Sylvain Guintoli è il nuovo
campione mondiale del World Superbike. 32 anni, nato a Montélimar, nel sud della Francia, tra Lione e Marsiglia, Guintoli è sposato con la bella ed elegante
Caroline da otto anni ed hanno quattro figli. Dopo un buon apprendistato nel campionato francese, culminato con il titolo del 2000, debutta nel Motomondiale come wild card nello stesso anno, per poi rimanerci stabilmente dall’anno successivo. Sei anni in 250 con l’Aprilia, in cui riesce ad ottenere solo un podio, ad Assen nel 2003.
Esordisce nella massima serie nel 2002, con la Yamaha 500 del team
Tech3 nella sola gara di Brno, ma il suo impegno in MotoGP diventa costante dal 2007, sempre con il team francese di Hervé Poncharal e con una Yamaha M1. L’anno seguente si trasferisce al
team Pramac con la Ducati Desmosedici. In due anni Guintoli non lascia tracce indelebili, per cui nel 2009 decide di cambiare aria e debutta nel World Superbike. Il
team Alstare gli offre la Suzuki GSX-R ufficiale ed un compagno “
scomodo”.
Max Biaggi, infatti, vince il mondiale, ma Guintoli si dimostra veloce e concreto, chiudendo al settimo posto. Nei due anni successivi corre con una Ducati 1098 “buona” dell’ambizioso team
Effembert Liberty, in cui alterna ottime prestazioni velocistiche a gare opache. Quando il progetto italo-ceco sfuma come schiuma di birra, il pilota francese riesce ad accasarsi con l’Aprilia, che aveva appena vinto il mondiale con Biaggi e ne era rimasto orfano per l’anno successivo.
Ereditato il gruppo di
Aligi Deganello, che seguiva “
il Corsaro”, Guintoli vince al debutto in Australia ed è il pilota più in forma nella prima parte della stagione. Nella seconda parte, invece, subisce il ritorno di
Tom Sykes e del suo compagno di squadra Laverty. La lotta tra i due piloti Aprilia contribuì non poco alla vittoria finale di Sykes e della
Kawasaki, e Guintoli chiuse la stagione al terzo posto, dietro anche al suo compagno Laverty. Quest’anno ci si attendeva da lui una stagione da scudiero, alle spalle di un riconosciuto fuoriclasse come Marco Melandri, ma il pilota ravennate ha perso tutta la prima parte del campionato nel familiarizzare con la
RSV4. Guintoli, invece, è riuscito a macinare punti con continuità, e pur vincendo meno gare rispetto a Sykes e Melandri, è arrivato alla gara di domenica con un distacco recuperabile.
Il resto è storia. L’Aprilia di Guintoli, forse anche favorita dall’avere sufficienti dati sulla pista di Losail, presi dai team impegnati in MotoGP con la
ART, era perfettamente a punto ed il pilota ha dato il meglio di se, confezionando due prestazioni eccezionali. Calmo in partenza per gestire al meglio le gomme, è riuscito a far valere la sua maggiore velocità superando
Rea e Baz senza possibilità di replica in gara 1, mentre in gara due ha potuto attaccare fin dai primi giri prendendo il largo. Le sue due gare più belle della carriera, che riempiono di gioia
Romano Albesiano, Aligi Deganello e tutti coloro che hanno lavorato duramente per costruire questa difficile e rocambolesca vittoria. Marco Melandri, in difficoltà fin dalle prove, non è riuscito ad inserirsi nella lotta per il podio, ma ha comunque provato a mettere in difficoltà Sykes.
L’inglese perde con onore, ma forse ha subito un eccessivo calo di tensione a causa dell’assurdo calendario di gare, con sole tre gare in quattro mesi. Va infatti considerato che le sue prestazioni, fino a luglio, erano tali da far credere che la conferma del titolo sarebbe stata una semplice formalità. Di certo non ha avuto un gran supporto dal suo compagno di squadra
Loris Baz, che ha chiuso la prima gara al secondo posto, davanti a lui, non accettando il suggerimento di lasciargli strada comunicato dai box. Sykes non l’ha presa bene, ed è comprensibile.
Però, come scrissi riguardo all’analoga vicenda di Magny Cours con
Marco Melandri protagonista, in uno sport
indiscutibilmente individuale, in cui in pista non ci si gioca solo lo stipendio, i sorrisi e le strette di mano ma la “
pellaccia”, la scelta di dar strada o meno è tutta nelle mani dei piloti, e quindi devono avere la libertà di decidere se preferire la soddisfazione personale o quella della squadra. Baz aveva già fatto un gran favore al compagno in Francia. Così come fece Melandri. Regalare una vittoria o un podio è un bel sacrificio. Chiederlo praticamente ad ogni gara è
francamente eccessivo. Per cui, se si fosse attenuto al cartello esposto dai box non ci sarebbe stato nulla da dire, ma altrettanto vale quando la sua decisione, legittima, e quella di non farlo, ricordando a tutti quelli che ancora straparlano di “
stipendiati”, “
datori di lavoro”, “
contratti”, che l’ordine di lasciar passare un pilota è
formalmente illegittimo, e che i piloti hanno contratti che per lo più esigono un risultato e un comportamento “
aziendale” fuori dalla pista, ma non in gara.
E visto che il francese correrà dalla prossima stagione in
MotoGP, non aveva nessun motivo d’opportunità per regalare un altro risultato a Sykes, con cui, tra l’altro, da tempo non scorre buon sangue. Il prossimo compagno dell’ex campione sarà un bel mastino, con cui probabilmente dovrà condividere le attenzioni del team, ma con cui almeno potrà discutere nella sua stessa lingua.
Jonathan Rea, infatti, è un gran manico ed a Losail ha chiuso degnamente il lunghissimo matrimonio con la
Honda Ten Kate. Una prestazione da top rider, sfruttando al meglio le doti di grande equilibrio ciclistico della CBR-RR, ma pagando il gap di prestazioni contro le più moderne moto avversarie. Il terzo posto finale sono il miglior risultato da quando corre nel
WSBK, ed è stato ottenuto con una stagione in cui ha sfruttato al meglio tutte le occasioni in cui la sua moto gli permetteva di stare con i più veloci, ma senza il corredo di cadute ed errori che hanno caratterizzato molte delle stagioni precedenti.
Anche sulle
Ducati ha pesato enormemente il lunghissimo rettilineo dei box, ma
Davide Giuliano e
Chaz Davis sono stati per gran parte delle due gare tra i protagonisti, confermando che la coppia di piloti ha tutto il potenziale per ottenere risultati importanti, nel momento in cui anche la
Panigale riuscirà a ridurre al minimo il gap d’accelerazione e velocità di punta che subisce dalle quattro cilindri.
E tra i protagonisti della prossima stagione della Superbike ci sarà sicuramente anche
Michael van der Mark, che ha vinto d’autorità la gara delle
Supersport davanti al tailandese
Ratthapark Wilairot, che dopo tante stagioni di Motomondiale classe 250 e Moto2 ha forse trovato nella SS la giusta dimensione per mettere in mostra il suo talento. Al terzo posto hanno chiuso
Jules Cluzel e la
MV Agusta F3, davanti al sorprendente francese
Mahias su Yamaha R6.
Come sempre, allo spegnersi dei motori si avviano i preparativi per la stagione successiva, e la stagione 2014, con tutte le sue criticabili vicende organizzative, ha anche offerto l’occasione alla
Dorna per ridiscutere tutta la struttura delle gare per derivate dalla serie. Tante scelte che dovranno, giorno dopo giorno, trovare riscontro e consenso per arrivare a presentarsi, fin dalla prima gara del
2015, con uno schema regolamentare, sportivo e di comunicazione tale da garantire la vita e lo sviluppo di questa serie iridata, che ancora continua a piacere ad un pubblico meno generalista e più “
sanguigno“. In sintesi, un pubblico più
motociclista.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra