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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Il Party della Vita è già iniziato da un pezzo, ben prima del nostro arrivo. Quando stiamo per nascere è come se fossimo sul marciapiede e scorgiamo delle luci accese al terzo piano e dalle finestre aperte si diffonde la musica e si vedono persone che ballano. Alcune ragazze affacciate fanno ondeggiare i loro drink ammiccando in modo invitante. Finalmente siamo invitati. Ci vuole qualche tempo (anni..) per ambientarsi e vincere le timidezze ma alla fine scopriamo che, tutto sommato è una Gran Festa e non vorremmo mai andare via.
A questa festa, tuttavia, il numero degli invitati è il doppio di quello dei salatini. Possiamo esercitare il potere di modificare o correggere il nostro destino soltanto al 50% mentre il rimanente 50% non dipende da noi. Per uno che vive in uno slum di Nuova Delhi e vuole diventare un giocatore di Polo, questa percentuale è addirittura più bassa ma è vero che c’è chi influenza il suo destino in misura maggiore del 50% come ad esempio Paris Hilton se si mettesse in testa di studiare il giapponese.
Dunque, se allungo la mano per prendere il salatino e me lo vedo soffiato da chi aveva il braccio in posizione più avanzata non me la devo prendere, a patto di aver usato tutto il 50% di potere in mio possesso per arraffarlo
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Iscritto: 17/08/2007 Locazione: VA
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interessante punto di vista
la diavel non ti cattura per le sue doti, ma x quello che non puoi provare con il resto delle moto in circolazione:)
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Iscritto: 19/04/2005 Locazione: Roma
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Mi sono ricordato delle feste alle elementari dove sul tavolo trovavi panini già MOZZICATI e rimessi al loro posto. Nel mondo in cui viviamo "noi" la corsa al salatino non ha più senso. Dovremmo fare ammenda e sfamare gli affamati; quelli veri.
Il vero problema non è imparare ad andare forte ma è imparare ad andare piano !
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da pigsurfneroMi sono ricordato delle feste alle elementari dove sul tavolo trovavi panini già MOZZICATI e rimessi al loro posto. Nel mondo in cui viviamo "noi" la corsa al salatino non ha più senso. Dovremmo fare ammenda e sfamare gli affamati; quelli veri. Il salatino qui è la metafora del potere che abbiamo di cambiare i nostri destini. Il numero di salatini è la metà del numero degli invitati perchè abbiamo a disposizione un 50% di potere d'influenza sul nostro destino. La corsa al salatino significa soltanto esercitare il nostro potere di cambiare, se lo vogliamo, i nostri destini. Non c'entra con l'arrivismo
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Iscritto: 02/07/2004 Locazione: Provincia di Ancona
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Per me, causa forse della mia giovane età, quella percentuale è più alta. Magari un 75%. Perchè in fondo siamo quello che costruiamo e quindi la percentuale di potere d'influenza aumenta se noi creiamo le giuste condizioni affinchè aumenti.
Tutti noi sappiamo che tra la moto che usiamo sulla strada e quella dei piloti in pista c’è una bella differenza di prestazioni e di guida, però i gesti che facciamo sono quelli e crediamo di provare più o meno la stessa inebriante sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quasi di volare. E in fondo al cuore molti di noi sono abbastanza sicuri che su quella moto, naturalmente dopo il necessario tirocinio, riusciremmo a cavarcela. E soprattutto sappiamo che Simoncelli e Dovizioso, Rossi e Capirossi, alla guida della nostra moto farebbero dei numeri pazzeschi. Noi e loro siamo molto simili, parliamo lo stesso linguaggio. E tutti amiamo la moto. - Nico Cereghini
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Iscritto: 17/08/2007 Locazione: VA
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per me è un po piu bassa, noi possiamo decidere proprio poco, anzi tanto sulla breve scadenza e pochissimo sul nostro futuro, per questo deleghiamo (erroneamente) altri a farlo per noi.
e siccome viviamo in un mondo con leggi che noistessi (o chi ci rappresenta/va) hanno creato, siamo assoggettati a dette leggi e quindi possiamo decidere chiusi nei nostri stessi limiti, limiti che non possiamo cambiare direttamente:)
contorto ma rende
la diavel non ti cattura per le sue doti, ma x quello che non puoi provare con il resto delle moto in circolazione:)
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da razorjackper me è un po piu bassa, noi possiamo decidere proprio poco, anzi tanto sulla breve scadenza e pochissimo sul nostro futuro Anfatti! Se io sono italiano e vivo a milano ma mi piacerebbe fare il surfista a Maui devo avere un capitale da parte e un sacco di tempo a disposizione per andare e venire un paio di volte all'anno in perlustrazione a cercare casa e trovare un lavoro, ottenere la green card, andare in palestra a farsi il fisico per non affogare alla prima onda...sperando che la cosa vada in porto. Tutte cose che non ho. A meno di non avere l'occasione della vita, salvando un milionario hawaiano a Milano per turismo (see...) caduto nei Navigli dopo una sbronza e che sta per affogare e che, riconoscente, mi proponga di collaborare con lui. E questo è il 50% che non controllo io
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Iscritto: 19/04/2005 Locazione: Roma
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Originariamente inviato da Urban_CowboyOriginariamente inviato da pigsurfneroMi sono ricordato delle feste alle elementari dove sul tavolo trovavi panini già MOZZICATI e rimessi al loro posto. Nel mondo in cui viviamo "noi" la corsa al salatino non ha più senso. Dovremmo fare ammenda e sfamare gli affamati; quelli veri.
Il salatino qui è la metafora del potere che abbiamo di cambiare i nostri destini. Il numero di salatini è la metà del numero degli invitati perchè abbiamo a disposizione un 50% di potere d'influenza sul nostro destino.
La corsa al salatino significa soltanto esercitare il nostro potere di cambiare, se lo vogliamo, i nostri destini. Non c'entra con l'arrivismo Però il discorso dei salatini, se noti bene è contestualizzato in un ambiente pieno di concorrenza in cui tutti rincorrono un fine ma non tutti lo raggiungono. Il destino si confonde con il fine. Tipico del nostro mondo. In altre culture il destino è altra cosa. Il vero problema non è imparare ad andare forte ma è imparare ad andare piano !
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Iscritto: 02/07/2004 Locazione: Provincia di Ancona
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Fare il surfista a Maui è una piccola impresa, ma se c'è chi ha creato la Ferrari sessant'anni o la FIAT cent'anni fa, perchè non riusciresti tu?
A me piacciono i motori e mi piace portarli in pista. Ho lavorato per potermi permettere una moto e ho lavorato per portarla in pista. Una piccolissima impresa, ma mi è costata cervello e fisico (studente lavoratore). E ce l'ho fatta. Volevo laurearmi e ce l'ho fatta. Volevo gente come me per andare in moto e l'ho trovata.
Tutte piccole imprese, ma se mi fossi fermato a quel 50% di potere d'influenza, non so se avrei fatto tutto.
Tutti noi sappiamo che tra la moto che usiamo sulla strada e quella dei piloti in pista c’è una bella differenza di prestazioni e di guida, però i gesti che facciamo sono quelli e crediamo di provare più o meno la stessa inebriante sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quasi di volare. E in fondo al cuore molti di noi sono abbastanza sicuri che su quella moto, naturalmente dopo il necessario tirocinio, riusciremmo a cavarcela. E soprattutto sappiamo che Simoncelli e Dovizioso, Rossi e Capirossi, alla guida della nostra moto farebbero dei numeri pazzeschi. Noi e loro siamo molto simili, parliamo lo stesso linguaggio. E tutti amiamo la moto. - Nico Cereghini
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da RedAceFare il surfista a Maui è una piccola impresa, ma se c'è chi ha creato la Ferrari sessant'anni o la FIAT cent'anni fa, perchè non riusciresti tu?
A me piacciono i motori e mi piace portarli in pista. Ho lavorato per potermi permettere una moto e ho lavorato per portarla in pista. Una piccolissima impresa, ma mi è costata cervello e fisico (studente lavoratore). E ce l'ho fatta. Volevo laurearmi e ce l'ho fatta. Volevo gente come me per andare in moto e l'ho trovata.
Tutte piccole imprese, ma se mi fossi fermato a quel 50% di potere d'influenza, non so se avrei fatto tutto. Perchè non ho un casso da parte per andare su e giù a Maui e quel poco che ho me lo tengo per le emergenze (denti, macchina, scioponi se mai ce ne saranno..) e non mollo lavoro e tutto per inseguire una farfalla che svolazza. Quando si avviano imprese si valuta sempre i rapporti costi/benefici e se risultano anti-economiche o campate in aria non s'inizia nemmeno. Giovanni Agnelli Sr. proveniva da un'agiata famiglia di Villar Perosa e aveva abbastanza soldi per aprire una società anonima coi suioi amici con cui si vedeva al Bar Mugna di C.so Vittorio Emanuele a Torino. Che poi l'impresa ha avuto successo è un'altro discorso. Enzo Ferrari idem. Aveva la sua officina e dalle corse in Alfa è passato alle elaborazioni e poi ha aperto la sua scuderia. Il tutto in modo progressivo e graduale. Va detto inoltre che entrambi non avevano pianificato (ne avrebbero potuto farlo) il proprio destino e ciò che sarebbe stato. Io ho detto e dico che il ns. destino, per dare delle cifre, lo possiamo controllare nella misura del 50%. Il resto è assolutamente imponderabile e non dipende assolutamente da noi. E comunque, la decisione di cambiare destino prescinde da un calcolo di rischio d'impresa. La ns. meritocrazia è nulla senza le condizioni esterne favorevoli: è solo il 50% dell'opera. Tutto qui
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Iscritto: 19/04/2005 Locazione: Roma
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Originariamente inviato da Urban_CowboyOriginariamente inviato da RedAceFare il surfista a Maui è una piccola impresa, ma se c'è chi ha creato la Ferrari sessant'anni o la FIAT cent'anni fa, perchè non riusciresti tu?
A me piacciono i motori e mi piace portarli in pista. Ho lavorato per potermi permettere una moto e ho lavorato per portarla in pista. Una piccolissima impresa, ma mi è costata cervello e fisico (studente lavoratore). E ce l'ho fatta. Volevo laurearmi e ce l'ho fatta. Volevo gente come me per andare in moto e l'ho trovata.
Tutte piccole imprese, ma se mi fossi fermato a quel 50% di potere d'influenza, non so se avrei fatto tutto.
Perchè non ho un casso da parte per andare su e giù a Maui e quel poco che ho me lo tengo per le emergenze (denti, macchina, scioponi se mai ce ne saranno..) e non mollo lavoro e tutto per inseguire una farfalla che svolazza.
Quando si avviano imprese si valuta sempre i rapporti costi/benefici e se risultano anti-economiche o campate in aria non s'inizia nemmeno.
Giovanni Agnelli Sr. proveniva da un'agiata famiglia di Villar Perosa e aveva abbastanza soldi per aprire una società anonima coi suioi amici con cui si vedeva al Bar Mugna di C.so Vittorio Emanuele a Torino. Che poi l'impresa ha avuto successo è un'altro discorso.
Enzo Ferrari idem. Aveva la sua officina e dalle corse in Alfa è passato alle elaborazioni e poi ha aperto la sua scuderia. Il tutto in modo progressivo e graduale.
Va detto inoltre che entrambi non avevano pianificato (ne avrebbero potuto farlo) il proprio destino e ciò che sarebbe stato.
Io ho detto e dico che il ns. destino, per dare delle cifre, lo possiamo controllare nella misura del 50%. Il resto è assolutamente imponderabile e non dipende assolutamente da noi. E comunque, la decisione di cambiare destino prescinde da un calcolo di rischio d'impresa.
La ns. meritocrazia è nulla senza le condizioni esterne favorevoli: è solo il 50% dell'opera. Tutto qui
Il lama parla della necessità di perdersi e di non avere "attachment" perchè è l'attacamento la fonte di ogni nostro male. Medita. Il vero problema non è imparare ad andare forte ma è imparare ad andare piano !
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da pigsurfneroIl lama parla della necessità di perdersi e di non avere "attachment" perchè è l'attacamento la fonte di ogni nostro male. Medita. [/size][/i] sfondi un portone aperto: infatti ho scritto nel mio messaggio della decisione di cambiare destino che prescinde da un calcolo di rischio d'impresa, per rispondere a Red che mi citava invece esempi di scelte ben ponderate e che prevedevano vie di fuga (Agnelli, Ferrari, etc.) Ripeto: anche una scelta di cambiare destino SENZA ATTACCAMENTI di qualsiasi tipo, come li chiami tu, è un'opera incompiuta. Se anche decidessi di licenziarmi e andare a vivere nei boschi, per assurdo, sarei a metà dell'opera perchè dovrei fare anzitutto i conti con la mia fibra e dunque potrei pensare di sopravvivere solo se avessi specifici requisiti fisici e biologici. E questa non è una scelta mia. Spero di essermi spiegato
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Iscritto: 24/02/2009 Locazione: vigevano e pavia
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Urban, mangiato pesante ieri sera?
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da bymaxxUrban, mangiato pesante ieri sera? Dichi? no, na peperonata leggera
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Iscritto: 02/07/2004 Locazione: Provincia di Ancona
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Continuo a non esser d'accordo. Agnelli senior avrà pure avuto le spalle coperte, ma anche la tenacia di andare avanti. Certo, vai avanti più sereno con un bel paracadute pronto ad aprirsi, ma allora chi gliel'ha fatto fare di avviare un'attività del genere (tralascio la piccola polemica sul successo dell'impresa, planetario è l'aggettivo migliore, ma è una mia opinione). Ferrari aveva la sua officina, ma è nata dal nulla quella? Insomma, quello che voglio dire è che è molto facile, davanti ad un fallimento, crogiolarsi in quel 50% di condizioni esterne. Lo ripeto: siamo quello che costruiamo. Per me più volontà abbiamo e più quella percentuale si assottiglia (senza mai scomparire, siamo d'accordo). Verissimo quando dici che facciamo un'analisi costi/ricavi prima di intraprendere un progetto, ma a volte ci si deve buttare e credere, almeno credere, che possiamo fare di più di quel 50% che è nelle nostre possibilità. Ho lasciato ingegneria per fare una facoltà che mi piacesse veramente, sicuramente con meno sbocchi e meno certezze della prima, ma l'ho fatta e l'ho fatta tanto bene quanto velocemente. Lo stesso vale per i miei piccoli traguardi raggiunti e quelli che sono sicuro raggiungerò: tanta volontà e tanta voglia di dimostrare che "se insisti e resisti, raggiungi e conquisti". Tutti noi sappiamo che tra la moto che usiamo sulla strada e quella dei piloti in pista c’è una bella differenza di prestazioni e di guida, però i gesti che facciamo sono quelli e crediamo di provare più o meno la stessa inebriante sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quasi di volare. E in fondo al cuore molti di noi sono abbastanza sicuri che su quella moto, naturalmente dopo il necessario tirocinio, riusciremmo a cavarcela. E soprattutto sappiamo che Simoncelli e Dovizioso, Rossi e Capirossi, alla guida della nostra moto farebbero dei numeri pazzeschi. Noi e loro siamo molto simili, parliamo lo stesso linguaggio. E tutti amiamo la moto. - Nico Cereghini
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Iscritto: 17/10/2011 Locazione: Milano
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Originariamente inviato da RedAceContinuo a non esser d'accordo. Agnelli senior avrà pure avuto le spalle coperte, ma anche la tenacia di andare avanti. Certo, vai avanti più sereno con un bel paracadute pronto ad aprirsi, ma allora chi gliel'ha fatto fare di avviare un'attività del genere (tralascio la piccola polemica sul successo dell'impresa, planetario è l'aggettivo migliore, ma è una mia opinione). Ferrari aveva la sua officina, ma è nata dal nulla quella?
Insomma, quello che voglio dire è che è molto facile, davanti ad un fallimento, crogiolarsi in quel 50% di condizioni esterne. Lo ripeto: siamo quello che costruiamo. Per me più volontà abbiamo e più quella percentuale si assottiglia (senza mai scomparire, siamo d'accordo).
Verissimo quando dici che facciamo un'analisi costi/ricavi prima di intraprendere un progetto, ma a volte ci si deve buttare e credere, almeno credere, che possiamo fare di più di quel 50% che è nelle nostre possibilità. Ho lasciato ingegneria per fare una facoltà che mi piacesse veramente, sicuramente con meno sbocchi e meno certezze della prima, ma l'ho fatta e l'ho fatta tanto bene quanto velocemente.
Lo stesso vale per i miei piccoli traguardi raggiunti e quelli che sono sicuro raggiungerò: tanta volontà e tanta voglia di dimostrare che "se insisti e resisti, raggiungi e conquisti". E' un tuo punto di vista. Premesso che nessuno si crogiola su niente, ho detto prima che BISOGNA FARE IL MASSIMO per esercitare quella percentuale di potere che ci consente di modificare il destino come lo vorremmo. Fatto questo, il mio atteggiamento diventa molto zen perchè sento di aver dato il massimo che potevo nell'ambito delle mie possibilità. E non mi stresso se succede il contrario o diversamente da quanto mi aspettavo. Il controllo del destino non è completamente nelle nostre mani. Nei ranchos di Caracas o nelle favelas di Rio possono nascere annualmente decine se non centinaia di ottimi ingegneri, architetti, pittori o musicisti. Alcuni potranno esprimere le loro potenzialità, altri rimarranno nell'ombra tutta la vita o non sapranno mai di esserlo stati. Ma certamente, per me, la retorica che spesso usano i rotocalchi nel descrivere personaggi celebri che dal nulla hanno costruito X o Y, mi fanno pensare che gli stessi ci hanno messo del loro fino a un certo punto e poi l'opera è stata completata dal destino. Vi sono coloro che non sono "arrivati" e che non conosceremo mai perchè, pur avendoci messo del loro, la loro opera non è stata completata dal destino
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Iscritto: 22/11/2001 Locazione: MI
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Originariamente inviato da Urban_CowboyOriginariamente inviato da razorjackper me è un po piu bassa, noi possiamo decidere proprio poco, anzi tanto sulla breve scadenza e pochissimo sul nostro futuro
Anfatti! Se io sono italiano e vivo a milano ma mi piacerebbe fare il surfista a Maui devo avere un capitale da parte e un sacco di tempo a disposizione per andare e venire un paio di volte all'anno in perlustrazione a cercare casa e trovare un lavoro, ottenere la green card, andare in palestra a farsi il fisico per non affogare alla prima onda...sperando che la cosa vada in porto. Tutte cose che non ho. A meno di non avere l'occasione della vita, salvando un milionario hawaiano a Milano per turismo (see...) caduto nei Navigli dopo una sbronza e che sta per affogare e che, riconoscente, mi proponga di collaborare con lui. E questo è il 50% che non controllo io Mi verrebbe una citazione da " Pretty woman": " Chi è che riuscita a fare il salto da povera crista a principessa? Quella[beep]na di Cenerentola..."
Neapolitan power - Anima terrona
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Iscritto: 02/07/2004 Locazione: Provincia di Ancona
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Siamo più d'accordo di quello che sembri Urban. Di fatto non coincidono solo le percentuali, che per me non sono 50-50, ma 75-25. Su tutto quanto detto nel tuo ultimo intervento invece, non ho nulla da ridire.
Tutti noi sappiamo che tra la moto che usiamo sulla strada e quella dei piloti in pista c’è una bella differenza di prestazioni e di guida, però i gesti che facciamo sono quelli e crediamo di provare più o meno la stessa inebriante sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quasi di volare. E in fondo al cuore molti di noi sono abbastanza sicuri che su quella moto, naturalmente dopo il necessario tirocinio, riusciremmo a cavarcela. E soprattutto sappiamo che Simoncelli e Dovizioso, Rossi e Capirossi, alla guida della nostra moto farebbero dei numeri pazzeschi. Noi e loro siamo molto simili, parliamo lo stesso linguaggio. E tutti amiamo la moto. - Nico Cereghini
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Iscritto: 20/07/2010 Locazione: Vicenza Provincia
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Raga, vi ho letto, e di tutto, posso rispondere DIPENDE, ma il mio dipende vi farebbe riscannare, sul fatto delle percentuali, premesso che do ragione a Red, che se uno ha voglia di mettersi in gioco al 100%, e sa cosa voglia dire la fame, secondo me ha buone possibilità, ma non è detto che riesca, può darsi che imploda, e fallisca, ed allora anche se ha avuto lo stesso coraggio, e magari intelligenza di uno che ce l'ha fatta, ecco che verrà preso come un delinquente/fallito da tutti. insomma questo per dire, che secondo me sbagliate solo sulla percentuale, perchè il concetto è giusto. Anche se attualmente visto il periodo do ragione ad Urban, le percentuali sono del 50/50, anche se io allo stato attuale delle cose direi anche meno; ci dobbiamo rendere conto che gli anni 90 sono finiti, allora la percentuale era 80/20.
Tributo ad un grande campione http://www.youtube.com/watch?v=ZUUn9cmrLuA
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Iscritto: 11/01/2007 Locazione: Casteggio
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Originariamente inviato da Urban_Cowboy
Anfatti! Se io sono italiano e vivo a milano ma mi piacerebbe fare il surfista a Maui devo avere un capitale da parte e un sacco di tempo a disposizione per andare e venire un paio di volte all'anno in perlustrazione a cercare casa e trovare un lavoro, ottenere la green card, andare in palestra a farsi il fisico per non affogare alla prima onda...sperando che la cosa vada in porto. Tutte cose che non ho. A meno di non avere l'occasione della vita, salvando un milionario hawaiano a Milano per turismo (see...) caduto nei Navigli dopo una sbronza e che sta per affogare e che, riconoscente, mi proponga di collaborare con lui. E questo è il 50% che non controllo io
Sai caro,io nella mia vita ho letto e leggo tutt'ora pochi libri.ma c'è stato un periodo in cui lessi qualcosa. E posso dirti che un libro che mi ha fatto esplorare il mio Io più profondo è stato un libro di Fabio Volo. Forse " è una vita che ti aspetto",nn ricordo perché ne ho letti 3. Cmq,cito e riassumo. : sai,al contrario di quel che tu pensi per viaggiare e girare il mondo non occorrono i soldi.anzi Quando tu viaggi ti accadono cose che mai penseresti,una serie di meccanismi e coincidenze che che ti aiutano ad essere parte dell'intero meccanismo.così capita che sei in Africa e ti arriva l'opportunita di imparare e fare l'elettricista e campar fino alla prossima partenza.... Fantastico! Io non ho mai avuto ne il carattere ne la forte ambizione di tentare a raggiungere i miei sogni. Ma forse non è neanche così,perché poi nella vita ci sono scelte razionali da prendere,la famiglia il lavoro gli amici l'amore etc etc etc che ti portano a sognare di meno e agire secondo ragione. Forse bisogna essere più s t r onzi e più egoisti ma in senso buono.perché se fai scelte al fine di perseguire solo ed unicamente il tuo sogno irrimediabilmente farai qualche vittima.sempre parlando in senso buono. Penso che nessuno sogni di fare l'impiegato di banca e per giunta pendolare....eppure.C'est la vie! Che resta un party fantastico!
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