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Al giro di boa di metà sei Giorni, l’Italia ritrova almeno un po’ di morale. Seconda di giornata alle spalle dei sempre più “perfettini” francesi, gli azzurri rilanciano Alex Salvini e un pacchetto di mischia molto determinato.
Olbia, 2 ottobre 2013. Si deve iniziare la terza giornata della Sei Giorni Sardegna con una rivisitazione delle classifiche, perché gli americani, solidamente al secondo posto al termine del secondo giorno, sono stati retrocessi al terzo, alle spalle di Francia e Australia, per una penalità di due minuti attribuita a Thad DuVall, reo di aver fatto un dietro-front per recuperare il marsupio a un controllo! Dispiace per gli americani, molto bravi, ma se ne approfitta per dare alla circostanza un’immagine di buon auspicio. Con il sorpasso degli australiani, infatti, si va ricomponendo quella classifica finale della Sei Giorni di Sassonia, allora con francesi, americani e… italiani, nell’ordine. Teniamolo per buono, e intanto prendiamo atto che, ogni tanto, si corre di giorno e si classifica di notte, anche a tavolino e a mano come ai vecchi tempi.
Alle trombe dell’adunata, all’alba del terzo giorno dell’Isde Sardegna, Alex Salvini ha risposto “presente!”, fugando definitivamente i dubbi generati al termine della seconda giornata quando, al termine di un calvario di due giorni, fatto di incidenti, di ferite, di interventi chirurgici, di guasti meccanici e di cadute, il bolognese si era messo in forse per lo start di mercoledì. Ci ha ripensato a freddo, dopo un rapido checkup mentale e fisico, e si è detto era stato solo un momento di sconforto, e che non era neanche da pensarci.
Altro giro, altra corsa. Ma terzo giro sullo stesso… giro, e stessa, più o meno, corsa. Arriva una nuova Prova Speciale, la Basa, per la gioia del centro commerciale adiacente, e sparisce dalla mappa la Marinella, lo avevamo già detto. Il percorso viene effettuato al contrario, ma non è che per questo la polvere rientra sottoterra, anzi. Ma ormai quello del borotalco dopo la doccia che non c’è è un po’ la storiella critica attorno a cui ruota questa Sei Giorni. C’è chi dice che è insopportabile, chi che è una semplice componente di uno “sporco” sport, e che non ci si dovrebbe lamentare. Limitiamoci dunque a esprimere un parere del tutto personale, non ci piace, non così tanta, e ad accondiscendere al luogo comune che… fa parte del gioco. Chiacchiere. La Sei Giorni Day 3 ha restituito un po’ di buonumore ai filo-azzurri.
Non è cambiato moltissimo in generale, “restiamo” quarti alle spalle di Francia, Australia e USA, ma se l’88ma edizione dell’Olimpiade dell’Enduro iniziasse oggi saremmo secondi alle spalle dei soli, “odiosissimi” francesi. Saremmo cioè forti, pur riconoscendo ai galletti il merito di una superiorità inviolabile. Merito del sestetto che si è ricompattato, e che alterna i suoi Piloti alla guida del tiro a sei della carrozza azzurra, ieri virtuale cenerentola tra i grandi, oggi restituita al rispetto che merita. Ieri avevamo onorato Philippaerts e Balletti, oggi ammiriamo la reattività di Manuel Monni, quarto nella E3, e Thomas Oldrati, secondo nella E2, la perseveranza di Oscar Balletti, che resta globalmente insieme a Monni il più redditizio degli Azzurri, e ci rammarichiamo per la sfortuna di Simone Albergoni che, pur nettamente migliore dei giorni scorsi, è ancora una volta lo “scarto di giornata”.
I distacchi sono già rilevanti, e purtroppo non c’è più da sperare che l’Italia vinca in casa. Andare a prendere i francesi è utopia, e lo sanno anche americani e australiani, che si alternano alle spalle del Detentori ma che sostanzialmente si allontanano anch’essi dalla testa della Sei Giorni. Il confronto Australia-USA è forse il tema più avvincente della prima parte della Six Days Sardinia, e promette di tenere banco fino alla fine. Gli australiani sono trascinati avanti da Dan Milner, che nella terza giornata ha avuto ragione di Meo, e gli americani ci mettono una pezza formidabile affidandosi a Taylor e Mullins. Meo e Milner sono su un altro pianeta, e gli americani trovano, il muro degli avamposti francese, Aubert e Renet, e spagnolo, Cervantes. Solo più indietro Milner trova il suo alleato, Joshua Strang, nella caccia al posto d’oniore della Sei Giorni di metà strada.
Da un Trofeo all’altro, c’è da dire che la Squadra italiana del “Vaso” non fa parlare troppo di sé, e di questi tempi questo potrebbe anche essere un bene. Gli italiani si dimostrano consistenti ma non troppo spettacolari. Forse è un bene anche questo, soprattutto in vista della seconda parte della gara, che è stato annunciato sarà più dura. Il copione della Sei Giorni Junior non è troppo dissimile da quello del Trofeo. Da una parte c’è una Squadra che fa paura, dall’altra una piccola serie di avventori al tavolo con una sola grande portata. Diciamo che la Francia continua a farla da padrona, e che il suo uomo di punta, Loic Larrieu, è entrato di diritto nel club delle grandi sorprese che caratterizzano le Six Days degli ultimi anni. Oggi il pulcino di chioccia Bernard è ottavo e ha davanti a sé solo dei mostri sacri. E a dire il vero, il giovanotto si permette, pur su delle speciali che a lui risultano congeniali, e che non sono che una parte del menù completo dell’Enduro, di irridere dei Campioni del calibro, che so, di Cristobal Guerrero o del conterraneo Mathias Bellino, oggi secondo alle sue spalle anche nella assoluta degli Junior.
Terzo assoluto oggi tra gli Junior e nella E2, ed eccoci dall’altra parte della barricata, c’è Giacomo Redondi, che tiene botta e si distende in una giornata davvero eccellente. L’Italia del “Vaso d’Argento” accusa un ritardo, meno di due minuti, che resta così su cifre ancora abbordabili. Fosse andato bene come nei primi due giorni anche Rudy Moroni, forse il concetto sarebbe ancora più esplicito e chiaro, ma questo lo diciamo solo per ricordare, sia a Redondi che a Moroni, che forse è arrivato il momento di tirare fuori quei denti che hanno già ampiamente dimostrato di saper usare nel Mondiale. La Sei Giorni è una gara lunghissima, molto dura ed incerta, e certamente bisogna sapere amministrare un sacco di variabili, fisiche, mentali, meccaniche. Ma adesso arriva il momento in cui gli interessi del risparmio non fanno crescere il conto in banca, e allora forse conviene rischiare. Certo, a tavola, al bar o dietro la macchina da scrivere siamo tutti dei campioni del mondo ma, perdio, facciamo qualcosa!
Sul fronte generale questa Sei Giorni, forte anche delle performance della “mascotte” Dan Milner, esalta i francesi al di là del risultato di Squadra, che ogni giorno di più assume i contorni dell’ovvietà. Meo, d’accordo, dovrebbe riuscire con relativa facilità a chiudere tutti gli spazi agibili agli avversari, ma se gli capita qualcosa di storto, come oggi quando per le seconda volta consecutiva “infila” un paletto nella penultima Speciale, l’orda famelica che lo insegue non ci metterebbe un secondo ad approfittare della situazione.
Il bello di un’endurance di Sei Giorni, che ne già ha consumati la metà.