Cairoli e il Motocross emozionano anche i pistaioli

Cairoli e il Motocross emozionano anche i pistaioli
Il nostro inviato sulle piste della Superbike, Carlo Baldi, ci racconta le emozioni di un weekend trascorso tra le sabbie di Lierop, ad ammirare salti e prodezze dei piloti MX ed il fenomeno Cairoli | C. Baldi, Lierop
3 settembre 2012

Punti chiave


Era quasi un anno che non vedevo dal vero una gara del Mondiale Cross e qui a Lierop mi sono gustato le gare della MX2 e della MX1. Che spettacolo. In televisione purtroppo si perde il senso della velocità e soprattutto non si riesce a vedere come veramente guidano la moto questi signori qui. Sono tutti bravissimi e fanno cose che “noi umani” possiamo solo guardare ed applaudire. Il controllo della moto che hanno i piloti del cross non ha paragoni in nessuna altra gara motociclistica.

E i salti? Da come zompano tutti, sembra facile arrivare con la moto a quelle altezze, ma è facile solo per loro. Se io mi ritrovassi per incanto lassù in moto, penso che il mio cuore si fermerebbe definitivamente. Un’altra cosa bella è che qui il pilota conta ancora tanto, più del mezzo che guida. Certo avere una moto competitiva aiuta, ma è “il manico” che fa la differenza e questo succede solo nel cross perché in pista puoi anche essere Mandrake, ma se non hai la moto giusta non vai da nessuna parte. In Olanda la pista è molto sabbiosa e infida. Lo sterzo tende sempre a chiudersi e dopo i salti, atterrando sulla sabbia soffice, sembra sempre che si debbano piantare per terra. Fanno paura guardandoli da fuori pista, ma per loro invece non c’è nessun problema. La ruota davanti potrebbe piantarsi nella sabbia? Facile. Basta aprire il gas appena atterri ed impennare. La ruota anteriore non tocca più terra ed il pericolo è scampato.

E' “il manico” che fa la differenza e questo succede solo nel cross perché in pista puoi anche essere Mandrake, ma se non hai la moto giusta non vai da nessuna parte

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E il pubblico? Spettacolo nello spettacolo. Tanta gente, tutta attorno alla pista, con bandiere, trombe, trombette e striscioni. Nell’aria l’odore delle patatine fritte che tantissime bancarelle vendono assieme a montagne di maionese. In alternativa si possono trovare anche fiale di colesterolo e grasso da iniettarsi direttamente endovena. Ci sono tante famiglie con figli di tutte le età, alcuni ancora in carrozzina. Qui li crescono a latte, polvere e benzina. Tra una manche e l’altra ragazzini e ragazzine entrano in pista e coprono con i piedi le buche scavate dalle ruote tassellate. I marshall non sono ottusi e li lasciano fare. Poi appena si sente il rumore dei motori tutti fuori, ad incitare e applaudire i piloti. Tutti i piloti. Anche quelli doppiati. Qui nessuno applaude quando cade un pilota avversario. Forse perché non ci sono avversari, ma solo atleti da sostenere e da ringraziare per lo spettacolo che offrono. Sono tutti bravi e vanno come missili.

E poi c’è il numero 222. Lui è un fuoriclasse nel senso vero del termine. “Fuori dalla classe”, diverso da

Tonino Cairoli e non è umano. E’ la prova vivente che gli extraterrestri esistono

tutti gli altri. Si chiama Tonino Cairoli e non è umano. E’ la prova vivente che gli extraterrestri esistono. Tutti i piloti lottano con la forza delle gambe e delle braccia per dominare moto imbizzarrite, che saltano a destra e a sinistra e come in un rodeo cercano di scalzarli dalla sella ad ogni curva, ad ogni salto. Lui invece corre a 10 cm dal suolo. Arriva come un soffio di vento, rimbalza sui dossi e sui salti, senza però quasi mai toccare terra. E’ fantastico. Non ho mai visto guidare così una moto da cross. E soprattutto non ho mai visto dominare le gare come fa lui. Forse si può paragonare a Freddy Spencer, che nel 1985 faceva durare le sue gare solo un giro e mezzo, dopo di che prendeva un vantaggio tale, che si sarebbe potuto fermare al box per prendere un caffè, ripartire e avrebbe vinto ugualmente. Cairoli non si ferma per il caffè, ma solo perché si diverte a correre. E si vede. Che non è umano te ne accorgi non solo quando guida la sua moto arancione e nera, ma anche quando termina la gara e ancora con il casco in testa rilascia interviste parlando senza il fiatone, tranquillo e rilassato come se la gara lui l’avesse fatta al video game. Tonino. Che fenomeno.

 

 

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