Qual’è la Regina dell’
EICMA 2014?
Scorrendo le pagine delle riviste più o meno importanti ed i siti più “
cliccati”, i nomi non sono sempre gli stessi, ma pescano comunque tra le moto che le case avevano già indicato come le protagoniste.
Le scelte, poi, sono spesso autorevolmente motivate oppure frutto di un
sondaggio tra i lettori (che, però, avevano l’ovvio limite di restringere ad una decina di moto il lotto delle papabili). Comunque, il solo fatto che le prescelte siano state vari modelli di più marchi e non una solo moto, lascia intendere quanto questa edizione del centenario del
Salone Mondiale del Motociclo sia stata importante per quantità e qualità di proposte.
Come ovvio, il massimo interesse è stato dedicato alle moto più ricche di contenuti tecnici e d’innovazione, con il gradito ritorno alle supersportive senza compromessi. La
Honda RC213V-S, “
gemella” della moto campione del mondo MotoGP, e la spettacolare
Kawasaki H2R (ma anche la più “umana” H2) erano la principale materia dei sogni dei presenti, ma attorno il cuore batteva anche per l’attesissima
Yamaha R1, le rinnovate
BMW S1000 RR e per le italiane
Panigale 1299 e
1199 R e per l’
Aprilia RSV4 RR.
Pochi i prototipi da salone, ma la sostanza delle proposte commerciali era tale da non farli rimpiangere. Invece, è apparso evidente come le case rincorrano i gusti del pubblico, proponendo versioni personalizzate e moto di chiara impostazione classica, come a sottolineare che chi, poi, va a firmare i contratti ai concessionari sono sempre più quelli che hanno superato la soglia degli “
anta”.
Anche per questo sono state molto apprezzate le moto prevalentemente stradali, quelle che vengono usate sempre e comunque. Le varie trail erano sempre occupate da chi ne “
prendeva le misure” e le scrutava anche nei minimi particolari. Tante proposte furbe e tante versioni rinnovate anche nei dettagli, per la categoria “
campione d’incassi”.
La nuova
Ducati Multistrada con l’inedita fasatura variabile contendeva con il prototipo della trail Honda, dichiaratamente erede della mitica Africa Twin, la palma delle più interessanti, ed è credibile che l’ottimo feedback della leggiadra Honda con motore di circa un litro e le gomme tassellate spingerà la casa di Tokio a velocizzare la fase d’industrializzazione.
Un buon impatto hanno avuto anche le
KTM 1050 e
1290 Adventure, che vanno a soddisfare anche le esigenze di un pubblico più vasto rispetto alla già apprezzata 1190. Anche l’
Aprilia Caponord 1200 Rally è stata una piacevole scoperta. La trail di Noale è molto più coerente con le esigenze di chi usa la moto a 360 gradi, e con l’anteriore da 19 guadagna tantissimo nell’estetica, oltre che nella praticità.
Importante anche la cura di bellezza di cui hanno goduto le
Kawasaki Versis, così come la furba
Suzuki V-Strom 650 LE, che con un bel “
becco” ed i cerchi a raggi diventa molto più appetibile. Poche ma ben studiate le novità delle preferite dal pubblico: le
BMW GS. Sia le versioni 1200 che le 800 e 700 hanno ricevuto alcuni leggeri tocchi di make-up, per presentarsi sempre fresche e piacevoli nella consolidata posizione di dominatrici del mercato.
Per la
Triumph Tiger 800 ci si è concentrati sulla sostanza, con importanti modifiche che migliorano le già ottime caratteristiche della inglese più venduta, e sempre nel campo dei tre cilindri è stata ripresentata, in versione definitiva, la trail stradale di
MV Agusta Turismo Veloce, anche se gli occhi e “
le terga” dei presenti preferivano la nuova
Stradale, versione “
borghese” della particolarissima Rivale. La più attesa, in questo settore, era la
Yamaha MT-09 Tracer, presentata come riproposizione della gloriosa TDM, ma secondo me la parentela più evidente è con le versioni Fazer della casa dei diapason, e non con la atipica e longeva bicilindrica con anteriore da 18.
Enorme è stato il successo dello stand BMW, che di fronte alla rinnovata S1000 RR metteva la naked
R1200 R e la sport touring RS, che insieme alla più sportiva e compatta
S1000 XR sono state letteralmente prese d’assalto dai “
provatori da fermo” (il che mi reso praticamente impossibile scattarne un paio di foto decenti…).
Problema che non ho avuto con omologhe proposte della
Suzuki, che dominavano dall’alto lo stand della casa giapponese. Se la naked sportiva GSX-S 1000 è la risposta alle stradali ipervitaminizzate, la carenata
GSX-S 1000F raccoglie il guanto di sfida della Kawasaki, che con la Z1000 SX ha dimostrato che il segmento delle sport touring è tutt’altro che morto. L’occhiolino al glorioso passato, invece, l’hanno strizzato praticamente tutti, con i loro modelli vintage più o meno futuribili.
Uno spazio a se l’ha conquistato sul campo la
Ducati Scrambler, con una efficace operazione di marketing che ha avuto la sua apoteosi nell’area dedicata accanto al già spettacolare stand “
ufficiale”. Tra container gialli, erba sintetica e scuderie di legno, erano in bella mostra le quattro versioni della bella naked italiana, insieme a molti oggetti e capi d’abbigliamento dedicati. Un investimento coraggioso, sul quale la casa di
Borgo Panigale si gioca molte carte del suo prossimo futuro. Sempre nel crescente settore delle classiche, non potevano passare inosservate le tantissime nuove versioni della
Triumph Boneville, che da anni ha fatto breccia nel cuore degli appassionati e che ha trovato uno spazio importante nelle vendite. Pieno all’inverosimile lo spazio dedicato alla
BMW Nine-T, moto bella da guardare e guidare, e che si sta ritagliando uno ruolo da protagonista nella lista dei desideri di chi ama parcheggiare la moto ben in vista: non sarà espressione di vera passione motociclistica, ma è comunque una conquista prestigiosa per le case costruttrici almeno quanto una buona posizione nella griglia di partenza dei gran premi.
Del resto, di moto che erano un vero spettacolo per gli occhi ce n’erano tante: le cromature e le forme ardite delle lombarde
CR&S Duu facevano a gara con quelle che balenavano dalle riproposizioni di marchi gloriosi come
Matchless e
Brough Superior.
Meno prestigiose ma più attinenti al concetto di cafè racer le
Royal Enfield Continental GT, mentre le grosse cruiser di
Moto Guzzi contendevano la scena alle “signore” statunitensi
Indian e
Harley Davidson.
La casa di Milwakee faceva anche da apripista nel dar credito al futuro elettrico, più o meno prossimo, con la sua
LiveWire, possente cruiser a motore trifase ad induzione montato longitudinalmente, e che, a ben vedere, è una sorta di attestato di stima nei confronti della Ducati Diavel, della quale riprende sostanzialmente le linee.
Un futuro, quindi, che fa capolino tra gli stand dell’ECIMA, non più relegato in una “
riserva ecologica”, ma pronto a confrontarsi con il presente dei motori a scoppio, oppure costretto a riscrivere i suoi tradizionali capisaldi alla luce delle nuove istanze della motorizzazione di massa.
E mentre la
Suzuki Recursion è la versione downsize del delirio di potenza di Kawasaki, le splendide bici elettriche si ispirano chiaramente agli albori del motociclismo. Cento anni dopo, come i cento anni del salone, le bici a motore fanno sfoggio di cromature, cuoio e pellami pregiati insieme alla leggerezza del carbonio ed alle forme di luce disegnate dai led.
E’ il simbolo di un nuovo inizio, o semplicemente un modo per stupire e distinguersi?
Ed il futuro può anche partire dal presente?
A questo rispondono le proposte elettriche di
Brammo ed, in particolar modo, di
Energica, con bellissime
Evo ed
Eva, moto sportive dalla componentistica di altissimo livello e con prestazioni dichiarate che le avvicinano alle attuali padrone delle piste.
Ma quale è stata, quindi, la vera regina del Salone?Il popolo degli appassionati e dei curiosi, probabilmente, ha espresso, con la sua presenza costante ed ammirata, il suo favore verso la Honda “
replica MotoGP” e la più terrestre Yamaha R1, ma i tecnici ed i tanti ospiti stranieri stazionavano stabilmente al cospetto della Kawasaki H2R.
La stampa e gli analisti del mercato, con i piedi ben saldi a terra ed un occhio attento alle dinamiche commerciali, hanno posto la loro stella sulla nuova piccola di Borgo Panigale e sul sostanzioso restiling della
Honda Crossrunner, ennesima (ma finalmente convincente) araba fenice della
VFR.
Invece per me, a mente fredda ma a cuore caldo, la
Regina dell’EICMA si chiama
SWM Gran Milano Special 440. Monocilindrica monoalbero a quattro valvole con raffreddamento ad aria di
435,7 cc, la Gran Milano è una naked dalle forme moderne, con particolari che richiamano lo stile tradizionale anni ’70, ma con alcuni tocchi d’originalità che si propongono d’esserne il marchio di fabbrica.
Una moto leggera, di circa
150 kg a secco, che verrà proposta a prezzi molto competitivi e declinata in più versioni, con differenti caratterizzazioni estetiche e ciclistiche. Al suo fianco, anche le enduro
RS 300 e
500 R, che si ripromettono di far scrivere il nome SWM nelle classifiche delle gare in fuoristrada. La
SWM, infatti, è ben conosciuta da chi seguiva le gare di Regolarità degli anni ’70, e fa parte di quell’importante patrimonio di idee, fabbriche, operai, imprenditori che ha costruito la reputazione della tradizione motociclistica italiana. Ora, questo marchio risorge dalle idee di progettisti italiani e con la guida di
Ampelio Macchi, ex di Cagiva ed Husqvarna, e dallo sforzo economico della cinese
Shineray Group e del suo capo
Daxing Gong, rimettendo in opera il moderno
stabilimento di Biandronno (VA), lasciato alla deriva da Pierer quando acquisì da BMW la Husqvarna e se la portò in Austria.
E risorge anche da tutti quegli operai che hanno ritrovato il
loro lavoro nella
loro fabbrica, così come quelli che, si spera, lì troveranno una
luce sul loro futuro. Uomini e donne che daranno il meglio per dimostrare che la qualità delle idee e la competenza dell’opera sono il vero, più importante,
valore aggiunto dell’industria italiana.
"Io cerco le curve anche nei rettilinei" Tonino Guerra