Fiumata, sorgenti Aniene, Zompo Lo Schioppo, Forchetta MorreaUna gitarella tra Lazio e Abruzzi
(fotomontaggio, ovviamente) Gran giro, bellissimi posti, le cascate, una stupendissima quanto inattesa sterrata da 21km...
alle 9,20, con soli 5 minuti di ritardo, mi presento all'uscita A1 di
Valmontone, e rapidamente partiamo alla volta di Gennazzano, tra torme dei soliti bei smanettoni prenestinofili. A passo panoramico e legale ci indirizziamo sulla prenestina (
SS155) verso Fiuggi, il mio compare d'avventura Marco fa benzina (dice che la sua Africa Twin 650 dell'88: a fine giornata sarà meravigliato dei bassi consumi, quando si dice la fermezza...), ripartiamo, accostiamo vicino ai resti archeologici di una
Villa Traianea, dove scatto un po' di foto con la sua supermacchina Nikon (qualcuna arriverà su questi schermi tra un po', spero) e, per girare la moto, mi gusto, poco più su, un intero prato in fiore dove mi sento più leggiadro della "vispa teresa" in persona. Il rumore delle brutale che sfrecciano affianco suggella la mia estraneità alla battaglia domenicale.
primo obiettivo, raggiunto.
ripartiamo, giriamo a sinistra sulla bellissima quanto breve strada per
Roiate, belle curve tonde, da sportiva, gran grip, e una vegetazione che comincia a farsi prematuramente da mezza montagna. Incrociamo la provinciale detta non so perché
Maremmana Superiore, altra gran strada, e mentre io mi fermo per mostrare a Marco una cosa, lui mi dice "ma se ci mettessimo in una di queste belle curve lente qua a farci due foto dinamiche, con la funzione sport della mia camera?" e che je devo da di, de no? mi fa un po' ridere l'idea della foto dinamica sulla
caprettamannara, ma già che ce semo, famo. risulterò orsesco e mostruoso nelle foto ma è la realtà, bisogna accettarla. (anche queste, forse, a dopo).
riprendiamo la strada, raggiungiamo la Sublacense (
SS411), puntiamo verso gli
Altipiani di Arcinazzo, veramente un bel posto che fa sempre piacere rivedere. Di lì imbocchiamo a sinistra la direzione
Filettino/Trevi nel Lazio, cioè
la strada del monte Viperella. La vegetazione è particolarmente lussureggiante, al contrario dell'intelligenza degli automobilisti, e alla nostra destra scorre in un fosso ombreggiato, con qualche sporadica spada di sole a illuminarlo, l'
Aniene fanciullo, che qui non ha il caratteristico olezzo tossico-nocivo effuso nel quartiere tibbburtino. Adocchio un prato, dove ci fermiamo e si fa qualche foto, soprattutto con la sua macchina, ma qualcuna anche con la mia.
Sotto il fogliame, l'Aniene bambino.
Ritorniamo per strada. Alla deviazione per
Fiumata/sorgenti Aniene, la imbocchiamo. Arrivati al bivio, prendiamo la sterrata a sinistra che costeggia l'area camping. Procediamo per questa sterrata dove incontriamo qualche caverna o speco naturale, e un po' di bovini al pascolo.
questa cornuta si gratta la fazza contro la corteccia.
sembra incredibile, ma è proprio l'Aniene
un po' di onore ai nostri due rottami (a parte una elefant 900 con sopra una coppia, che incontriamo proprio qui, nel resto della giornata non incapperemo in alcuna moto gitante, collettiva o singola, che valga sul mercato meno del doppio delle quotazioni delle nostre due sommate)
Sabato Marco ha fatto una gita smanettosa con la RSV factory: è un po' provato nelle braccia ma lo stesso si sottopone stoicamente alle mie improvvisazioni. Senonché, a un certo punto del nostro procedere verso le sorgenti, notiamo dei cartelli di divieto di transito e scrupolosamente decidiamo di tornare indietro. Ed è a questo punto che io propongo il cambio moto. Voglio sentire com'è sta Africa gommata 40-60%. Anche lui è interessato al dominator, quindi facciamo lo scambio. Sparisco davanti in due secondi: diversamente dal Dominator, all'avantreno dell'AT non gliene frega niente di niente al cubo, sasso smosso, fanghiglia, pietra bagnata... persino sulle buche è un po' più generosa. Sembra di stare su un Mehari, si fa giusto un po' di attenzione in curva ma senza un motivo preciso.
Giriamo a sinistra per andare al ristorante/pensione/bar/vivaio delle trote di Fiumata. Ha appena riaperto, ci beviamo una cedrata perché poco altro è disponibile freddo. La gerente, romanissima de trastevere, ci racconta di prima che isitituissero il parco, vietando tutto meno il respiro: migliaia di giovani da tutto il circondario convenivano da ste parti per fare campeggio libero, grigliate libere, bagno libero, sesso libero, e altre cose interessanti e libere, per giorni, settimane o anche mesi. E io mi figuro un'esercito di Dyane, 2cv, cagiva e honda da enduro, e poi yamaha e scrambler vari e biciclette e tandem e risciò accorrere in massa sul Viperella... oggi, nell'Italia caduta in prescrizione, metastasi televisiva alla De Filippi, solo indizi vaghi e tremolanti di tutta questa energia vissuta insieme, di questo retaggio vicino ma lontanissimo.
Dalla settimana ventura, il vivaio-pensione riaprirà a pieno servizio: qui fanno buone ricette a base di trota, di ogni sorta, l'ambiente è suggestivo e il clima un po' umido ma fresco. E non c'è quasi mai nessuno.
Ripartiamo, sempre io sull'Africa Twin 650 e lui sulla mia, che sull'asfalto lo diverte mooolto di più che sullo sterrato. Il motore dell'AT è sempre una delizia, direi ideale per il turismo tortuoso, peccato la sella scavata da lui che fa sentire caldo al popò e piega oltremodo il mio malandato ginocchio.
Ci muoviamo con garbata eleganza per i tornantoni che portano alla
Serra S. Antonio, sfiliamo a fianco dell'albergo dove l'anno scorso andammo a dormire io e Snoopy, e incredibilmente nello stesso punto (superato l'albergo) in cui l'anno scorso mi si affiancò al crepuscolo un barbagianni, quest'anno rischio di investire non so che cincia. Questo è un posto dove si rischia di prendere uccelli, bisogna dirlo a turistapercaso
Annoto due ktm molto tecnici che escono da un'area attrezzata, lì ci dev'essere uno sterrato facilotto da cui poi si parte per boschi da gente seria. Segnato.
Ad un certo punto, superata la vetta del Monte Viperella e cominciata quindi la discesa verso
Capistrello, mi fermo a un poggio ricavato sul terrapieno di una curva a sinistra e faccio qualche fotina, in su e in giù.
Capistrello
Ci riscambiamo le moto (apprezzo molto le mie gomme tonde e il mio tassello meno intagliato, molto più di quanto facessi prima) e puntiamo a scendere, a nord.
Giunti a Capistrello ci buttiamo tra le curvette della vecchia Sora-Avezzano, ormai soppiantata dalla superstrada. La temperatura è aumentata enormemente, il nostro obiettivo ora è quello di salire alle
cascate di Zompo Lo Schioppo e trovare dove mangiare guardando la gara di Moto GP.
Saliamo, vediamo, controlliamo, e torniamo indietro. Il mio compare ha notato un ristorante defilato e insiste che dobbiamo mangiare lì.
Tagliatelle fatte in casa col ragù e una modesta porzioncina d'abbacchio, caffè e conto grazie. Marco riceve dal figlio telefonate di epico aggiornamento circa la gara di MotoGP che non abbiamo potuto vedere..
Ripartiamo alla volta delle cascate, dove però ora ci fanno pagare l'ingresso (prima il gabbiotto era vuoto, stavano a pranzo) di un euro. Paghiamo, parcheggiamo e cominciamo ad arrampicarci in questo bosco umido e ombroso, per sperare di raggiungere la vista delle cascate. Stress mostruoso per il ginocchio, ma andiamo avanti. Anche le foto con la macchina di Marco le farò io, per un suo momentaneo problema fisico. Alle cascate mi metto a dialogare in brianzolo con le famigliole stile parrocchia di de sica/don buro, e a dare consigli su come affrontare i terrificanti guadi necessari ad addentrarsi nel parco.
Vi mostro qualche scatto fatto colla mia plebeissima Coolpix, giusto per farvi un'idea.
Ascesa fracassaginocchia su per il boschetto.
Qua ci sono fiottini d'acqua in giro da per tutto...
Le cascatelle, qua e là
A questo punto ritorniamo con calma al parcheggio, strapieno di moto quasi tutte nuovissime e/o agggggresssivissime (se c'è la crisi come cacchio fa la gente ad aver sempre la moto di sei/nove mesi?!?), ci beviamo un po' dell'acqua di fonte fresca fresca, e con grande agio ci rivestiamo e ripartiamo. Dopo 300 metri troviamo una coda di moto e auto, sulla sinistra una motociclista in terra, dolori di schiena. Se ho ben capito, ha subito le conseguenze di un micro high side per una sbandata iniziata su uno strato di brecciolino evidentissimo, evitabilissimo, secchissimo e su un tratto drittissimo. Constatata la sovrabbondanza di soccorritori alla poveretta, ripartiamo.
Dopo un gelatino a
Morino, prendiamo a sinistra per Avezzano, destra subito per
Civita d'Antino. Marco mi segnala che siamo di nuovo in zona-rifornimento.
Io gli spiego che ci attendono una trentina di km abbondanti, su per la montagna, poi scolliniamo e alla peggio il distributore lo troviamo lì.
Quello che non so è se la strada sarà tutta asfaltata oppure no. Però so che esiste su googlemaps, quindi, se è sterrata, è facilissima. Arrivati a Civita d'Antino su asfalto, le indicazioni in bianco su fondo marrone mi fanno sospettare che non ci sarà asfalto per un pezzo bello lungo.
Due fotine le scatto proprio al principio della stradina sterrata per
Forchetta Morrea e
Collelongo, a salire sulla catena della
Serra Lunga, quando intravedo un tratto di vegetazione belloccia.
Stimando ad occhio sulla cartina il tratto segnato in biancoegiallo, con le distanze, ci aspettano 20 km di sterrato:
questi.So che Marco insisterà per non farlo, ma so che alla fine sarà contento di averlo fatto. Quindi per i primi 3 km gli dico che saliamo in avanscoperta e poi torniamo indietro;
percorsa questa distanza, gli dico che ne abbiamo fatti 6 e che ne mancano 9 o 10
, ed è così bello che forse vale la pena continuare. Naturalmente di km ne mancheranno per una mezzora sempre un po' gli stessi, via via
La salita ha una ripidità non esagerata ma avvertibile, c'è troppo sasso smosso per i miei gusti e a un certo punto mi fermo a sgonfiare le gomme che sono effettivamente troppo gonfie.
Va be', intanto che procediamo ci fermiamo spesso per contemplare il panorama, sempre più bello via via che ci si dirige a nordest.
I colori Hrc ben si accordano con l'ambiente esterno, anche se non si direbbe.
Il bovino, fiero baluardo della natura contro la motocicletta... Ne abbiamo incontrati 5 gruppi, tutti con vitellini. La vacca, in particolare se con prole al seguito, non ama la moto; la punta con le corna lunghe e aguzze, abbassa la testa e comincia ad arrotare le zampone anteriori. Al che tocca spegnere il motore e farsi avanti a piedi. Miracolosamente si scosta dalla carreggiata, con una posatezza riluttante.
Il bivio, salendo da Collelongo:
A questo punto scendiamo su asfalto, con quella solita andatura fiduciosa, sciolta e totalmente trasformata che si ha quando si rimette piede su asfalto dopo un bel po' di sterrato.
Tiriamo per
Villavallelonga per fare benzina e decidere il seguito. E' troppo tardi per sondare la strada verso sud, per
Schiena Cavallo. Puntiamo verso casa, ma preannuncio a Marco che io preferisco fare l'interna guidata e non da subito l'autostrada. Lui ha invece premura.
Ad
Avezzano, Marco prende l'autostrada e dieci minuti di pioggia battente, io resto sulla Tiburtina, raggiungo
Tagliacozzo e faccio la strada dei
Colli di Montebove (la TIburtina vecchia) che è uno dei topos smanettonici locali, il tutto senza prendere una goccia d'acqua. Data l'ora, non incontro anima viva di nessuna sorta: né moto, né bici, né auto (mi pare). Un paradiso, condotto a ritmo allegro ma rifuggendo ogni tentazione estrema.
Procedo poi sulla Tiburtina sino a Roma raccordo, fermandomi a
Tivoli per una fotina panoramica al tramonto.
raggiungo tranquillamente casa, incontrando ancora poco traffico.
le migliori (e più abbondanti) foto sono sulla macchina del mio socio, presto dovrei poterne disporre, spero.
questo è il percorso del giro, che ha ammontato però a 370 km perché alcuni piccoli tratti li abbiamo coperti più volte, per varie ragioni.
note finali:
grande relax e grande pace e serenità interiore, forse pause troppo lunghe, ma non importa. perfetta armonia col compare, in ogni aspetto e momento.
un passo arioso, sereno sul dritto, senza mai stress in nessun punto e con divertimento di guida nei luoghi adatti.
alcuni posti dove tornare, magari allungando il brodo.
strabiliante l'africa twin fuori asfalto.
e se va bene a noi fermoni, buon mototurismo a tutti
vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta