De Carli: da blu ad arancio

De Carli: da blu ad arancio
Domenica a San Severino Marche scatta la quarta ed ultima prova degli internazionali d'Italia, con al via Toni Cairoli. Al suo fianco il fido tecnico romano che ci ha raccontato del suo lavoro con la KTM. | di M. Zanzani
20 marzo 2010


Allora Claudio, è più difficile lavorare con una moto europea o giapponese?
«C'è da dire che il tempo che abbiamo avuto da quando abbiamo iniziato a collaborare con l'Austria non è stato tantissimo, il lavoro è stato molto intenso e non ci siamo fermati un attimo perché abbiamo dovuto far fronte non solo al problema di cambiare moto ma anche al doversi dedicare al progetto completamente nuovo della 350 e ad avere come riferimento nuove persone, dai motoristi al marketing alla comunicazione. Considerate queste premesse devo dire che abbiamo bruciato molto i tempi, e secondo me visti i risultati tecnici che stiamo ottenendo, rimane più facile lavorare con KTM».

In cosa consiste attualmente il tuo compito?
«Continuo a seguire come prima gli sponsor, i piloti, i programmi tecnici e a  curare tutta l'organizzazione pratica, dalle trasferte a tutto il resto. La famiglia ora si è ingrandita, e devo star più dietro a tanti aspetti. Fortunatamente ho instaurato subito un ottimo rapporto con la Casa madre, c'è un buono scambio di idee e soprattutto reazioni molto veloci quando si tratta di provare quello ce si è pensato e ragionato, aspetto che ritengo molto importante. Da una parte quindi Il mio lavoro tecnico e manuale è un po' diminuito, dall'altra è aumentato quello più gestionale  che mi da’ però molta soddisfazione perché è tutto più coordinato».

Quando correvi tu, arrivare al confine era già come per gli altri aver affrontato tutta la trasferta di un GP, vista la tua residenza romana, ora ti devi destreggiare tra la capitale e l'Austria: evidentemente il tuo destino è continuare a macinare chilometri.
«Ebbene si, ma fino a un certo punto perché i tempi sono un po’ cambiati e logisticamente siamo sistemati molto meglio. Adesso infatti le distanze si sono avvicinate perché ora in aereo arrivi da Roma a Lommel praticamente in un’ora e mezza, quindi io posso permettermi di partire alle sette di mattina, andare a provare sulla sabbia e volendo anche ritornare in serata. Inoltre  da un po’ di anni ho due strutture, una a Roma e una in Belgio, il che ti permette di lavorare in maniera ottimale perché è molto importante avere una pista di proprietà vicino al reparto corse. D’inverno si lavora in maniera eccellente a Malagrotta sul nostro circuito privato dove abbiamo tutti i mezzi per poter fare qualsiasi cosa, dopodiché quando il Mondiale si sposta in nord Europa e automaticamente anche il team si sposta a Lommel. Quindi gli spostamenti su strada non mi pesano più di tanto. In più in Austria durante l'inverno a causa del tempo non si possono fare tante prove, per cui ci si incontra spesso a metà strada».

Si dice che gli austriaci, da bravi teutonici abbiano un po' la testa dura: uno della tua esperienza è ascoltato?
«Al momento non posso affatto dire che non mi ascoltino, anzi devo dire che mi sto trovando molto bene con tutti quanti. Come base abbiamo un dialogo molto aperto, forse favorito anche dal fatto che quando sono arrivato non ho avuto la pretesa di rivoluzionare le cose visto oltretutto che il lavoro che avevano fatto sino a quel momento secondo me era stato ottimo. E va considerato che il mio contributo per loro è solo un qualcosa in più».

Avete deciso se far correre Antonio con la 350 o la 450?
«Una cosa di loro che ho apprezzato è stata anche questa: nonostante tutti gli investimenti che la KTM sta facendo sulla 350 ci hanno lasciato la libertà di scegliere con quale moto correre. Io già dall’anno scorso avevo già fatto un pensiero che una cilindrata un po' più piccola della 450 potesse essere l'ideale, tanto che al nostro interno avevamo fatto un motore simile, e quindi quando gli austriaci me lo hanno proposto ho sposato in pieno questa causa. Chiaramente loro sono molto interessati a far si che Toni corresse con questa nuova moto, ma hanno lasciato che Antonio si convincesse provandola su piste diverse. Abbiamo cambiato tanti circuiti, siamo andati dalla Sardegna a Napoli, in Spagna, abbiamo provato fondi duri e di sabbie diverse, poi abbiamo corso a Mantova, a Valence, e  il risultato è che Antonio con la 350 si divertiva di più. Poi però c'era da valutare tanti altri aspetti, e la cosa bella è che la KTM non ci ha mai fatto nessuna pressione lasciandoci lavorare a 360°. Abbiamo messo a punto anche il 450, poi ci siamo ridedicati al 350, e Antonio è sempre più convinto di usare quest'ultima moto. Diciamo che ormai siamo vicini a questa scelta, ma non mi voglio sbilanciare perché non vorrei che dovesse cambiare qualcosa con le ultime prove».

Sarebbe fattibile utilizzare sempre la 350 ed eventualmente la 450 in piste particolare?
«Direi di no, perché stiamo lavorando molto per rendere la 350 gestibile e competitiva sia sulla sabbia, sul terreno che ha grip, e sul duro proprio per evitare una alternanza che non sarebbe soddisfacente per nessuno».

Cosa rimane da perfezionare?
«Quando si parla di gare il 100% non lo si trova mai. In questo momento siamo contenti dei risultati iniziali, ma non ci facciamo prendere troppo dall'entusiasmo per il fatto che Tony nelle prime gare di stagione sia andando forte. E' stato un buon banco prova, e siamo contenti dei risultati, però bisogna rimanere coi piedi per terra e continuare a lavorare perché saranno i GP la cartina tornasole delle nostre convinzioni e del nostro impegno».

E’ comunque più un discorso di messa a punto del motore o della ciclistica?
«Per prima cosa abbiamo puntato a mettere a punto la ciclistica. La 450 di Nagl aveva infatti un telaio completamente nuovo che ha rivoluzionato la moto, quindi abbiamo lavorato per dargli quello che cercava passando dal PDS al link. e possiamo dire di essere molto contenti anche se non dobbiamo dormire sugli allori ma continuare ad impegnarci. Anche perché adesso che il mondiale si avvicina bisogna aumentare un po’ il passo, di norma i piloti nelle prime gare non sono al massimo del loro potenziale e solo quando parte il Mondiale si riesce a capire e a valutare un po’ meglio la situazione. Per Toni il discorso era tutto nuovo, e abbiamo cercato di portare avanti le cose parallelamente».

Certo che se il 350 si dimostrerà una moto vincente chi la compra più una 450?
«Le MX1 sono cresciute forse anche troppo in questi ultimi anni, come quando arrivammo al punto che non riuscivamo più a guidare le 500 a due tempi per l'eccessiva potenza che era diventata ingestibile, tanto è vero che poi Parker e King cominciarono a vincere con un motore di soli 360 cc. Anche le piste sono un po’ differenti da quello che era una volta, ora sono più tecniche, dove bisogna guidare rapidi e veloci, per cui un 350 penso sia una buona soluzione un po' per  tutti. Ci potranno essere piloti che per certe caratteristiche fisiche possono volere un po’ più di coppia, ma per buona parte dei piloti privati,c eh sono quelli che comprano la moto, il 450 è davvero troppo e sicuramente meno divertente di un 350 perché più facile e leggera».

In ogni modo, coi colori blu o arancio il Team De Carli è sempre davanti.
«Ho avuto delle grandi soddisfazioni da solo, con i miei meccanici, con le mie strutture, sono sempre cresciuto facendo sempre questo lavoro con passione. In questo momento però, lavorando a fianco di una casa, penso di poter superare i limiti che ho avuto sino ad oggi e di avere qualcosa in più».

Certo che a ripensare al GP di Svezia dello scorso anno quando il tuo viso era tutto rattristato dalla mancata riconferma della Yamaha, ora sembri tutta un’altra persona.
«Ebbene sì, d'altronde si vede che era destino perché era da un po’ che KTM voleva un nostro avvicinamento. Dopo quindici anni di fedeltà alla Yamaha c’è stato il problema della crisi, e quando andai a Mattighofen trovai le porte aperte perché c’era già un discorso un po’ iniziato. Certo che per me non è stato un bel periodo, c’era la preoccupazione di trovare un accasamento ma allo stesso momento non potevo abbassare la guardia perché eravamo in testa al mondiale e dovevamo rimanere concentrati. Siamo andati avanti come un treno, e fortunatamente le cose si sono risolte bene».

Così hai ritrovato la serenità.
“Sicuramente, anche se non l’ho mai persa completamente. Forse era più un sentimento di delusione o amarezza, ci sono cose che non cambi per niente al mondo perché ti sposi a una causa, e anche se la vita ci insegna che devi stare sempre un po’ guardingo su certe cose, ci sono dei valori che io voglio continuare a mantenere».

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