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Suzuki torna alle origini con la GSX-S 1000: la naked che la Casa di Hamamatsu presenta al salone Intermot di Colonia (e che vi avevamo anticipato attraverso le foto spia in questo articolo) affonda infatti le radici in quella prima GSX 750 nata 38 anni fa, nel 1976.
Il riferimento è ovviamente soltanto nella tipologia, ma è interessante notare come proprio da una nuda sia nata la fortunata e longeva stirpe GSX-R, divenuta con il passare degli anni la vera bandiera di Suzuki. Non è forse un caso se la sigla del nuovo modello aggiunga però una “S” a quel GSX che da sempre identifica i quadricilindrici con distribuzione plurivalvole della Casa di Hamamatsu: con la stessa denominazione nacque infatti nel 1981 una moto fondamentale come la Katana – GSX1100S, appunto.
La GSX-S1000 vuole essere una moto veloce e divertentissima soprattutto su strada. La base è costituita dal quattro cilindri da 999 cc della GSX-R1000 nella versione K5, naturalmente rivisto in diversi aspetti per adattarlo ancora meglio all’uso stradale. La scelta è dovuta all’architettura a corsa relativamente lunga (73,4 x 59 mm) del vecchio propulsore GSX-R, contraddistinto quindi da un’erogazione più robusta ai medi regimi e quindi più adatta all’uso stradale, ma anche al posizionamento di albero e cambio che consente un andamento più rettilineo dei travi del telaio che risulta così più leggero. Suzuki non dichiara ancora alcun dato relativo a coppia e potenza massimi.
Il motore è stato aggiornato con nuovi pistoni alleggeriti del 3%, un diverso diagramma della distribuzione dovuto ad assi a camme dal profilo meno spinto ma anche candele all’iridio e al trattamento superficiale SCEM sulle canne dei cilindri. L’alimentazione è affidata al tradizionale sistema SDTV a doppio iniettore con cui Suzuki nel 2001 rivoluzionò il panorama dei propulsori motociclistici sportivi ad iniezione elettronica; sulla GSX-S viene utilizzata la versione montata originariamente sulla GSX-R K7, con corpi farfallati da 44 mm, iniettori a 10 fori e sonda lambda. Lo scarico 4-in-2-in-1 è ovviamente dotato di catalizzatore e valvola parzializzatrice SET.
Novità assoluta per una Suzuki della serie GSX è l’arrivo del controllo di trazione su tre livelli (contro i due offerti dal sistema adottato dal V-Strom 1000) e disattivabile controllato da un comando a manubrio. Inediti anche il (leggerissimo) cruscotto completamente LCD, regolabile nella luminosità, e il sistema Easy Start, che avvia il motore disattivando automaticamente il motorino d’avviamento e – cambiamento epocale per Suzuki – non richiede più il disinnesto della frizione anche in folle.
Il telaio – un doppio trave in alluminio addirittura più leggero di quello impiegato sull’attuale GSX-R 1000 – è naturalmente tutto nuovo, studiato per la guida stradale e l’accessibilità. Non a caso la sella è a soli 815 mm da terra, uno dei valori più bassi del settore, ed è particolarmente stretta nella zona di raccordo con il serbatoio per facilitare l’appoggio dei piedi a terra. Il forcellone, anch’esso in alluminio, deriva direttamente dall’unità impiegata sulla cugina sportiva. La posizione di guida è studiata per risultare sportiva ma rialzata; le misure caratteristiche vedono uno sterzo relativamente aperto (angolo di 25° ed avancorsa di 100 mm) ma curiosamente Suzuki non dichiara ancora valori di peso o interasse.
Le sospensioni possono contare su una forcella rovesciata KYB con steli da 43 mm completamente regolabile ed un monoammortizzatore con tarature di precarico ed estensione. L’impianto frenante vede la presenza delle ormai classiche (per le Suzuki sportive) pinze Brembo monoblocco a quattro pistoncini con dischi da 310 mm. L’ABS, optional, è un’unità Bosch. Gli pneumatici sono Dunlop D214 nelle canoniche misure 120/70 e 190/50-17”.