Fontanesi: "Non ho vinto per caso, l'ho meritato"

Fontanesi: "Non ho vinto per caso, l'ho meritato"
A Chiara Fontanesi è bastata la prima manche del GP di Slovacchia per aggiudicarsi il titolo motocross femminile. A distanza di un anno l’emiliana della Yamaha ha centrato il suo secondo titolo iridato | M. Zanzani
11 settembre 2013

 

Dopo una stagione che l’ha vista sempre protagonista, a Chiara Fontanesi è bastata la prima manche del GP di Slovacchia per aggiudicarsi per la seconda volta consecutiva il titolo motocross femminile. Un riconoscimento quasi scontato, considerato che la 19enne parmense dei cinque GP disputati ne ha vinti la bellezza di quattro (nel rimanente è terminata seconda….) aggiudicandosi ben sette manche su dieci.


Ciò nonostante alla vigilia della prova decisiva la tensione è stata tanta.
«Sì, perché la settimana prima di Senkvice ho deciso di farmi male ad una caviglia. Mi ha ceduto mentre scendevo i gradini del camion, probabilmente era già debole di suo visto che l'avevo battuta già un paio di volte. All'inizio l’articolazione era così brutta che dovevo camminare con le stampelle perché non riuscivo nemmeno a sfiorare il terreno. Poi mi sono sentita con la dottoressa Lorena Sangiorgi e ho cercato di fare tutto quello che potevo per riprendermi il più velocemente possibile, tant'è che sono riuscita ad infilare il piede nello stivale e a correre. Mi bastava un 13° posto, ma mi sarebbe dispiaciuto vincere il Mondiale rimanendo giù dal podio, quindi mi sono impegnata molto, la caviglia non mi ha fatto troppo male anche se la paura di appoggiare il piede a terra è stata tanta. Nella prima manche sono finita terza, nell’altra seconda perché ho corso con la mente un po' più libera, non avevo più paura di farmi male ancora perché il titolo era già vinto e il secondo posto mi ha fatto veramente contenta perché è stato affiancato al titolo».


Al di là dell'infortunio, è stata una stagione più difficile, oppure non c'è tanta differenza dall'anno scorso?
«Diciamo che questa stagione le mie avversarie erano un po' più competitive, c'erano delle ragazze in più come l’australiana Meghan Rutledge ed è tornata la Laier, quindi non ci si poteva permettere di sbagliare o di accontentarsi, dovevi sempre dare il massimo. A me è piaciuto molto, non saprei dire più difficile o facile, però ogni anno ti alleni per migliorare ed è sempre una nuova avventura».


In Slovacchia non avevi le condizioni per dominare come avevi fatto nei primi tre GP, mentre in Gran Bretagna c’erano tutte e la mancata vittoria non ti è andata proprio giù.
«No, per niente, perché prima mi ero posta come obiettivo di vincere tutti i Gran Premi, poi tutte le manche. Invece nella prima manche dell’Inghilterra sono partita male e quando ho voluto spingere per passare le altre il setting della moto non me lo ha permesso e mi ha distrutto fisicamente per cui mi sono dovuta accontentare di un terzo posto che non mi ha soddisfatto per niente considerando che poi lo stesso piazzamento l’ho fatto in Slovacchia con la caviglia dolorante e che la prima manche l’avevo vinta con 22 secondi di vantaggio. Però, anche se era andata così nel campionato ero sempre in vantaggio e non è stato certo quel weekend che mi ha messo in discussione o mi ha fatto venire dei dubbi sul campionato».

Mi è piaciuto il fatto che il femminile fosse abbinato alla MX3, nel paddock ci si trovava come in una grande famiglia, è stato proprio un bel campionato

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Come hai vissuto questa stagione?
«Mi è piaciuta molto perché c’è stata molta competitività nelle prime posizioni. Peccato che abbiano cancellato due gare, ci si allena tutta la stagione e cinque gran premi sono davvero pochi, oltretutto partire con il calendario con otto gare confermate e vederne due cancellate magari appena prima della data non fa piacere. Per il resto mi sono trovata bene, mi è piaciuto il fatto che il femminile fosse abbinato alla MX3, nel paddock ci si trovava come in una grande famiglia, è stato proprio un bel campionato».


Qual è il più bel complimento che hai ricevuto?
«E' difficile dirlo perché sono stati veramente tanti, ma tanti tanti. Per questo volevo ringraziare tutti, dalla mia famiglia al meccanico, Michele Rinaldi, il mio preparatore, i parenti, gli amici, la dottoressa Lorena Sangiorgi che mi ha seguita in diretta e che era addirittura disposta a partire il giorno prima per venire a curare il mio piede. Li ho apprezzati veramente da tutti».


Hai pensato di dedicarlo a qualcuno, questo secondo titolo?
«Solitamente si dedica ad una sola persona, ma visto che è un Mondiale e che ha un certo peso, penso che vada dedicato a tutti quelli che ho nominato poco fa».


Le differenze tra il titolo di quest'anno e quello precedente?
«La soddisfazione è praticamente la stessa, l'anno scorso è stata tanta perché era il primo ma questa volta non è stata da meno perché è stato più difficile vincere e riconfermarsi. Sono molto contenta anche perché mi sono imposta in quasi tutte le manche e ho dimostrato che non ho vinto per caso ma perché me lo sono meritata. Non è stato per niente facile correre la metà del campionato con i problemi che sono subentrati».

Mi piacerebbe ritornare in America per qualche gara, sicuramente ci sarà l'occasione


Un desiderio?
«In questo momento non ne ho, perché è appena finito il Mondiale, mi basta fare qualche giorno di vacanza e tranquillizzarmi un attimo, poi penseremo al campionato dell'anno prossimo. Il desiderio che ho è che vada sempre tutto per il verso giusto».


Ora che programmi hai?
«Inizierò ad allenarmi per il Supercross di Ginevra che però non sono sicura di poter fare perché forse è in concomitanza con la premiazione della FIM. L'anno prossimo invece farò di nuovo il Mondiale con Yamaha e Monster, che tra l’altro ringrazio per il supporto delle filiali statunitensi che mi hanno dato in occasione degli X Games, e qualche gara con i maschi nel campionato tedesco perché aiuta a migliorarmi nella guida. Poi si vedrà, mi piacerebbe ritornare in America per qualche gara, sicuramente ci sarà l'occasione per ritornarci».