Gariboldi: "Vinceremo un Mondiale di Motocross"

Gariboldi: "Vinceremo un Mondiale di Motocross"
Il team manager lombardo fa il punto della situazione a dieci anni dall’inizio della sua attività sportiva. Nel 2014 avrà il supporto diretto della Honda HRC | M. Zanzani
25 febbraio 2014

Il debutto, nel 2005, era stato fatto con una piccola struttura puntando all'Italiano junior che vinse con Giò Di Palma, passando due anni dopo all’europeo per approdare definitivamente al Mondiale nel 2010.
Quella del team Gariboldi è stata tutto sommata una carriera veloce e in continua ascesa, culminata quest’anno con il supporto della Honda HRC che ha seguito il passaggio due anni fa ai colori della Casa alata.

«La vittoria all'Europeo del 2009 è stata una grande soddisfazione – ricorda Giacomo Gariboldi -  perché in quella stagione Charlier fece una cavalcata trionfale vincendo quasi tutte le manche davanti a Herlings. Ma anche il primo anno di Honda con Anstie a me non è dispiaciuto per niente, perché nonostante per noi fosse tutto nuovo siamo comunque finiti sesti al Mondiale. Dopo sette anni con Yamaha, c'era l'emozione del cambio e scoprivamo un mondo totalmente diverso».

E' difficile sdoppiarsi tra i ruoli di imprenditore e team manager?
«Se hai la passione no. E' chiaro che devi rubare un po' di tempo sia all'uno che all'altro. Io riesco a farlo, anche se adesso sto rubando un po' di più alla mia attività di imprenditore per seguire di più il cross».

Qual è la parte più difficile del ruolo sportivo?
«Io mi ritengo abbastanza perfezionista, quindi la parte più difficile è fare andare tutte le cose come vorrei che andassero. A volte devi scontrarti con tante altre persone, tante altre situazioni, e non è facile, soprattutto perché non mi dedico a questo sette giorni su sette. Però credo che stiamo facendo un bel lavoro».

Giacomo Gariboldi
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Tra l'altro hai un braccio destro come Massimo Castelli di un certo peso.
«Certo, è il "team director" e il suo ruolo è molto importante perché gestisce, dalla mattina alle sette alla sera alle sette quando chiudiamo l'officina, tutte le situazioni. E’ una fortuna poter contare su una persona esperta come lui, che chiaramente fa un grandissimo lavoro».


La Gariboldi Racing hai iniziato dieci anni fa, come eri arrivato al motocross?

«Ho corso da giovane a livello regionale, ma poi sono stato vent'anni senza seguire le gare  perché mi dedicai alla mia attuale attività di imprenditore. Nel 2004 ho comprato di nuovo la moto per ritornare a girare, in quel frangente conobbi dei ragazzi giovani che mi chiesero una mano per iniziare e da lì è iniziato tutto, quasi per gioco».

Dal momento in cui hai iniziato a oggi, come ti sei evoluto nel ruolo di team manager?
«Praticamente mi sono dovuto inventare, onestamente non avrei mai pensato di fare il team manager. A dire la verità le mie ambizioni nel motocross erano limitate al massimo a fare qualcosa con i giovani, e al massimo al campionato europeo, mai avrei pensato di arrivare al Mondiale e nemmeno avevo l'ambizione di arrivarci perché non mi interessava. Poi una situazione tira l'altra, ci siamo arrivati e adesso non mi sembra vero di aver già fatto cinque stagioni iridate. Però non era il mio obiettivo, che invece era quello di aiutare dei giovani in Italia in difficoltà nel trovare team, moto, e gente come Castelli che possa dare loro una mano».

Siamo arrivati al 2014, una stagione importante per il Team Gariboldi.
«Sì, molto perché abbiamo concluso e firmato un accordo con la HRC che è il primo reparto corse in motorsport del mondo, per Tim Gajser e Key Yamamoto . E' un legame considerevole per tutto il team, con una moto importante, e l'impegno sarà raddoppiato da parte di tutti».

Come siete strutturati?
«A livello tecnico riceviamo per Gajser il cento per cento del materiale dal Giappone, motore, ciclistica, sospensioni, che viene gestito da Castelli e dagli ingegneri HRC assegnati appositamente al nostro team per la MX2 che ci seguiranno per tutto Mondiale, mentre Yamamoto, che è un pilota con contratto diretto HRC, usufruisce di un kit motore ma la base è una moto standard».

Guardando il calendario, quella in arrivo sarà una stagione impegnativa.
«Sì, molto lunga, molto impegnativa con cinque overseas. Però il calendario migliora ogni anno, è sempre più interessante, e  ci proviamo a fare bella figura».

Quali sono i vostri obiettivi?
«Come primo anno con questo nuovo impegno ci dobbiamo un po' rodare tutti, cercando di portare a casa sicuramente qualche risultato perché con gli impegni che stanno mettendo i giapponesi è chiaro che devi anche far vedere qualcosa. Tim ha soli diciassette anni, è il pilota più giovane tra quelli di punta al titolo, per cui è chiaro che ci essere anche qualche passo falso. Mi piacerebbe comunque pensare di finire la stagione tra i primi cinque o sei, sarebbe un risultato fantastico».

Il futuro del Team Gariboldi?
«Per ora navighiamo a vista, anche perché il contratto con HRC dura un anno».

Un sogno nel cassetto?
«Vincere il Mondiale, e sono convinto che prima o poi ci riusciremo».