Originariamente inviato da emilio.sansoneOriginariamente inviato da paoktmvabbè che le inglesi sono esplicite in tutto.... anche quando vogliono andare a letto.....
Questo commento alquanto pruriginoso non l'ho capito. Nel video mandato da Worm non ho visto letti, ma lettighe. C'è poco da richiamare la "fottutella", mi pare... Mentre la comunicazione relazionale ha una miriade di messaggi ed atteggiamenti che, comunque, perseguono ed ottengono lo stesso risultato, la comunicazione di massa non si presta a questo schema.
E' vero: gli anglosassoni sono più diretti, ma alcuni messaggi devono raggiungere nel profondo, violentarlo nelle sicurezze più nascoste. L'immagine realistica (e non misitficata) della vicenda, richiama direttamente ciò che ogniuno fa o può aver fatto, e quindi la visione delle conseguenze lo rende direttamente cosciente dell'evento.
Due altri esempi.
Molti anni fa (qualcuno dei presenti non era nato), passava uno spot contro la droga. Immagini di ragazzi che fanno una vita sana, sempre con il sorriso, aiutano i vecchietti e sotto un testo retorico, con il messaggio finale: "preferisco vivere".
Che cosa rappresentava? A chi era rivolto? Quale utilità aveva?
I soliti anglosassoni facevano semplicemente vedere quello che chiunque di noi poteva vedere passando in qualche "zona di buco". Zombie con una siringa nel braccio martoriato, gli occhi rivolti e vuoti, a volte l'urina che bagnava i pantaloni. Come erano arrivati a farlo non si sa, ma di sicuro quella immagine, ovvero la conseguenza dell'atto, era sicuramente scoraggiante. L'effetto della realtà è più forte di qualsiasi favoletta retorica e buonista.
Ancora: molti ricordano l'idiozia comuncativa della campagna italiana sull'AIDS (e per l'uso del profilattico).
Uno stupido alone rosa circondava alcune persone. Alcune persone senza alone interagivano (con immagini patinate ed asettiche) con quelle "rosate", sempre sorridenti e pettinate. Dopodicchè la solita frasetta retorica "AIDS, se lo conosci lo eviti, se lo conosci non uccide". E' vero che si faceva direttamente vedere la causa (scambio di siringhe, sesso non protetto) e palesava, alla fine, il famigerato profilattico (con i fulmini e le saette del Vaticano e delle associazioni vicine) come protezione, ma quali erano le conseguenze? Un alone rosa?
Uno spot (se non ricordo male) canadese, faceva vedere una coppia che flirtava in un locale. Uno scambio di battute faceva capire che il rapporto sessuale che si sarebbe consumato non sarebbe stato protetto. L'immagine passa alla mattina, con la ragazza che va allo specchio e sorride. Poi, una sequenza di momenti in cui la ragazza si guardava allo specchio, sempre più smagrita, con la pelle sempre più rovinata, ed il sorriso trasformato in una smorfia triste, fino all'urlo finale, di fronte allo specchio, di fronte all'immagine riflessa di una figura scheletrica e con i capelli radi e sfilacciati.
Non è un pò più efficace?
Quello che voglio sottolineare è che la comunicazione dell'allerta, del pericolo, DEVE contenere le conseguenze. Nella maniera più diretta e realistica, perchè solo così scopri le difese più subdole del target, gli trasmetti il dubbio sulle sue azioni e convinzioni, gli insinui il timore degli eventi correlati ad un comportamento pericoloso.
E se una tizia vuole portarsi a letto un babbascione, è meglio che glielo comunichi direttamente e non aspettare che lo capisca con messaggi ambigui.
Poi, se la tizia vuole anche farsi portare in giro dal babbascione, farsi regalare qualcosa, sposarsi, è bene che adotti una strategia più indiretta e suadente.
Ecco, la pubblicità di un prodotto vuole "sposare" il target, blandirlo, rassicurarlo, convincerlo che il dentifricio di turno non sia solo una pasta per sbiancare i denti ed "aggiustare" l'alito, ma un amico fraterno che ti aiuta a gestire i rapporti interpersonali e ad affrontare la giornata con ottimismo e dinamismo.
La comunicazione sociale deve raggiungere il target in maniera diretta e ottenere l'unico risultato richiesto: dissuadere da un comportamento o da un abitudine.
Il target è SEMPRE un babbascione.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra