Iscritto: 10/02/2011 Locazione: affari miei
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Nella nostra vita di motociclisti più o meno tutti siamo stati affascinati o legati a qualche marchio e ne abbiamo odiati altri. Siamo persone e non macchine,quindi è normale che abbiamo pareri che non necessariamente vanno d’accordo con tutti. Qua sopra chi più chi meno abbiamo tutti passato la trentina,qualcuno anche la quarantina (si salvano forse ais cafai e cioppe),e per qualcuno essere motociclista lo è stato da quando alle colonnine del benzinaio si poteva scegliere tra super e normale.
In tutti questi anni ne sono successe di cose,sono apparsi molti marchi,altri ne sono spariti e nel campo moto ciò vuol dire molto. La tecnica è andata avanti e se quando avevamo i pantaloni corti il marchio di qualcosa poteva contare qualcosa ora è molto peggio. I prodotti sono quasi tutti uguali,funzionano tutti allo stesso modo che sia buono o cattivo. Insomma hanno perso la personalità che in tanti anni ogni progettista ci metteva all’interno di un oggetto. Come c’era differenza tra il panino del bar dell’angolo e quello del bar vicino al cavalcavia oggi è tutto un “tutto uguale”,un “fatto con lo stampo” che negli anni ha cancellato qualunque cosa di buono o di cattivo ci fosse stato in 40 anni di storia. E per ogniuno di noi ci sono differenze. Ci sono cose che per molti erano da santificare e per altri da bruciare ed è diverso per ciascuno di noi. Ed è giusto e santo che lo sia. Perché noi siamo persone e le macchine sono parcheggiate nel garage.
E cominciamo dal primo marchio,minarelli. C’è ancora? Direi di si . Minarelli aveva prodotto il miglior motore 50 di tutti i tempi. Il mitico P6 corsa corta,un motore potente,sveglio e che per molti ha rappresentato l’inizio della storia motociclistica. Un motore che nasceva con un pistone da 43 con una corsa corta e che senza né lamelle né carburatori enormi né tecnologia complessa e giri altissimi (passava di poco i 10 mila) riusciva a portare molti 50 della nostra storia a sfiorare i 100 km/h e ovviamente era raffreddato ad aria. Un motore che durava parecchio in rapporto alle prestazioni e che sebbene fosse monofascia e col cilindro cromato. Il confronto riusciva molto bene qui in paese quando un ragazzo che veniva in vacanza qui (un certo Luca,figlio del cognato del più famoso concessionario VW torinese) si era acquistato un malaguti “sahib” forse il primo degli enduro africani 50 che era nato da quella mitica e dinamica fabbrica che oggi ha chiuso i battenti dopo essere passata dal produrre 50 ini tutt’altro che male a scooter,una serie della quale pure con un pigro motore cinese. Probabilmente qualcuno dedicherà un post alla malaguti ,ai suoi tuboni,ai suoi enduro e magari anche alla sua unica stradale . Ma noi continuiamo con i motori. Il confronto minarelli-franco morini vedeva quest’ultimo vincitore solo su strada perché il più vecchio minarelli era spesso penalizzato da rapporti votati al fuoristrada. Quando la salita si faceva dura non c’era storia il P6 lo surclassava in tutto,più rapido ad accelerare,in grado di salire meglio,e lo faceva con un 14/12 non con un 19 come il morini. E il raffreddamento ad aria sebbene scaldasse le parti intime e puzzasse come una raffineria in fiamme non faceva quelle coreografiche “bollite” con annessi sbuffi di vapore dal radiatore che ci riportavano a un mondo ferroviario lontano anni luce. Era anche diverso il rumore,più sferragliante il minarelli,più “secco” e fastidioso quello del morini,complice le lamelle,i carburatori grandi che mettevano per farlo andare e le marmitte poco silenziate. Poi per la durata,il P6 vedeva riparazioni e messe a punto simili al suo collega più giovane e il suo collega era raffreddato ad acqua e 20 anni più giovane di progetto. Mi ricordo che più che qualche fascia e un pistone non ho mai cambiato ,i morini erano sempre a pezzi…era 1l 1984.
E procediamo allora in questo viaggio nel tempo,non siamo su una De Lorean alimentata a plutonio ma su un 127 smarmittato,pieno di spoiler e che va a benzina ma continuiamo!
Arriviamo alla cagiva,un signor marchio degli anni 80. Della cagiva ci sono state 3 moto in famiglia,in pratica una per modello della serie elefant,secondo me,un po’ galvanizzato dal fatto che fosse la prima moto con la targa forse sto esagerando ma secondo me l’elefant 125 è stato il trampolino per molti per una lunga carriera motociclistica. E magari ne saltasse fuori di nuovo una versione magari spinta dal mitico “mono” Suzuki da 350/400 cc e una ventina abbondante di CV magari venderebbe ancora,ma DEVE avere la mascherina come le versioni degli anni 80 ,se no non sarebbe l’elefant. Dell’elefant ne avevo parlato bene nella recensione delle moto passate. La cagivina è stata sia per me che per mio fratello il trampolino di lancio per il fai da te sulla meccanica e da qui abbiamo apprezzato ed odiato ogni singolo marchio che contraddistingueva i prodotti che usavamo sui nostri mezzi. E apriamo quindi una bella carrellata su cosa erano i marchi dei nostri anni 80 e di come si comportavano. Teniamo anche conto che sebbene una parentesi grugliaschese io sono sempre stato un campagnolo e mio fratello non è da meno. E quando un albero mette le radici in un posto se lo sposti lo ammazzi,quindi in questa vallata ci siamo nati e chissà dove finiremo,ma non tanto distante.
E veniamo all’olio del 2T ,la castrol non mi è mai piaciuta. Sapeva di un marchio spocchioso,un marchio da pochi eletti che si comperava ad alto prezzo e nella confezione oltre a non riportare MAI le specifiche c’era qualche volta come contentino un adesivo. Ben magra cosa quando il prezzo era più alto degli altri. Avevo scoperto quasi subito il Bardahl,un olio più “odoroso” che sebbene puzzasse quanto il diesel nero che fanno i camion del mercato quando il venerdì salgono su queste montagne,sembrava che facesse andare meglio il cagivino. A differenza dell’elf XT2 che invece usavano gli “apriliari” stradali della zona (e guai a parlarne male) Lo avevo messo una volta sola,lo avevo pagato caro e ogni volta che aprivo il gas avevo un timore di grippata. Giravano voci secondo cui l’elf facesse grippare ma chi le metteva in giro era gente che partiva in zona rossa con 10 sottozero e la moto fuori tutta la notte. Non le ho mai considerate particolarmente ma neanche trascurate. Bene almeno tutti gli oli “petroliferi” ossia quelli che si compravano dal benzinaio. C’era l’IP ,l’Agip,il Tamoil e lo Shell. Sempre mescolati a seconda della disponibilità,di quanto si trovava in giro e a che prezzo. L’unica cosa che avevo notato è che alcuni olii facevano “reazione” tra loro e la moto andava tanto di più. Una sera andando alla sagra di S Michele con un misto di castrol,bardahl e shell in due il cagivino mordeva il popò a una golf GTD!
Lampadine? Perché no,oramai si comprano anonime in confezioni al supermercato,una volta invece si compravano facendo attenzione al marchio. Il peggiore che ho incontrato è stato la orion,lampade che andavano alla grande in macchina ma saranno state le vibrazioni del cagivino,saranno state chissà cosa quelle proprio non andavano. Le asimmetriche del faro davanti dopo qualche mesetto di vita si dissaldavano tutte nel punto dove l’anabbagliante si attacca al piattello che direziona la luce. Le posteriori di questa marca invece si bruciavano tutte nella posizione dopo pochi mesi. E sulle auto invece andavano benissimo,sulla macchina di mia madre una lampadina posteriore faceva 10 anni ed era la stessa identica. Andava molto meglio se le lampadine le prendevo della trifa o di una marca introvabile,la mabolux. Ma se volevo che quelle dietro durassero c’era una sola soluzione,ossia prendere le stanley che si trovavano solo in un concessionario di moto vicino a dove andava a scuola mio fratello ,una traversa di piazza statuto che si chiamava via bonzanigo.
Continuiamo a “fare corrente” e andiamo alla componentistica elettrica delle moto. La cev la conoscono tutti,e mai come in questa ditta il miscelarsi di ciofeche e di cose eccellenti si può dirsi tale. Dai clacson con un suono odioso che sembrava quasi “piangessero” a delle frecce che con una lampadina da 10 W facevano più luce ed erano più visibili di quelle da 21. Non so cosa ci fosse dietro a questo marchio negli anni 80 ma a lui si deve il merito di aver inventato le prime frecce piccole legali (quelle che montavano su alcune aprilia e sul primo monster) che non saranno piccolissime ma fanno il loro lavoro. Quello che non mi è mai piaciuto dei conta km della cev è che ogni contakm voleva il “suo” ingranaggio sotto sulla ruota e spostare una strumentazione da una moto all’altra ne portava indicazioni errate. Un peccato che un'altra grande della storia,la veglia borletti non abbia portato avanti un discorso “strumentazioni “ in quanto aveva armi e soldati migliori della cev. E ancora peggio che alcune grandi come jaeger e smiths abbiano lasciato perdere il discorso moto.
Sempre in campo elettrico come non citare la dansi e la motoplat. Due ditte che devono essere ricordate perché hanno liberato dalla schiavitù delle puntine un sacco di motori. A loro si è poi avvicinata la ducati energia. Che dire di loro? Le bobine dansi hanno equipaggiato un sacco di motori,erano di fatto un accensione a scarica capacitiva totalmente invisibile. Perché nello spazio di una bobina convenzionale a bottiglia all’interno c’era il condensatore il triac di scarica,il raddrizzatore. E lo stesso fece motoplat con “convertron” la bobina rossa a due grossi morsetti. Se ora abbiamo motori da 2T e 4T che sfiorano i 20 mila giri lo dobbiamo a loro,alla loro ricerca e alla loro innovazione. Poi sono arrivati Kokusan,shindengen e nippondenso ma è un altro mondo,un altro secolo…altre teste e altri capitali per la ricerca. Nel mondo elettrico si è poi affermata ance la SEM una ditta sembra svedese che non si è mai comportata male. Una piccola parentesi la voglio dedicare alla triom,una dittarella nella zona sud di Torino (metto maiuscolo a malincuore) che ha saputo sopravvivere (non so se sia ancora viva) facendo tanti piccoli “pezzettini” per gli scooter e che all’epoca sfornava componenti abbastanza “standard” ma con prezzi abbordabilissimi,né più né meno come faceva la bosatta,che invece faceva i ricambi per i “vetrini” delle frecce e della fanaleria a prezzi bassissimi. E che spesso ti salvava dal costoso e magari uguale “ricambio originale”. Un'altra ditta storica era la s.l. società larghi,altra produttrice persasi nell’oblio.
Andiamo alle gomme le uniche su cui ora ci si capisce ancora qualcosa,i marchi erano e sono più o meno gli stessi di allora. Oggi c’è quasi la santificazione di certe gomme come se fossero il padreterno in terra di un noto marchio italiano che all’epoca io cercavo di mettere solo come anteriore,perché il posteriore nasceva con i tasselli nella parte centrale più bassi rispetto al laterale e ,nell’uso anche stradale della moto usata tutti i giorni non durava un tubo. Proprio il contrario di come fa un noto costruttore inglese su gomme montate sulle harley,quasi un cm di battistrada centrale e meno ai lati ma si sa gli anglosassoni sono un goccio meno “sportivi” . O magari vogliono buttare via meno soldi in gomme. Un costruttore tedesco dell’epoca per il cagivino faceva l’anteriore e faceva esteticamente schifo ,sembrava una ruota da bicicletta tanto che a parità di misura era sottile,mio fratello forse per un errore di guida,una curva presa a manetta con asfalto bagnato si era rotto un braccio. Dopo tante e tante gomme cambiate sulle nostre moto siamo approdati ai tassellati francesi. Io non riesco a capire perché alcune riviste di moto considerano negativo per la sicurezza della moto avere i tassellati. Magari tengono poco ma sono molto più sinceri. Sono gomme che dicono “guarda che mollo” tante volte prima di mollare a differenza delle gomme strada/fuoristrada che mollano senza preavviso.
Andiamo ai freni,qui ne ho che va bene. Dopo tutta l’esperienza fatta in anni e anni (qualche maligno potrebbe dire ere geologiche) posso dire che considero forse i freni la parte meno importante della moto,che deve fare il suo lavoro e nulla più. La mia moto ideale? Deve montare nissin o tokiko PUNTO tutto il resto è porcheria o se non lo è lo diventa in base a come lavora e viene trattata. Hajes-harley sono impianti molto modesti,pigri e poco potenti. Richiedono una potenza meccanica bestiale e rallentano bene. Nulla di più. La grimeca,grande ditta è sempre stata così così specialmente nella durata e nella macchinosità dello spurgo fatto all’epoca solo per differenza di livello. E di brembo? Per tutti è una santa per me no,ma sono opinioni personali. A brembo posso dire che frena,forse meglio degli altri ma nel lungo termine vuole più manutenzione e questi signori sembra non forniscono ricambi o li forniscono a chi vogliono loro. Fatto sta che per ben due volte ho rischiato di saltare le ferie in moto (con l’elefant 750 tanti anni fa) per questa gente qua. La prima volta per una pompa che ha cominciato a trafilare da un giorno all’altro TRE MESI PRIMA,sono andato a cercare i ricambi,i vari “si te li facciamo arrivare” e dopo sei moto-venditori della zona con caparre lasciate sono arrivato nelle ultime due settimane ad avere il NULLA e risposte farraginose,salvo poi uno che schiettamente ha detto che brembo non fornisce i ricambi. Probabilmente perché pensano che siamo tutti diversamente intelligenti o molto probabilmente perché vogliono vendere il pezzo completo. Montata una pompa tolta da un transalp (che frenava tanto meno) e via a de via il popò! Due giorni dopo in orario eravamo in Grecia. Altra disavventura con il disco davanti,di nuovo,la pista frenante si è spaccata dopo 80 mila km,ovviamente prima delle vacanze estive. Lì posso ringraziare mio fratello (io sono elettrotecnico,lui meccanico) che da un disco del nissan patrol (non auto ventilato)andandoci pesante di tornio e fresa ha tirato fuori la pista frenante ,montata sullo stesso mozzo flottante,senza la stupida foratura (più fori = meno materiale=meno durata) e un goccio più spessa. Fa pensare sui materiali usati il fatto che il disco fatto da lui ha girato 2 anni senza perdere più di qualche decimo,l’originale scendeva come il burro! Sempre a questa gente (scusatemi ma a me girano) posso dire di avermi rovinato il disco del KLR ,grazie alle loro pastiglie “rosse” che lo hanno mangiato come fossero fatte di carborundum! Mai più sulla mia moto!
E ora? Conosciamo perfettamente chi ha costruito i pezzi della nostra amata a 2 ruote ? o basta che vada in moto ? Ritorniamo al campo “giapponese” parlando di marchi e di moto. Dopo la cagiva in casa ci sono state Suzuki e Kawasaki, che hanno dato la possibilità a tutti di avere moto valide senza troppi soldi. Nelle “grandi” ho avuto una elefant 750 ma il made in italy nelle grosse non era il massimo e io ci sono caduto.
Continuiamo la nostra carrellata su cosa usavamo. Dopo la moto si va all’abbigliamento,iniziando dal casco,fortunatamente unico obbligo (sapete come la penso) e che negli anni si è evoluto. Marchi di una volta come la nava,che nel 1986 aveva inventato il policarbonato che non “scade” e che non si altera e che aveva fatto alcuni dei migliori caschi ,il nava enduro ,il nava VIP (che però scadeva) e il nava 8 che si chiudeva senza cinghietto. La nava dopo una breve risurrezione con restyling di vecchi modelli è sparita e con lei una parte della nostra storia a 2 ruote. Andiamo alla MDS,altra grande ditta,a lei si devono il future,il primo vero integrale obeso (che detto a un casco NON è un offesa ma un pregio) della storia (che usciva di serie con visiera scurissima) e 2 modelli uno jet e l’altro integrale che chiudevano senza cinghietto con la mentoniera che scorreva. Questo quando la AGV che a me non sta simpatica usciva con dello schifume magari ugualmente protettivo (io non posso dirlo) ma con un estetica indegna e per esempio nel caso della serie CX delle prese d’aria che sembravano quelle di un termoventilatore….pù ….pù….pù. MDS produce ancora un signor casco,lo sprinter. Un eccellente casco per gli under 18 con materiali economici ma secondo la sharp ottimo. E non fermiamo il discorso caschi parlando della driver,una ditta non male anche se i suoi caschi per chi aveva come me la testa a oliva erano ballerini. A lei si deve il “vX” altro signore “obeso” ma bello. E che dire della bieffe,altra “grande” che ha sfornato roba non male partendo dal B9 (il B10 era un orrore) e poi il mitico casco enduro “chesterfield” che veniva fatto anche dalla FM. Boh,sparite entrambe. Bieffe era riapparsa con degli economici caschi da enduro,simili a quelli di un'altra ditta la “hard” sparita pure lei all’arrivo del cinesume. Tra i caschi si devono ancora ricordare la GPA la CGF entrambe francesi ,pure loro sparite. Peccato!
E veniamo all’abbigliamento,quando erano i mitici anni 80 a nessuno fregava niente se qualcuno in moto si carteggiava,ci si vestiva per combattere il primo nemico,il freddo perché erano in tanti a usare la moto quantunque-ovunque,spesso con la neve o un freddo carogna. Una volta marchi come avirex,schott e americanino si usavano un po’ per tutto. E forse per il minor traffico non succedevano mai grandi cose e chi si ciliegiava non aveva mai grande riscontro mediatico. All’epoca dell’itis si cominciavano a vedere le prime “giacche tecniche” di cordura ad opera di spidi e dainese . Per me e mio fratello è sempre bastato il chiodo e quante volte siamo tornati a casa mezzi congelati pure nelle parti intime ma sempre più o meno interi. Adesso è tutta “sicurezza” perché sembra che in moto ci si debba sempre e comunque massacrare. Boh,se così è sono contento di aver vissuto i mitici anni 80 senza troppe paranoie a bordo di un misero cagivino anche verso i 21 quando in casa era già arrivato il DR 600 e le moto erano già state liberalizzate. Chi sta emergendo ora nell’abbigliamento? Gli unici che reputo denti ora sono la tucano urbano e la halvarssons-jofama. Ovviamente per un discorso estetica. Mio fratello ha una giacca dainese “techno”nera e rossa in pelle,ovviamente made in italy,la reputo scomoda ,molto costrittiva,non abbastanza calda e odiosa. Ma tanto la usa lui. Se la era comprata dopo essersi rotto il braccio nel 94 e da allora ancora vive,forse perché è ....made in italy
per una fuga di legno o pellet non si è mai preoccupato nessuno ,le fughe di metano sventrano le case e fanno stragi.
Sulle mie moto NON SI USANO abbigliamento dainese,caschi agv,catene regina,olio castrol, gomme pirelli e freni brembo.
Usate voi questa roba se volete spendere il triplo
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