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Iscritto: 22/07/2013
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Il presidente dell'Automotoclub storico italiano per anni ha tormentato la segretaria
Il presidente dell'Asi
Sei anni prima di crollare. Sei anni in cui la mano sulla gamba durante un viaggio di trasferta o il complimento inopportuno, o una carezza non voluta, si alternavano a rimproveri aspri, parole di discredito. Paola Deligia è stata assunta all’Asi, l’Automotoclub Storico italiano, nel 2008. Assistente del presidente Roberto Loi. Nel 2014, dopo anni in cui conviveva con un disagio che racconta costante e condiviso con altre impiegate dello storico ente che ha circa 30 dipendenti e organizza attività e raduni storici in tutta Italia, è stata male ed è andata al pronto soccorso del Cto: attacchi di panico, ansia, depressione. "Solo adesso mi pare di essere vicina ad avere una vita normale. Ma per anni mi capitava di tornare a casa piangendo, di pessimo umore. Chiedevo di essere spostata ma il presidente Loi non me lo permetteva. Momenti di tensione continui. E non solo con me. All’Automotoclub erano in molti a saperlo. Per evitare imbarazzi non indossavo quasi mai una gonna, cercavo di evitare scollature. Avevo sempre un foulard sulla sedia".
Dopo quella visita in pronto soccorso c’è stato un periodo di malattia che si è prolungato fino a superare i termini consentiti. Paola, che adesso ha 42 anni, è stata licenziata. "Non ero in condizioni di salute di rientrare in quel clima", racconta. Dal Cto, dalla medicina del lavoro a cui si è rivolta, è partito d’ufficio una segnalazione in Procura. I suoi racconti hanno fatto sospettare che ci fossero elementi sufficienti per volerne sapere di più. Adesso, con due sentenze, la Sezione Lavoro del Tribunale di Torino ha condannato il datore di lavoro: la prima ha ordinato il reintegro dichiarando il licenziamento illegittimo. La seconda ha condannato l’ente e il presidente di Asi Roberto Loi (in solido: il creditore decide su chi agire) a risarcire alla signora il danno subito, oltre 35mila euro.
Il giudice Mauro Mollo ha riconosciuto le ragioni della donna: la malattia diagnosticata dal consulente tecnico del giudice come “disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso” è stata contratta a causa dei comportamenti tenuti da Loi nei suoi confronti. Paola ha presentato due ricorsi, racconta l’avvocata Mirella Caffaratti che con la collega Arianna Enrichens ha difeso la donna: "Il primo di impugnativa del licenziamento per dimostrare che la malattia era stata causata dalle molestie sessuali e dai comportamenti vessatori e che dunque il licenziamento era illegittimo. Il secondo per ottenere il risarcimento del danno subito". Durante la causa, aggiunge Caffaratti "è emerso che la signora non era stata l’unica a subire indesiderate attenzioni sessuali. Mi pare che queste sentenze restituiscano dignità e giustizia a una lavoratrice che per anni ha dovuto subire". Nei giudizi, a sostegno della lavoratrice, è intervenuta la consigliera di parità della Città Metropolitana di Torino
Gabriella Boeri, difesa dall’avvocata Alida Vitale.
Paola Deligia ora è più serena: "Ma in questi ultimi tre anni sono stata screditata in tutti i modi nell’ambiente. Resta il fatto che sono ancora senza lavoro, che nella mia famiglia avevamo due redditi e ora ne abbiamo uno solo. E soprattutto che, nonostante le cure, gli attacchi di panico non sono ancora passati del tutto. Non credo sarà facile uscire da questa storia
" Quanno se scherza bisogna esse seri ".[i] A.Sordi
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Iscritto: 23/06/2000 Locazione: Roma
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Originariamente inviato da ais cafaisIl presidente dell'Automotoclub storico italiano per anni ha tormentato la segretaria
Il presidente dell'Asi
Sei anni prima di crollare. Sei anni in cui la mano sulla gamba durante un viaggio di trasferta o il complimento inopportuno, o una carezza non voluta, si alternavano a rimproveri aspri, parole di discredito. Paola Deligia è stata assunta all’Asi, l’Automotoclub Storico italiano, nel 2008. Assistente del presidente Roberto Loi. Nel 2014, dopo anni in cui conviveva con un disagio che racconta costante e condiviso con altre impiegate dello storico ente che ha circa 30 dipendenti e organizza attività e raduni storici in tutta Italia, è stata male ed è andata al pronto soccorso del Cto: attacchi di panico, ansia, depressione. "Solo adesso mi pare di essere vicina ad avere una vita normale. Ma per anni mi capitava di tornare a casa piangendo, di pessimo umore. Chiedevo di essere spostata ma il presidente Loi non me lo permetteva. Momenti di tensione continui. E non solo con me. All’Automotoclub erano in molti a saperlo. Per evitare imbarazzi non indossavo quasi mai una gonna, cercavo di evitare scollature. Avevo sempre un foulard sulla sedia".
Dopo quella visita in pronto soccorso c’è stato un periodo di malattia che si è prolungato fino a superare i termini consentiti. Paola, che adesso ha 42 anni, è stata licenziata. "Non ero in condizioni di salute di rientrare in quel clima", racconta. Dal Cto, dalla medicina del lavoro a cui si è rivolta, è partito d’ufficio una segnalazione in Procura. I suoi racconti hanno fatto sospettare che ci fossero elementi sufficienti per volerne sapere di più. Adesso, con due sentenze, la Sezione Lavoro del Tribunale di Torino ha condannato il datore di lavoro: la prima ha ordinato il reintegro dichiarando il licenziamento illegittimo. La seconda ha condannato l’ente e il presidente di Asi Roberto Loi (in solido: il creditore decide su chi agire) a risarcire alla signora il danno subito, oltre 35mila euro.
Il giudice Mauro Mollo ha riconosciuto le ragioni della donna: la malattia diagnosticata dal consulente tecnico del giudice come “disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso” è stata contratta a causa dei comportamenti tenuti da Loi nei suoi confronti. Paola ha presentato due ricorsi, racconta l’avvocata Mirella Caffaratti che con la collega Arianna Enrichens ha difeso la donna: "Il primo di impugnativa del licenziamento per dimostrare che la malattia era stata causata dalle molestie sessuali e dai comportamenti vessatori e che dunque il licenziamento era illegittimo. Il secondo per ottenere il risarcimento del danno subito". Durante la causa, aggiunge Caffaratti "è emerso che la signora non era stata l’unica a subire indesiderate attenzioni sessuali. Mi pare che queste sentenze restituiscano dignità e giustizia a una lavoratrice che per anni ha dovuto subire". Nei giudizi, a sostegno della lavoratrice, è intervenuta la consigliera di parità della Città Metropolitana di Torino
Gabriella Boeri, difesa dall’avvocata Alida Vitale.
Paola Deligia ora è più serena: "Ma in questi ultimi tre anni sono stata screditata in tutti i modi nell’ambiente. Resta il fatto che sono ancora senza lavoro, che nella mia famiglia avevamo due redditi e ora ne abbiamo uno solo. E soprattutto che, nonostante le cure, gli attacchi di panico non sono ancora passati del tutto. Non credo sarà facile uscire da questa storia Vicenda incredibile che però mette in evidenza che gli strumenti per difendersi(stato di diritto) se si vuole funzionano. Solidarietà alla lavoratrice. lamps
Veterano BMW R1200R Motociclista e orgogliosamente BOOMERS
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Iscritto: 25/05/2016 Locazione: Cecina (LI)
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Davvero una brutta vicenda. Spero che riesca a superare completamente il trauma
Non han sì aspri sterpi né sì folti quelle fiere selvagge che ’n odio hanno tra Cecina e Corneto i luoghi cólti
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Iscritto: 08/09/2015 Locazione: Roma
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Il potere in mani sbagliate a questo porta. Molto spesso gli uomini che comandano ci provano con le loro sottomesse. È una storia vecchia che non troverà mai fine. Alcune sono capaci di tirarne fuori vantaggi da queste situazioni e altre ne rimangono deluse...io apprezzo le seconde!
Sono un tipo semplice, mi fermo al semaforo, dentro la prima e gas a martello!
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Iscritto: 02/03/2010 Locazione: torreglia (pd)
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Sti fascistelli sono fortunati che se la prendono con donne senza fratelli grandi e grossi e con mariti ...oglioni!
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Iscritto: 16/05/2008 Locazione: Milano
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in storie tristi e assurde come queste aggiungerei anche il fatto che le donne molestate spesso da vittime passano per conniventi se non addirittura da provocatrici
tante volte, affrontando l'argomento nelle classiche conversazioni da bar, è saltata fuori la frase "eh beh... magari lei ci stava" oppure "magari era lei che lo provocava" quasi fosse un diritto dell'uomo tentare un approccio con la donna
è ora di finirla con queste cose!
certi comportamenti vanno puniti e basta! anche un semplice apprezzamento, se ripetuto e non voluto, va punito
e invece non avviene perché molto spesso l'uomo in Italia occupa posizioni di livello gerarchico superiore rispetto alla donna e quindi è spesso considerato "normale" che fra il dirigente e la sua segretaria possa nascere una storia
e tutti sorridono
e tutti ne parlicchiano ma non lo dichiarano
e magari lei è costretta
e manda giù
e non ha nemmeno il coraggio di parlarne con le amiche
ma sapete quante situazioni di sudditanza ci sono in giro?
non voglio fare il moralista ma a me fanno schifo
e mi fa schifo che vengano accettate da tutti come ovvie e che se ne parli solo quando si trasformano in qualcosa che può essere irreparabile
mi è rimasto del gas nel sangue e non so come smaltirlo... e adesso mi sta tornando la scimmia
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Iscritto: 10/02/2011 Locazione: affari miei
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Originariamente inviato da beciuSti fascistelli sono fortunati che se la prendono con donne senza fratelli grandi e grossi e con mariti ...oglioni! non c'entra il colore,quando c'è il marcio c'è il marcio ovunque. Si stanno pagando secoli di cervelli addormentati e quelli non hanno colore politico. Si possono scrivere fiumi di parole,agganciarsi a tonnellate di discorsi simili ma se (e a quanto pare c'era) del marcio deve essere tolto
per una fuga di legno o pellet non si è mai preoccupato nessuno ,le fughe di metano sventrano le case e fanno stragi. Sulle mie moto NON SI USANO abbigliamento dainese,caschi agv,catene regina,olio castrol, gomme pirelli e freni brembo. Usate voi questa roba se volete spendere il triplo
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