scorrevolezza scarsa… ma all’improvviso si ampliano gli scenari e tramite un percorso davvero piacevole arrivo fino a Izmir per poi giungere al paesino di Cesme di fronte all’isola di Krios. Ci arrivo in serata, il paesino è davvero bello mi lascio andare a qualche spesa visto che hanno delle cose interessanti a prezzi incredibili. Con 18 euro ho preso un paio di jeans Ugo boss e una lacost, con 40 euro un orologio che qui ha un prezzo di circa il triplo. Qualche ricordino e delle cartoline. Alloggio in una pensioncina di fronte al mare e visto che il traghetto per Krios parte alle 17 durante la giornata mi rilasso in una spiaggia e gironzolo lungo la costa. Alle 17 mi imbarco e in un’oretta arrivo a Krios da li alle 22 parte un traghetto per Piraives vicino ad Atene, lo prendo al volo insieme a dei ragazzi con ciclomotori e vespe, davvero esauriti… nottata sul ponte l’arrivo era previsto per le 6 e così è stato. Mi giro Atene la mattina presto, carina ma niente di eccezionale, per cui mi do come meta le rovine di Delfi, anche lì obbiettivamente nulla di particolare ma le strade sono sempre piacevolmente scorrevoli e tortuose, il caldo è insopportabile le zone d’ombra davvero scarse, tutta vegetazione bassa, punto a nord per arrivare con comodo in serata a Igoumenista, da lì il traghetto per Ancona, questa volta prendo la cabina, una bella dormita e due passi sul grande traghetto mi fanno arrivare fresco come una rosa allo sbarco ad Ancona alle 3 del pomeriggio seguente, un po’ in statale un po’ in autostrada giungo a casa nella serata di venerdì.
Alla fine cosa dire…. non posso dire di essere stato rapito dal paesaggio, nemmeno dire che di essermi particolarmente emozionato, ma è stato un viaggio che mi ha fatto capire qualcosa in più, almeno credo. Sicuramente fa apprezzare il fatto di vivere in Italia, sicuramente se sarò in difficoltà penserò ai ragazzi che ho conusciuto in Romania…. tutto sembrerà più facile. Non penso di ripetere un viaggio in queste terre, ma è aumentata la voglia di entrare in Russia e attraversarla fino a Murmansk passando da San Pietroburgo, con il rientro dalla Norvegia, un’altra volta…. chissà.
R1250RT - 70.000 km
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