Eh va bene socio, parliamo della Cappadocia che fu.
Nel 1985 ho visitato la Turchia occidentale spingendomi ad est fino alla Cappadocia.
Quel viaggio fu fatto in camper, l’unico mezzo che ci permetteva di affrontare viaggi con bimbi piccoli.
Questa nostra avventura, mi ha riportato alla fine del nostro viaggio nella Turchia orientale a ritornare nella Cappadocia odierna.
Devo darti atto, Zeno, che dal punto di vista paesaggistico le cose sono rimaste quasi le stesse.
Forse il merito di questo è stato il conferimento di sito dell’Unesco.
Quello che ho trovato enormemente cambiato sono le strutture che sono sorte in modo indiscriminato attorno a queste bellezze.
La speculazione del luogo era sicuramente uno scotto da pagare, ma la discrezione avrebbe certamente giovato al sito.
Mi riferisco, per esempio, a quelle strutture ricettive che in alcuni casi conglobavano il reperto.
Ma la cosa che certamente mi ha deluso è stato l’aria da baraccone turistico che si respira.
Mi rendo conto che ventinove anni sono tanti, e, nel secolo attuale, le cose cambiano in modo iperbolico, ma si è perso quel contatto con la gente rurale, che ti coinvolgeva nel suo stile di vita.
A quel tempo eravamo noi le curiosità. La gente ti adottava nel suo stile di vita, per capire il
tuo mondo e facendoti conoscere il suo senza barriere di stereotipi.
E’ qui che ho imparato ad amare ed apprezzare il popolo turco, per la sua disponibilità, per la sua fierezza anche in condizioni di povertà.
La fierezza di un popolo affrancato da un grande statista, Mustafà Kemal chiamato Ataturk ossia il padre della Turchia moderna, una grande figura che oggi purtroppo non trova riscontro nel suo erede (Erdogan).
Ora tutto questo è scomparso, gli anfratti dei camini di fata non sono più abitazioni per i più poveri o stalle per i loro animali.
Forse è giusto che sia così, che il progresso avanzi, ma si è perso il sorriso di quei bimbi che ti chiedevano la caramella o la sorpresa e la curiosità di quegli uomini che sgranavano gli occhi di fronte a quella piccola casetta viaggiante fornita di cose che loro non avevano mai visto.
Ho sempre pensato che se ti innamori di un luogo non devi ritornarci, perché ne rimarrai deluso.
Per me, per Antonella è stato così, ma abbiamo la fortuna di aver conosciuto due volti della Cappadocia, così possiamo ricordare quella che abbiamo amato.
Anch’io vorrei ringraziare ed abbracciare i miei compagni di viaggio Antonella, Marianna, Zeno ed Ettore.
E’ stato un viaggio lungo ed a tratti faticoso, ma non è mai mancata la serenità e la gaiezza condivisa con persone speciali.
Grazie a tutti voi per questo.
giancarlo
"L’unico modo di liberarsi da una tentazione è cedervi."(O.Wilde)