Con la seconda tappa italiana del Campionato del Mondo Superbike, corsa sul
Misano World Circuit Marco Simoncelli, la strada del mondiale per derivate dalla serie gira la boa e si avvia nella fase cruciale del suo cammino. E' quindi un momento giusto per fare un bilancio, sia dal punto di vista sportivo che da quello che si sta preparando per il futuro della serie.
I due round di Misano hanno espresso un doppio podio che sembra un doppio verdetto. Il campione del mondo in carica
Tom Sykes saluta tutti dall'alto di un primato mai messo in discussione, e il suo giovane compagno di squadra
Baz lo segue, questa volta “piuttosto” diligentemente (anche perché non è riuscito ad avvicinarsi abbastanza per creare guai). A
Marco Melandri, reduce dalla doppietta di
Sepang, non rimane che festeggiare il gradino più basso del podio ed il ruolo di più veloce inseguitore. In classifica il ravennate è quinto, a ben 72 punti dalla testa. Si tratta di una situazione molto diversa da quella che tutti prefiguravano prima dell'avvio di
Phillip Island. Un ex MotoGP, vice campione mondiale nel 2005 e campione mondiale della classe 250 nel 2002, in sella alla
Aprilia RSV4, considerata unanimemente come la moto più vicina ad un prototipo da GP (ma altrettanto difficile da mettere a punto), sembrava la soluzione più accreditata per riportare il titolo in Italia e per scalzare Sykes e la
Kawasaki dall'Olimpo. Come spesso capita, non si erano fatti i conti con l'oste. E l'oste è di quelli tosti: Tom Sykes. Il campione inglese continua a stupire per la sua velocità e l'autorevolezza con cui segna pole position a raffica e insieme prestazioni superlative in gara. Tre doppiette e quattro podi sono la cifra di una continuità vincente, dovuta anche al continuo e proficuo lavoro di affinamento operato sulla sua
Ninja od opera del team ufficiale guidato da
Guim Roda. Un miglioramento che si palesa anche per le ottime prestazioni di Loris Baz, terzo in campionato a soli due punti da
Silvain Guintoli. Il francese dell'Aprilia ha avuto un buon avvio, ma ora pare aver intrapreso la sua “fase abulica”. Anche a Misano, come a Sepang, pare non essere in grado di replicare alle prestazioni di Melandri, che sta tardivamente iniziando a trovare l'affiatamento con la moto e la squadra. La sua posizione di classifica, a 39 punti da Sykes, lascia margine alla speranza, ma da lui si chiede un deciso cambio di passo.
La
Ducati, grande “malata” della stagione 2013, sta riprendendo la strada della competitività, ma a fatica. A Misano il piatto è agrodolce. Ad un bel quarto posto in gara 1 con
Chaz Davies fanno da contraltare la sua caduta in gara 2 e la pessima performance di
Davide Giuliano, che pure partiva dalla seconda casella in griglia. Poca gloria anche per
Rea e la
Honda, che pure avevano cullato propositi di riscatto dopo la doppietta di
Imola. La
CBR, per quanto “rinfrescata”, è chiaramente una moto di vecchia concezione, e il lavoro del team
Ten Kate, insieme ad un più consistente aiuto da Tokio, non può sortire miracoli. Purtroppo, il talento di Rea è ancora mortificato dalla superiorità tecnica degli avversari, nonostante l'inglese risulti essere più concreto e consistente che nelle passate stagioni. Anche le
Suzuki, dopo un sorprendente aperitivo, si sono parcheggiate nel secondo gruppo, con pochi ed isolati guizzi di
Eugene Laverty ma anche con molte cadute e stop tecnici, anche per il giovane talento
Alex Lowes. La classe
EVO è stata vinta, in entrambe le gare, da
Salom con la sua Kawasaki Ninja ufficiale. Il suo vantaggio dalla Ducati Panigale di
Canepa arriva così a 24 punti, rendendo la speranza di recupero una utopia. Invece, sono una bella sorpresa le prestazioni della
Bimota BB3, portate in pista dal team
Alstare di
Francis Batta. Pur non prendendo punti per la classifica, in quanto la moto non ha l'omologazione sportiva (ma si spera che arrivi fin dalla prossima gara, così come promesso dai titolari della Bimota, riuscendo a costruire il numero minimo di esemplari richiesto dal regolamento
FIM),
Ayrton Badovini è sempre in lotta per la vittoria nelle EVO, ed anche a Misano è arrivato giusto alle spalle del vincitore David Salom.
In
Supersport, il talentuoso
Michael Vd Mark sta riportando ai fasti dei tempi migliori la Honda CBR gestita dai Ten Kate. Il campione uscente
Kenan Sofoglu ha intrapreso un'annata decisamente storta, con una serie impressionante di ritiri, prevalentemente per motivi meccanici. E' evidente che il team indiano
Mahi, a cui la Kawasaki ha lasciato la gestione delle
Ninja 600 ufficiali, non ha ancora l'esperienza e la competenza per lottare al vertice di una categoria molto professionale e competitiva. Il ruolo dello sfidante è affidato a
Jules Cluzel e alla bellissima
MV Agusta F3.
Il francese ha vinto d'autorità la gara di Misano, in un momento particolarmente delicato per la casa di Schiranna. Infatti, il
team Yakhnich, che gestiva ufficialmente sia il programma Supersport che quello Superbike (che con
Claudio Corti sta correndo con poche soddisfazioni ma cercando di provare le migliori soluzioni per la Superbike che verrà schierata, si spera, il prossimo anno), ha lasciato l'impegno a metà campionato. Ora la gestione rimane affidata totalmente alla MV Agusta, ma per ambire ad un futuro di gare da protagonista è necessaria una nuova partnership con un soggetto motivato, tecnicamente adeguato e, principalmente, ben supportato economicamente.
Nelle classi
Stock, team e piloti italiani stanno facendo faville. Nella
1000, a Misano
Salvatori, con la
Kawasaki, vince il duello con l'avversario diretto
Mercado, portando il suo svantaggio a 14 punti dallo spagnolo della
Ducati. Nella
STK 600,
Faccani conquista la sua terza affermazione su quattro gare disputate, e con un bel podio tutto italiano, insieme a
Caricasulo e
Stirpe, allunga sul rivale diretto
Tuuli, caduto al primo giro.
La
DORNA, intanto, ha definito il regolamento tecnico che entrerà in vigore dal prossimo anno. Un regolamento che apre la porta alle recriminazioni di molti protagonisti. Da una parte, infatti, si attendeva una conferma di quanto promesso ad inizio anno, ovvero che dal 2015 si sarebbe corso tutti con il regolamento EVO (che ora prevede motore e elettronica Stock e ciclistica Superbike), mentre le squadre ufficiali spingevano per una semplice “sforbiciata” al regolamento attuale.
Con una decisione “
salomonica”, le moto del prossimo anno dovranno essere tutte delle “
superEVO“.
I motori di serie potranno avere delle modifiche a bielle (con lo stesso peso delle originali) e alla testata (senza modificarne il layout), mentre l’elettronica sarà libera, ma le centraline dovranno essere a disposizione dei team che vorranno acquistarle (ad un massimo di 8.000 euro).
L’acceleratore elettronico, che ha permesso a Kawasaki, Honda e Suzuki di riguadagnare competitività pur non essendo previsto sui modelli di serie, sarà ancora utilizzabile, ma dovendolo fornire ai team che lo richiederanno (ad un massimo di 2.500 euro). Molto importante è la norma che prevede un unica configurazione di rapporti al cambio per tutta la stagione; questo dovrebbe ridare un po’ di vantaggio ai
motori bicilindrici (che per il momento, è solo il motore Ducati), ma anche per questo sarà in vigore la regola che riequilibra le prestazioni con gli
air restrictor (gara per gara, e non dopo tre gare come nel corrente regolamento). Infine, i telai rimarranno di serie, ma sarà osservato un maggior rigore nelle verifiche di conformità.
Ora, si attende che le principali case facciano il loro passo. Si spera in un ritorno della
Yamaha, che dovrebbe far debuttare la
nuova R1 nei saloni autunnali. Il prototipo, in realtà, gira da tempo in pista (con la carena della R6), e i giornalisti che hanno avuto modo di vederla e “sentirla”, raccontano di un motore che dovrebbe confermare l’albero crossplane, a scoppi irregolari, ma con una struttura più compatta e una riprogettata centralizzazione delle masse.
Ancora nel mistero, invece, sono i progetti di Honda e Suzuki. Per la prima si è parlato di un rivoluzionario
V4, parente del motore della RCV da MotoGP, ma pare più probabile la conferma d quattro cilindri in linea, pur più compatto ed evoluto tecnologicamente.
In Suzuki, si parlava di un unica struttura di motore per la stradale 1000 e la MotoGP (che debutterà il prossimo anno), nell’ottica di un
progetto modulare. In realtà, non c’è nessuna certezza che le due case presentino le loro Superbike nel corso dell’anno, e vista la loro proverbiale cautela, è improbabile che ciò avvenga.
La DORNA dovrebbe operare anche per rendere più credibili le categorie inferiori. Con una Superbike ridimensionata, ha poco senso far correre una categoria Stock che risulterebbe troppo vicina tecnicamente alla top class. Inoltre, sia per la Supersport che per la Stock 600 sarebbe ora di cambiare drasticamente. Le case hanno da tempo abbandonato, commercialmente, le sportive di 600 centimetri cubici, troppo “castrate”, nelle versioni stradali, dalle
norme antinquinamento, per cui continuano a correre con modelli progettati più di due lusti or sono. Il mercato, invece, si sta aprendo a cilindrate, tipologie e motorizzazioni ben diverse e ben differenziate tra loro. L’unica moto della nuova generazione, in gara, è la
MV Agusta F3, mentre resta fuori la
Ducati Panigale 899. La Kawasaki ha da tempo “gonfiato” a
636 cc la versione stradale della sua Ninja, e le altre case stanno a guardare (ma la
Yamaha ha già il bel
tre cilindri della
MT-09 pronto per essere inserito in un bell’abitino da pista). Sarebbe quindi il caso di studiare la formula giusta per aprire la porta alle nuove sportive di media cilindrata, anche per ridare appetibilità ad una categoria di moto da troppo tempo in crisi profonda.
Infine, sarebbe importante costruire una dignità autonoma per il campionato, evitando a priori ogni rischio di subalternità dal Motomondiale. E’ necessario studiare meglio il calendario, evitando sovrapposizioni ma anche pause eccessivamente lunghe tra una gara e un’altra (come nel caso della prima gara di quest’anno, corsa il 23 febbraio, e la seconda, il 13 aprile).
E se tutto questo è troppo, almeno si faccia in modo che non manchi mai l’ingrediente che ha sempre reso appetibili agli appassionati le gare delle derivate dalla serie:
lo spettacolo.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra