Le premesse erano eccitanti.
La gara, fin dai primi giri, aveva capovolto le gerarchie. Dovizioso autorevolmente primo. Pedrosa in difficoltà nel reggere il ritmo. Lorenzo che franava nelle retrovie giro dopo giro. Rossi che si teneva in zona podio. Crutchlow veloce e rampante. Marquez, digiuno di acqua sulla sua RCV, che si teneva in piedi per miracolo a metà schieramento. Le condizioni della pista che si modificavano progressivamente verso l'asciutto.
Sembrava potesse succedere di tutto.
Alla fine è Pedrosa ad ergersi con passi da gigante. Questo pilota, in queste condizioni, fino a Brno del 2012 avrebbe vivacchiato cercando di portare la barca nel porto nella maniera meno eclatante. Ora vince sfruttando la situazione meglio di chiunque altro, sbagliando ma rialzando la testa, sorpassando di forza e precisione senza aspettare l'errore dell'avversario. Crutchlow, acciaccato, guida al meglio delle sue possibilità e con grande profitto. Marquez trova, giro dopo giro, il passo da fuoriclasse e prende il podio di forza sull'ottimo Dovizioso. Hayden finisce a poca distanza dal compagno, con una bella gara in crescita. Dietro, tra caduti (Rossi e Bradl) e inguaiati (Lorenzo), c'è un bel gruppetto che dovrà lavorare molto per trovare la strada del riscatto. E non sarà facile.
Espargarò vince ancora, indisturbato, la CRT. Rimane il mistero che lo vuole ancora nella “classe povera”, rispetto all'amato fratello che andrà direttamente in serie A, sponda Tech3. Quella che tiene l'invisibile mr. Smith ed è pronta a lasciare a piedi l'eroico e velocissimo Cal.
Il fratellino Pol, del resto, compie veri e propri salti del gambero in Moto2. Era stra-favorito. Di gara in gara sta cancellando quanto di buono fatto nelle ultime stagioni, pur con una moto ai vertici della conpetitività. A guadagnarne è l'ottimo Redding, primo a Le Mans e sempre tra i migliori. Sarà molto difficile riprenderlo, così come sarà difficile costringere ad una gerarchia di squadra Rabat, ancora in testa pur con un solo punto di vantaggio sull'inglese. Buona gara di Pasini, che porta al sesto posto la sua Speed Up guidando senza strafare, ma con regolarità e sicurezza. Cosa che non si vedeva da lui dai suoi migliori tempi della 250. L'Italia ritrova anche il suo più giovane talento nella Moto3. Fenati si tiene a galla sull'umido e risorge con una seconda parte di gara all'attacco, nonostante un lungo che gli fa perdere molto tempo a metà gara. Speriamo che la grinta dimostrata rimanga intatta per le prossime gare. E speriamo che la federazione non si lasci sfuggire la possibilità di farlo esprimere al meglio, puntando alla KTM in luogo della deludente Honda, a meno che non arrivi al più presto un rinforzo sostanzioso dal Giappone. Davanti, il solito terzetto continua a dividersi equamente la posta. Questa volta è Vinales a prendersi il gradino più alto. Begli scorci di gara da Oliveira con la Mahindra, apparsa molto vicina alle prestazioni delle KTM “buone” fino alla improvvida caduta.

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"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra