Originariamente inviato da quasar1968
provo a fare una lista:
- ASSOLUTA INDETERMINABILITA' DEL RISULTATO EFFETTIVO: quanti di voi (escludendo gli eventuali "beneficiari diretti" delle elargizioni di potere da parte dei politici di turno...) avendo votato per una formazione ed avendo avuto la fortuna (o sfortuna) di vederla vincere e governare sono poi effettivamente rimasti soddisfatti (direi in misura maggiore del 50%) rispetto alle proprie aspettative?
Io sono tra questi. Ne conosco, però, anche le ragioni. Che sono indipendenti dal mio voto o dalle buone intenzioni delle persone che ho votato.
Quello che di buono aveva la "svolta Veltroni" era proprio il fatto di governare con un'unico programma che tutti hanno firmato (scelta conseguente al fallimento di un governo in cui i gruppi politici erano in disaccordo per una grossa percentuale dei punti programmatici, e che è andato a finire come sappiamo...).
Quello, in pratica, che permette la vita del governo in carica, nonostante la defezione di alcuni soggetti dal gruppo elettorale di partenza. Il patto elettorale li obbliga a perseguire l'iter programmatico.
Per fare questo, però, devi vincere con una maggioranza solidissima. E le vicende odierne ci dimostrano che non è neanche sufficiente.
E' necessario, quindi, un nuovo equilibrio tra le forze in gioco, anche se mi pare più probabile un ritorno alle logiche del "pentapartito". Ancora più necessario è determinare con la propria scelta la persona da mandare a rappresentarci. Il fatto che con il mio voto può andare qualcuno di cui non ho la minima fiducia (per via della "Porcellum") mi indigna.
Originariamente inviato da quasar1968E quanti "insoddisfatti" hanno dato la colpa alla opposizione che "non consentiva" di fare determinate cose piuttosto che alla incapacità (o peggio ancora della effettiva mancata volontà!!!) della maggioranza di farle???
Spero pochi. Solo chi ignora totalmente il funzionamento dello Stato può credere ad un'idiozia del genere.
La minoranza ha un ruolo marginale nel nostro sistema democratico. In quanto tale, non ha alcun potere di interruzione sulle decisioni della maggioranza. Può solo rompere le scatole, ma non mi pare sia un impedimento credibile...
Se, invece, si dà peso alle opinioni della minoranza e, in particolare, alla rispondenza delle loro istanze da parte dell'opinione pubblica, allora vuol dire che un governo è schiavo degli umori dell'elettorato. Ovvero, è populista.
Per la proprietà transitiva, un governo che si lamenta per l'attività della minoranza (nei limiti della legalità, ovviamente. In questo non rientra, ad esempio, l'attività di compravendita dei parlamentari di minoranza...) è falso e populista.
Originariamente inviato da quasar1968- ASSOLUTA IMPOSSIBILITA' DI FEEDBACK: Ammesso (e non concesso) di aver compreso quanto sopra, quanti poi di voi sono riusciti veramente a far sentire la propria voce in merito alle delusioni ottenute? Chi è che ci ha provato e ci è realmente riuscito? Chi è che non ci ha nemmeno provato perchè "tanto è inutile"? Ma la domanda è un'altra: tutto ciò secondo voi è NORMALE in un paese DEMOCRATICO (cioè: governato dalla volontà popolare)???
Beh, è proprio il sistema democratico che non prevede il "
feedback". Il voto espresso è segreto. Io voto un soggetto di cui mi fido e che porta avanti le istanze politiche a me affini. Stop.
Il modo per comunicare direttamente le proprie istanze è quello di fare politica attiva. O all'interno dei partiti (nei quali le proprio istanze si confrontano con quelle delle altre persone che sostengono il politico e che, in molti casi, comunicano con lui) oppure nei gruppi d'opinione o "corporativi", in cui si riesce a portare le proprie istanze direttamente all'attenzione dei politici che amministrano le questioni su cui si concentra l'istanza. E' facile operare, in tal senso, a livello comunale. Più si sale di amministrazione, più l'impegno richiesto e maggiore.
Originariamente inviato da quasar1968- ASSOLUTO DISTACCO DELLA PERSONA ELETTA DALLA REALTA' DI TUTTI I GIORNI: secondo voi, alla banale domanda "Quanto costa un litro di latte?" quanti politici sanno rispondere con un margine di errore non superiore al +/- 100% (e dico PIU' O MENO CENTO PER CENTO!!!) rispetto a un prezzo medio di mercato??? Ma c'è la giustificazione anche per questo: in fondo il politico "deve fare il politico" (e che cosa è la politica se non fra l'altro cercare di conoscere la realtà quotidiana di chi mi ha eletto?!?!), per comprare il latte c'è la colf o il portaborse... Bravi!!!
Anche qui, c'è di mezzo la "Porcellum". Se posso scegliere liberamente il mio rappresentante, scelgo quello che ritengo più qualificato a farlo. Non mi basta fidarmi della scelta operata per me dal Partito.
A mali estremi, valuto consapevolmente il gruppo politico che mi offre maggiori garanzie in tal senso. Se non voto, accetto la scelta degli altri. Ed a quel punto, non ha senso che io mi lamenti...
Sono, comunque, sicuro che se il voto fosse gestito con maggiore consapevolezza, certa gente starebbe altrove, e non a governarci.
Originariamente inviato da quasar1968- GRANITICO NEPOTISMO: come mai "facce nuove" se ne vedono pochissime e TUTTE hanno "link" più o meno evidenti con il "vecchio corso", e questo in TUTTI gli schieramenti politici?!?! Vuoi vedere che nonostante la Costituzione sancisca il sacrosanto principio della possibilità di essere eletti per tutti i cittadini meggiorennni onesti, la realtà dei fatti è ben diversa e se non hai uno "sponsor" già "ingranato" nel sistema al max puoi ambire a fare il consigliere circoscrizionale (e pure con poteri limitati alla scelta del colore della tua cartellina portadocumenti...).
La risposta è in quello che è stato scritto sopra. Si vota per abitudine. Si da la fiducia alle stesse persone, anche se indegne. Si vota a quello che ti ha chiesto (o ha fatto chiedere) il voto tramite il capo, il parente, il medico di famiglia, oppure perchè appare più volte in televisione.
Purtroppo, solo chi entra nelle logiche elettoralistiche riesce a scalare i gradini che portano al governo del paese.
Le proposte politiche intelligenti, la rettitudine morale e la preparazione sono optional inutili, se non hai un bacino di voti da mettere sul piatto. L'ideale sarebbe che il bacino di voti lo si conquistasse con proposte politiche intelligenti e con una condotta personale integerrima. Ma questo, purtroppo, non mi pare faccia parte del bagaglio culturale del nostro paese.
Quoto la tua conclusione, aggiungendo un bel limite d'eleggibilità a chi è indegno di rappresentare i cittadini.
Questi limiti sono già previsti per partecipare a molti concorsi pubblici. Visto che si tratta di "dirigenti pubblici", mi sembra adeguato fargli integrare gli stessi limiti di assunzione previsti per poter fare il concorso in magistratura.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra