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Dopo la finale femminile, che ha visto al via solo sette ma agguerritissime pilotesse e la vittoria della compagine francese, si è partiti con le finalissime delle classi E1, E2 ed E3. La prima, dove per l'Italia c'era il solo Andrea Beconi (Kawasaki Hp Moto Team) che ha concluso la gara nelle retrovie, è stata una passeggiata trionfale per il finlandese Remes, dominatore della classifica assoluta della Sei Giorni.
Per l'Italia c'era molta attesa per la manche della E2, dove in pista c'erano ben cinque azzurri, alcuni dei quali con un passato molto recente da crossista. Il sogno di strappare a Caselli&co la vittoria di manche si è frantumato al via, quando un "mischione" ha coinvolto l'azzurro che era partito meglio, Deny Philippaerts (Team Costa Ligure Beta Boano), e, in parte, Giacomo Redondi (Husqvarna Ch Racing Monster Energy). Jonathan Manzi (Team Ktm Farioli) ha anticipato la partenza e ha avuto un problema al cancelletto che lo ha fortemente penalizzato. Nella prima parte di gara, si trovava insieme ai migliori un endurista puro come Edoardo D'Ambrosio (Hm Honda Zanardo), che però qualche giro dopo si è arreso alla stanchezza e ha concluso a metà gruppo. Dietro di lui Gianluca Martini (Beta Lunigiana Enduro) prometteva bene ma dopo un salto ha sbattuto forte il polso e a quel punto ha solo pensato a concludere la gara senza forzare, lasciandosi sfilare dagli altri.
I due azzurri che avevano avuto quel problema al via sono stati i protagonisti della manche. Redondi ha fatto un recupero importante, risalendo posizione su posizione, fino a cadere dopo il sorpasso all'australiano Phillips e chiudere undicesimo. Chi, però, ha realmente sorpreso per come si erano messe le cose, è stato Deny Philippaerts. Praticamente ultimo dopo la caduta di gruppo, con un passo strepitoso, una guida grintosa che sfruttava ogni occasione per piazzare un sorpasso, è risalito fino al sesto posto. Non poco in una gara che prevedeva appena sette giri. Senza quell'incidente sarebbe stato sicuramente in bagarre con i primi tre, Caselli, Correia e Price. Il piazzamento finale, ad ogni modo, lo fa risalire in classifica e lo decreta migliore degli azzurri. Prima del podio finale, che ha celebrato le vittorie della Finlandia nel Trofeo e della Francia nello Junior, è andata in scena la manche della E3, la classe con il minor numero di piloti al via, vinta da Tarkkala. Per l'Italia c'era il capitano Alessandro Botturi (Gas Gas Italia Enduro Team) che, a causa di un problema alla spalla dopo un contatto, ha concluso con molta fatica la gara nelle ultime posizioni.
In serata nel paddock a Kotka si è conlusa la manifestazione con la Cerimonia di Premiazione e il passaggio del testimone dalla Finalndia alla Germania, che il prossimo anno ospieterà la Sei Giorni 2012 al Sachsenring dal 24 al 29 settembre.
Deny Philippaerts (Team Costa Ligure Beta Boano - E2): "Peccato che alla prima curva ho trovato uno per terra e mi sono incastrato. Ho dato tutto quello che avevo, ho fatto un grandissimo recupero e senza quella caduta potevo lottare per i primi tre posti. Do un nove alla mia Sei Giorni, era la prima e piloti più esperti di me hanno avuto tante difficoltà. Sono contento di essere finito undicesimo nell'E2, la classe più combattuta con i migliori piloti. Ora voglio finire bene il mondiale".
Franco Gualdi (Coordinatore Enduro FMI): "Dal punto di vista organizzativo è stata una bella Sei Giorni. Per quanto riguarda l'Italia nutro molta amarezza per il nostro risultato, credo che il valore dell'Italia sia superiore a quello che dice la classifica. Abbiamo alcuni elementi buoni in squadra e altri da migliorare che non è una cosa semplice. L'Italia dell'enduro merita di più. Dobbiamo lavorare per ritornare ai vertici, non lasciare nulla al caso e, con umiltà, crederci".