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L’altalena della sfortuna colpisce gli australiani per la seconda volta, i “canguri” mettono un piede in fallo e saltano giù dal podio. L’Italia ringrazia e sale sul terzo gradino, in attesa dell’epilogo di Tempio Pausania.
Olbia, 4 ottobre 2013. E chi ci pensava ormai più? Il calore dell’istinto ti fa dire un sacco di cose, ti fa invocare maggiore democrazia e giustizia, ipotizzare che se è andata male a te una volta, è possibile che domani tocchi a un altro e che il tuo bilancio torni in pareggio. È quel tipo di congettura che sta in mezzo tra scaramanzia e teoria probabilistica. Onestamente nell’Enduro il Mors Tua Vita Mea non va troppo per la maggiore. l’Endurista è atleta pragmatico e sportivo elegante, e ha già tanto da fare di teoria e di matematica anche solo per tenere a memoria la tabella di marcia e i conti della gara. Perciò se un giorno gli va male, contempla per un attimo soltanto la possibilità che gli venga restituito il favore, ma non ci crede mai troppo e non per troppo tempo. L’indomani se n’è già scordato e pensa solo alla sua gara, e tutt’al più, in un caso come la Sei Giorni, a quella dei compagni di squadra.
Giustamente la penultima giornata di gara verteva su due imperativi abbastanza semplici per l’Italia del Trofeo: recuperare la credibilità espressa al termine della terza tappa dell’ISDE Sardegna, e rimessa in discussione nella quarta, e confermarla attraverso il valore dei singoli, ultima chance azzurra di una Sei Giorni segnata inesorabilmente dalla doppietta di giornate no patite dalla sua stella più luminosa, Alex Salvini. Ecco perché, in giro per le sei speciali della penultima giornata, si andava soprattutto per assicurarsi che non succedesse niente di strano, e che Alex fosse perfettamente lanciato verso quell’obiettivo parziale che insegue dal primo giorno di Olbia, vincere l’Assoluta. La fiamma dell’australiano Daniel Milner si è smorzata, vuoi perché il terreno della Sei Giorni è diventato più congeniale alla scuola italiana, vuoi perché la sorpresa della Sei Giorni Sardegna è alla fine un po’ stanca e meno lucida. Invece Antoine Meo continua a sputare fuoco. Senza particolare animosità o odio per gli avversari, finisce anche involontariamente per irriderli, ed è quello che fa incazzare di più. Però “Antonio” è mezzo italiano, è simpatico, spettacolare e, last but not least, oltremodo forte, potente, difficile anche solo da insidiare. Quindi il “mezzosangue” è “perdonato” se alla fine la spunta ancora una volta lui.
Non la pensa così Alex Salvini, che ci prova anche oggi, ultima possibilità offerta da una Sei Giorni che il bolognese ha sfruttato a dovere soltanto per un terzo. Trascinato dalla voglia di affermarsi e da un pubblico davvero straordinario e compatto al suo fianco, Salvini è il protagonista del giorno. È avanti per gran parte della giornata, appena “sporco” di tanto in tanto ma tremendamente efficace. Puro Alex Salvini, 100% Salvini D.O.C. Vero, Milner vince la prima speciale del giorno, ma Salvini si aggiudica quella successiva e Meo quella dopo ancora, fantastico. Ogni speciale, tutte a vista e una addirittura in parte sul crossdromo di Padru, diventa il teatro di una sfida avvincente. Milner si defila, e intanto alle sue spalle si consuma la “tragedia” della sua Squadra, Salvini vince la quarta ed è secondo nella quinta. Meo vince la sesta e ultima Prova. Pochi secondi di differenza, ma alla fine il bolognese perde il confronto con il francese. Disdetta. Che vada così male anche oggi? No, si diceva della “tragedia”. Tutto succede tra il secondo e il terzo Controllo. Gli australiani, che hanno già perso Matthew Phillips e che non hanno più scarti, stringono i denti e difendono la seconda posizione dall’attacco degli americani. Tutto sembra scorrere sui binari solidamente piantati nel granito sardo nei giorni scorsi, ma interviene un piccolo problema. La moto di Glenn Kearney si ferma, riparte e poi ancora si spegne. È un problema da poco, forse di natura elettrica, misterioso ma che diventa enorme man mano che l’intermittenza si ripresenta. L’atmosfera nel simpatico clan australiano si fa sempre più calda, torrida. Al controllo Kearney arriva moralmente stremato, e il verdetto è inappellabile. 5 minuti di ritardo, altrettanti “punti” a sfavore per il Pilota, ma soprattutto per la Squadra, che è costretta a lasciare sfilare prima gli americani e quindi gli Italiani. La Sei Giorni si riaccende per gli Azzurri, che salgono su quel Podio che sembrava definitivamente svanito con la sfortuna di Alex Salvini. Salvini e Monni, i migliori del nostri nella quarta giornata e unici italiani sotto i cinquanta minuti totali di Prove Speciali, si felicitano, e così pure Thomas Oldrati, Deny Phippaerts e Oscar Balletti, nell’ordine davanti a Simone Albergoni che anche oggi non ha trovato la “quadra”. Ma l’importante che la Sardegna, dopo aver avuto la sua Sei Giorni, abbia anche il suo risultato.
Gli altri esiti diventano quisquilie, e non fanno quasi notizia. Non può essere considerato sensazionale, del resto, che Lorenzo Santolino faccia meglio del leader della E1 e compagno di Squadra Cristobal Guerrero, che si fa battere anche da un impeccabile Thomas Oldrati. E non è clamoroso neanche che Alex Salvini, leader incontrastabile nella classe quanto sfortunato nell’Assoluta, abbia letteralmente stracciato Pierre-Alexandre Renet, Johnny Aubert e la luna calante Dan Milner nella E2. Lo sarebbe stato piuttosto il contrario, così come sarebbe un autentico colpo di scena se Antoine Meo non comparisse più nella graduatoria della E3, che mette in ombra le pur buone performances del più giovane e irruento Mathias Bellino e di un vecchio e intramontabile leone come l’americano Mike Brown.
Giustamente i riflettori sono tutti puntati sul podio “riagguantato” in extremis dall’Italia del Trofeo, e non fa notizia neanche la “tenuta” nel tempo degli azzurrini del Trofeo Junior che, quest’anno, hanno obiettivamente trovato sulla loro strada una Francia che si è ispirata troppo a quel ruolo di riferimento che è della formazione del Trofeo. Bellino e Loic Larrieu, “stranamente” oggi nell’ordine, hanno dominato la scena del “Vaso d’Argento”, ma Giacomo Redondi, Rudy Moroni e Guanluca Martini, con Nicolò Mori “scarto”, sono ancora una volta stati bravi a conquistare la seconda piazza e, soprattutto, a tenere a distanza i Britannici. Di poco, meno di dieci secondi, ma quanto basta per chiarire il concetto e dimostrare di avere la necessaria freddezza per controllare una situazione chiara, sì, ma pur sempre emotivamente delicata.
Con la Squadra italiana impegnata nel trofeo Femminile ogni giorno che passa ci sarebbe complimentarsi. E lo facciamo. È dura e difficile, per tutti. Figuriamoci per delle ragazze che si trovano a gestire per la prima volta, oltre al ruolo agonistico, anche gli interessi di una Squadra Nazionale. La prima a complimentarsi con loro è la “CT”, Paola Pelizzeni, che giustamente non nasconde una soddisfazione che non è personale ma rappresentativa della forza di Squadra che anima le italiane. Le ragazze sono quinte, certamente non vicine alle australiane Gardiner, Jones e Wilson, ma Cristina Marrocco, Paola Riverditi e Anna Sappino sono sempre più vicine alla conclusione della loro prima Sei Giorni da Nazionali. Che poi è semplicemente un risultato migliore dell’obiettivo iniziale.
Che dire per finire? Aspettiamo che finisca. A Tempio Pausania, con lo spettacolare gran finale della prova di Cross. Quaranta alla volta, una serie dopo l’altra. Una passerella finale per gli dei, gli idoli, i protagonisti e i “sopravissuti” di questa Sei Giorni che certamente non ci fa annoiare.